Hans Belting ha dato un contributo fondamentale allo studio della cultura figurativa e della funzione delle immagini nel mondo occidentale, per l'originalità della sua impostazione interpretativa. Ne è un esempio eminente Bild und Kult, distintosi tra i libri che hanno impresso una svolta negli studi storico-artistici per avere avviato una trattazione delle immagini di culto dall'avvento del cristianesimo alla Riforma protestante che prescinde dal concetto stesso di arte. A più di trent'anni dalla prima pubblicazione in lingua tedesca, questa nuova edizione italiana presenta, oltre a una traduzione e a una veste grafica completamente riviste, un corredo iconografico a colori arricchito anche rispetto all'edizione originale Torna disponibile così un volume imprescindibile - un classico ormai - per chiunque voglia approfondire il tema delle immagini fra Tarda Antichità e Rinascimento.
Quando, ai primi dell’Ottocento, il processo di autonomia dell’arte giunge a compimento, le opere cominciano a essere ritenute il “luogo” nel quale essa deve trovare la propria ragion d’essere, nonostante la si concepisca come assoluta e mai pienamente realizzabile. Sulla scia del celebre racconto di Balzac Il capolavoro sconosciuto, Belting conia l’immagine del “capolavoro invisibile” per designare e descrivere questo ideale irraggiungibile. Servendosi di tale immagine, l’autore scandaglia e decostruisce alcuni punti nodali delle vicende artistiche occidentali otto-novecentesche, in un racconto nel quale emerge che la corrispondenza tra l’arte come idea e l’opera come suo inveramento ha assunto una connotazione utopica.
Il quadro come genere autonomo nasce all'inizio del Quattrocento in Italia e in Olanda. Al Sud, è il risultato di un costrutto matematico elaborato sulla base delle regole della prospettiva centrale; al Nord, mira a restituire una percezione immediata. In Italia, deve raccontare una favola; in Olanda, serve a descrivere le cose. Inventato come uno specchio del mondo da pittori quali Jan van Ejck, Robert Campin e Rogier van der Weyden, il quadro ambisce a rappresentare la realtà nella sua interezza su una piccola superficie simbolica; ambizione che ha finito per caratterizzarne tutta la storia successiva. In questo libro - riccamente illustrato - Hans Relting racconta la grande rivoluzione che allora significò la nascita del nuovo dipinto, individuandone le origini a partire dalla pittura su cavalletto e dai grandi altari dell'epoca.
Dalle maschere teatrali alla mimica degli attori, dal ritratto europeo alla fotografia, dal cinema all'arte contemporanea, Hans Belting ripercorre in questo volume i diversi tentativi di fissare la vita del volto e del sé. Affascinante indagine sui vari modi in cui gli uomini hanno raffigurato sé stessi nel corso della storia, "Facce" offre innumerevoli spunti di riflessione che mettono in crisi le nostre idee più consolidate.
Applicandosi a un repertorio quanto mai vasto - dai culti funerari dell'Antico Oriente alla fotografia e alle realtà virtuali dei media -, Hans Belting prosegue la sua riflessione su una storia dell'immagine che sia in grado di emanciparsi dalle coordinate della storia dell'arte. Nel seguire il delinearsi della storia culturale del corpo e parallelamente della percezione dell'attività corporea, Belting offre così al lettore il primo vero approccio antropologico allo studio diacronico dell'immagine.
Prima dell'età del Rinascimento e della Riforma, le immagini sacre non erano considerate "arte", ma oggetti di venerazione che recavano in sé una tangibile presenza del sacro: oggetti di culto capaci di operare miracoli, emettere responsi, determinare l'esito di una guerra. Il libro prende le mosse dal periodo in cui i cristiani fanno proprio il culto pagano delle immagini e cominciano a sviluppare autonomie pratiche e forme di pensiero, per arrivare fino all'apogeo delle immagini sacre nel mondo medievale. Solo con la fine del Medioevo e l'inizio del mondo moderno, il legame esclusivo tra immagini e culto tende ad allentarsi, e le immagini finiscono per essere apprezzate e discusse soprattutto per il loro stile e per le loro qualità estetiche.