La storia di una passione tra le più affascinanti e tragiche della cultura occidentale: quello fra Abelardo, celebre filosofo del XII secolo, ed Eloisa, sua allieva, è un amore che sopravvive al dolore della tragica separazione. "La separazione dei corpi non fece altro che avvicinare ancor più i nostri cuori e l'impossibilità stessa di soddisfare il nostro amore ci infiammava ancora di più; perfino la consapevolezza della irrimediabilità dello scandalo ci aveva resi insensibili allo scandalo stesso; il senso di colpa del resto era tanto minore quanto più dolce era stato il piacere del possesso reciproco". È il passo di una delle tante lettere scritte da Abelardo a Eloisa alle quali lei risponde dal chiuso del monastero dove giovanissima ha preso i voti. Insieme discutono di filosofia, del mondo che li circonda, delle regole sociali del tempo, del ruolo della donna, dell'idea di amore 'puro e disinteressato'. È il quadro di un'epoca intera che troveremo fra le loro pagine.
Lo splendore delle corti, la bellezza delle ville e dei giardini, il miracolo delle Arti e delle Lettere: questa la luminosa scena in cui si muove con i suoi amici il giovane Conte di Mirandola, appassionato di cabala ebraica e sostenitore dell'armonia filosofica, uomo audace fino all'arroganza, sicuro di sé, entusiasta.
Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri mostra attraverso i suoi scritti una figura dall'attività febbrile, dalla prodigiosa capacità di apprendimento, dalle non rare malinconie e solitudini. Tutti caratteri che, assieme alla dottrina vasta e mirabile, disegnano l'ideale di una comunanza culturale senza steccati, dove le suggestioni delle sapienze antiche sono per Pico la base per una cultura nuova ed europea e per un complessivo progetto di pace.
Un volume sull'ideologia della guerra nella storia del cristianesimo. Dall'antichità cristiana ai maestri dei secoli XII-XIII, dalle Crociate alle guerre contro gli eretici, dalla giustificazione dei massacri dei popoli del nuovo mondo alle posizioni di Lutero e Calvino: per tutti la guerra è un momento in cui si realizza la giustizia di Dio.
«La figura di Federico ha attirato l'attenzione dei suoi contemporanei e di coloro che vissero subito dopo il grande Svevo. Di fronte al cumulo delle fonti, il rischio è dunque quello dei borgesiani cartografi dell'impero cinese che ossessionati dall'assoluta precisione finirono per disegnare una mappa 1:1 del territorio. Resta ancora invece da fare in parte la ricostruzione delle relazioni e del confronto tra Federico e il suo mondo, quel cinquantennio a cavallo fra i due secoli, il XII e il XIII, in cui l'Europa apre gradualmente le sue città e le sue scuole a un 'sapere nuovo', a maestri che insegnano con nuovi modi e nuove ragioni nuove discipline", a una visione del mondo naturale ed etico che cambia lo stile della vita collettiva e individuale».
Si tratta di un libro sulle idee che nel pensiero cristiano hanno giustificato la guerra o favorito la pace dai primi secoli fino a oggi, da Paolo di Tarso a karol Wojtyla, da Clemente di Alessandria a Giovanni XXIII.
Non esiste una filosofia medievale, ma, come in ogni altra età della storia, nel medioevo esistono filosofie differenti che si confrontano, a volte aspramente". In questo volume, la pluralità dei contesti storici e degli interessi teorici della riflessione del mondo cristiano medievale, il progressivo definirsi degli interessi disciplinari e dei settori della riflessione culturale, privilegiando l'assenza di una gerarchia di importanza tra gli autori e i problemi considerati. La trattazione è interamente contenuta nel testo privo di note e permette una lettura senza interruzioni, godibile pur nell'approfondimento dell'informazione specialistica.
Con Thomas Beckett, Abelardo ed Eloisa e Guglielmo d'Ockham attorno a tre importanti idee medioevali, ad ognuna delle quali è dedicato un capitolo del libro. Così l'assassinio di Beckett ci introduce al tema della sovranità e del doppio corpo del re, la vicenda di Abelardo ed Eloisa ci inizia all'etica dell'intenzione, mentre il sopravvenire della peste per Guglielmo d'Ockham ci dischiude l'idea della povertà francescana.