"Più che dissipare l'ombra di Caino, dobbiamo accoglierla. Perchè ci talloni in termini critici.
Si dice: "non voglio neanche vedere l'ombra di te" quando uno ci sta sullo stomaco. Invece noi l'ombra di Caino non dobbiamo scrollarcela di dosso, ma dobbiamo accoglierla e dissipare, semmai, lo spirito di Caino che è in noi."
Il rapporto con l'altro, con il diverso, con coloro cioè che non erano riducibili alla sua norma, il Signore l'ha sfuggito o l'ha cercato?
L'ha dribblato o l'ha provocato?
L'ha temuto o l'ha desiderato?
E quando è avvenuto il confronto con l'altro, Gesù ne ha rispettata l'identità o l'ha violentata?
Nelle sue relazioni umane con il diverso, prevale in Gesù il "riconoscimento dell'alterità" o la "smania dell'omologazione"?
L'espediente non è nuovo. Quello, cioè, di ricorrere alla finzione epistolare per mettersi in contatto con i personaggi della storia. Forse, però, è la prima volta che viene praticato il tentativo di scrivere ad alcuni protagonisti biblici, e per giunta del Vecchio Testamento, allo scopo di leggere, attraverso vicende lontane, il senso di certi avvenimenti vicini, e, conversando familiarmente con loro, interpretare l'enigma delle scelte nodali della civiltà contemporanea.
"Vedete, vi dico una cosa. Se noi dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (non sconfitti), il mondo si scompenserebbe. È come se venisse a mancare l'ossigeno nell'aria, il sangue nelle vene, il sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo."
Una Chiesa al futuro: di popolo, fedele a Cristo, aperta al mondo e alle sua tensioni, schierata con gli ultimi.
"Mi si avvicinò una bambina. Le chiesi il nome. Si chiamava Milagro. Solo dopo seppi che Milagro vuol dire miracolo. Ma che quella bambina, nonostante il muco che le si era congelato sotto il naso, fosse un miracolo di tenerezza lo capii subito dal sorriso gratuito che mi regalò. La presi per mano e le chiesi di condurmi a casa sua. La seguirono subito cinque o sei altri fratellini, ed entrammo così in una baracca".
"Amore senza misura. Disposto cioè a giocare in perdita per il bene del prossimo. Felice di pagare prezzi da capogiro pur di salvare una sola vita umana. Capace di raggiungere perfino il più indisponente nemico. Deciso a scavalcare le lusinghe della violenza, anche quando c'è da recuperare un sacrosanto diritto."
"Leggere in trasparenza! Arrestare il corpo al di qua del cristallo, ma spingere l'anima e l'occhio al di là. Oltrepassare lo spessore dell'alabastro, per assaporare la fragranza 'dell'olio profumato, di vero nardo'. Scavalcare il muro d'ombra di ciò che appare, per cogliere l'intimità di ciò che vive nel profondo delle cose, incalzare l'ulteriorità della persona che ti sta dinanzi, per intuirne il mistero. Superare il banco di nebbia degli avvenimenti per capirne le linee di tendenza e afferrarne il senso definitivo. Leggere in trasparenza."
Briciole. Cioè una parte del tutto, che allude al tutto e lo contiene. Come un pezzo di pane. Come un frammento di particola consacrata. Come un colore dell’iride rispetto alla luce. Come un do musicale che ingloba tutte le note. Ecco un volume bello e prezioso. Lampi di verità. Sintesi che sorprendono, su cui vale la pena attardarci per la vastità a cui rinviano, per la pienezza di cui sono presagio. Semi che ambiscono a diventare gemme. Poche parole, insomma, che se accolte in radice valgono più di mille libri, generano più di mille vocazioni, colorano più di mille arcobaleni, mutano più di mille alfabeti. (Formato extra-large: cm 15x15, con 50 foto a colori di Don Tonino Bello)
In edizione riccamente illustrata per ragazzi e giovani, sei parabole moderne di don Tonino Bello, in filastrocca e in prosa: sulla famiglia umana da edificare nel superamento delle diversità, sul rapporto fra carità e giustizia, sul valore della gratuità, sull'uso della ricchezza, sull'urgenza di riconoscere il volto di Cristo in quello del povero, sulla vera libertà.
Fate presto, bambini. Inventare una specie di UNICEF a favore degli adulti. Finanziate per noi, con una questua di valori umani, un programma di emergenza alimentare, di cui siano companatico la tenerezza e la giustizia. Istituite un fondo internazionale di speranza. Raccogliete gli scampoli superflui della nostra innocenza, i ritagli della vostra limpidezza, gli spezzoni eccedenti della vostra voglia di vivere. Ne avete tanta!
Mons. Antonio Bello è stato vescovo di Molfetta e Presidente Nazionale di Pax Christi. La sua scelta pastorale, vissuta sull'opzione radicale degli ultimi, e il suo impegno per la promozione della pace, della nonviolenza, della giustizia e della solidarietà, lo rendono ancora oggi, dopo la sua morte, tra i più audaci profeti dei nostri giorni. Attento conoscitore della Parola, con i suoi scritti, generalmente pubblicati in forma epistolare, è entrato nella realtà, nei fatti e nelle “pieghe” della storia per rileggere, alla luce della parola di Dio, segni di speranza nascosti agli sguardi affrettati dell’uomo. Vescovo scomodo, perché testimone di uno stile di vita non solo predicato ma soprattutto praticato, ha servito gli uomini laddove si nascondevano, non nelle statistiche ISTAT ma nelle stazioni di notte, nei casolari di campagna, tra gli sfrattati, i disoccupati e gli immigrati. In ultimo anche a Sarajevo, tra i dimenticati di una guerra inutile, a profetizzare un esercito di pace tra le parti in causa. Attento a tutti, di tutti ricordava il nome, la storia, le amicizie, i sogni e le sconfitte. Sognatore e utopista, così come i più realisti lo definivano, ha coinvolto nel suo impegno pastorale in diocesi soprattutto i giovani e quanti si definivano “credenti ma non praticanti” o atei in cerca di risposte, grazie alla sua capacità di parlare senza negare il dubbio che nasce spontaneo in ognuno e che è segno del bisogno di condividere, prima ancora di credere. Con alcuni di questi giovani ha dato vita nei primi anni del suo episcopato a Molfetta, nel 1987, all’esperienza della cooperativa la meridiana, conosciuta oggi per la sua attività editoriale, di cui è stato ispiratore e promotore. Ha sempre incoraggiato la cooperativa a continuare nella strada cominciata perché l’idea “è cosa buona che al Signore piace”; per questo le ha affidato gran parte dei suoi libri pubblicati in vita , convinto che ciò che era piccolo e sconosciuto potesse veicolare ugualmente il suo messaggio e di fatto sostenendo una attività che in un Sud geografico, penalizzato e penalizzante, rappresentava una delle primissime esperienze di cooperative giovanili. I libri di don Tonino sono stati pubblicati dalle edizioni la meridiana soprattutto nella collana Paginealtre…lungo i sentieri della differenza. Nella stessa collana la meridiana ha dato spazio ad altri testimoni del Vangelo, come lui scomodi per la profondità della loro riflessione e per l’autenticità della testimonianza. Dopo la sua morte è stata istituita la Fondazione don Tonino Bello (www.dontonino.it) con sede ad Alessano, suo paese d’origine e luogo dove ha voluto essere sepolto.