Bellet riflette sulla figura di Cristo e sul suo potere sovversivo, interrogandosi sul senso che può avere, per un mondo caotico come è la società contemporanea, far rivivere la nozione di fede.
Descrizione
Questa non è un’opera di esegesi, di teologia o di devozione. La posta in gioco è un’altra e risiede in quello spazio suggerito dall’espressione di Paolo: «Noi proclamiamo un Messia crocifisso, scandalo per i Giudei, follia per i pagani» (1 Cor 1,23).
Che senso ha questo sovvertimento, se lo pensiamo oggi? Sul crinale tra libero pensiero, teologia e spiritualità, Bellet medita sullo scandalo della Croce, che sovverte decisamente la violenza delle logiche umane fondamentali. In questi tempi travagliati il grande teologo francese riafferma la misura in cui la Croce smaschera la vera natura della manipolazione e dell’incitamento all’odio. In definitiva, fa di una mente critica, illuminata dal Mistero pasquale, la chiave per eccellenza per pensare e plasmare il mondo di domani.
Sì, si può salvare il mondo dal caos e l’essere umano dalla miseria se si ama Dio con la sola forza dello spirito critico.
La fede nell’uomo sa che cosa c’è nell’uomo di deviante, di temibile. Ma crede che l’essere umano può trovare cammini di sapienza, di amore, di verità. L’essere umano appare di una ricchezza inaudita. Ma in questo mondo così frammentato e “postmoderno” quale fede può ancora sussistere e ricomparire? Non sarà forse la fede nell’uomo? Si tratta infatti degli uomini e delle donne posti di fronte al rischio che la loro umanità si disgreghi. La fede nell’uomo sa abitare ogni avventura umana, sa trasformare ciò che sarebbe bassezza e distruzione in cammino, in movimento verso il capolavoro di scienza e di vita.
Maurice Bellet (1923), presbitero, ha conseguito il dottorato in teologia sotto la direzione di Claude Geffré e si è laureato in filosofia con Paul Ricoeur. È collaboratore della rivista Christus e la sua ricerca si colloca al crocevia di filosofia, teologia e psicanalisi.
Saggio sulla violenza assoluta. Nonostante l'immagine devota di un Gesù gentile e mite, anche lui a modo suo è violento: la sua parola è una lama implacabile.
«Se il lettore non crede in Dio, accetti almeno di sentirne parlare, fors’anche per trovare motivazioni più forti alla sua incredulità (in questo credo di poterlo aiutare). Se il lettore crede in Dio, ebbene, preghi! Ossia, rifiuti di lasciare che il suo desiderio si chiuda in uno spazio umano, troppo umano... ivi compreso quello spazio che odora troppo di religione».
Destinatari
Un ampio pubblico di laici e religiosi interessati a questioni di carattere filosofico-religioso.
Autore
Maurice Bellet è un presbitero, filosofo e teologo francese. È stato professore di filosofia presso l’Istituto Cattolico di Parigi e primo collaboratore non gesuita della rivista «Christus». La sua corposa opera spazia dalla teologia alla psicoanalisi, dalla filosofia all’economia.
In questo libro Maurice Bellet abbandona la problematica moderna, secondo la quale la critica, istanza ultima di verità, giudica la credenza e la costringe a difendersi come può, irrigidendosi, ancorandosi alle vecchie tradizioni e credenze, o ricorrendo ad adattamenti e compromessi. La critica radicale è il vangelo, che fa affrontare la prova di verità più inesorabile. Con il vangelo ogni pretesa di sapere e di potenza viene messa in questione, e la critica non risparmia nemmeno ciò che è chiamato "Dio" e il "cristianesimo".
«Dialogo. Meglio della guerra! O di ogni astiosa controversia.
Dialogo: riconoscimento dell’altro, ascolto, tolleranza, fratellanza.
O forse: illusione, troppo comoda.
Quando si tratta di cose fondamentali, come evitare i contrasti, i rifiuti, le esclusioni?
Una società è tollerante soltanto in ciò che ritiene insignificante o di secondaria importanza.
Lo spirito di dialogo è forse soltanto segno di debolezza? Nei cristiani, sembra talora che il dialogo abbia rimpiazzato la missione. Non sarà forse che la loro fede si è affievolita?
Rifiutare il dialogo è procedere verso questo abominio: l’assassinio della parola. Ma cimentarsi significa affrontare una prova decisiva. Nel profondo di noi stessi»
Lo scritto è il "diario spirituale" nel senso più ampio e più profondo dell'espressione di un periodo di degenza ospedaliera. L'autore mette a nudo, ma sempre con la semplicità e il pudore di una garbata franchezza colloquiale, i sentimenti, i risentimenti, gli slanci spirituali e le riflessioni amare che la dolorosa congiuntura ha suscitato. La sistematica "umiliazione" del malato, proprio nel momento in cui egli è oggetto di "cura", è il tratto che più efficacemente accompagna il racconto di questa esperienza. "La divina tenerezza è pace, profonda pace, pace misericordiosa, sollievo. È salda come la buona terra su cui tutto riposa. La divina tenerezza tutto salva, vuole salvare tutto. E non dispera mai di nessuno. Crede che vi sia sempre una strada."
"Profetici" è l'aggettivo che più adeguatamente può qualificare i venti articoli qui presentati, scelti nella lunga lista di quelli che Maurice Bellet ha scritto per la rivista Christus dal 1965 al 1985. Primo collaboratore non gesuita in seno alla rivista, attento e lucido osservatore, protagonista appassionato e talora sognatore, è stato in prima linea in tutti i dibattiti di quegli anni cruciali, di cui si comincia forse solo oggi a raccogliere i frutti. La fede nel Cristo-Vangelo, per usare le sue parole, ci fa "passare per il fuoco". È una prova che conduce, in una sorta di notte, a una purificazione come quella di cui parlano i mistici. Per questa strada è possibile arrivare, nell'interiorità, all'esperienza del non-credente e crescere in umanità mantenendosi fedeli alla Vita.
La crisi, di cui parla questo libro, è sostanzialmente la crisi provocata dal delirio economico che sta condizionando sempre più pesantemente la nostra vita, pilotata dall'avere più che dall'essere. In campo economico, il "desiderio-voglia", costantemente alimentato, disumanizza radicalmente, in tutto il mondo, le relazioni umane. Anche la filosofia moderna e la psicanalisi sono entrate in crisi, minando così alcune certezze che sembravano solide. Quale parola è dunque possibile? Il Vangelo può ancora indicare una via - o far sentire una voce - che valga la pena di essere ascoltata e seguita? Maurice Bellet in questo libro riprende i percorsi delle scienze umane e li re-interpreta alla luce del Vangelo.
In questo testo l'autore è alla ricerca di quel nucleo essenziale dell'uomo che costituisca il «cuore», la ragione, il «verbo» che lo faccia sempre essere e che gli dia esistenza dentro le avversità, le contraddizioni e i contrattempi che caratterizzano il vivere quotidiano, così fragile e indifeso di fronte agli eventi, anche i più piccoli e banali. «Parlerò del dolore d'amare. Non di quello che proviene da fuori l'amore e che ha molti aspetti: circostanze, salute, pressioni sociali, bisogno, miseria, morte. Parlo del dolore che viene da dentro l'amore, d'un dolore, d'una tristezza, d'un abbandono generati dall'amore stesso.»