L'azione educativa è una complessa alchimia tra più menti. Almeno due persone, infatti, sono sempre presenti nella scena dell'incontro e ciascuna di queste ha dentro di sé un fitto intreccio di appartenenze definite da copioni affettivi che risalgono ai suoi antenati. Ogni figlio coniuga in sé due stirpi e ogni nonno è l'unione - a sua volta - di due ceppi, e così via risalendo la catena intergenerazionale. Educare è, dunque, operare con la parola, con il corpo e con l'azione, in un intricato contesto di vincoli e legami, alcuni dei quali sono presenti nel campo affettivo attuale e altri provengono dal campo emotivo più remoto. Nessuno è, dunque, solo mentre educa. Siamo ciò che ora stiamo vivendo, ma anche ciò che proviene dalla notte dei tempi; siamo ciò che mostriamo, ma anche ciò che nascondiamo in rifugi più o meno blindati della nostra sfera psichica. Sulla base di questa convinzione, presentiamo in queste pagine il modello d'intervento psicosocioeducativo, che abbiamo sperimentato nel gruppo familiare, nei gruppi in formazione, nelle classi scolastiche, nelle équipe della tutela minori, tra gli operatori consultoriali, i professionisti della cura, per la preparazione degli psicoterapeuti, per le supervisioni cliniche. Il principio base è semplice: nessuna regola, le competenze si sviluppano dalle proprie esperienze. Nessuna prescrizione, ma, capitolo dopo capitolo, il lettore viene condotto nel mondo psichico e quindi affettivo, al sentire sociale e quindi relazionale.
Crescere, diventare maturi, evolvere, imparare a vivere. È questo il compito di ogni bambino, ma è anche l'impegno assunto nei suoi confronti da ogni educatore sollecito e attento. Porre attenzione al bambino che sente dolore, prova turbamenti, soffre eventi, anela occasioni, patisce drammi familiari, teme giudizi scolastici, partecipa alla vita sociale e gioisce delle conquiste personali, coinvolge tutta la comunità. Nessuno educa da solo.Un adulto significativo nella crescita dei minori sa rimanere in contatto con la parte piccola, sensibile, fragile, incompiuta di se stesso. Il cammino, seppur avvincente, non è semplice né indolore. Impreziosire il dialogo emotivo è l'obiettivo di questo volume. Leggere queste pagine è immergersi in onde affettive che da una parte risucchiano verso l'infanzia e dall'altra spingono verso la responsabilità di formare chi è ancora piccolo.
Gli esseri umani si desiderano, cercano, incontrano e amano. Prima o poi vivono insieme e procreano. Costruiscono allora una famiglia per sostenersi reciprocamente. Questo comportamento, immutabile dalla notte dei tempi, rappresenta la risposta emotiva ai bisogni affettivi e sessuali degli uomini e delle donne. Lasciarsi ufficialmente tra marito e moglie rappresenta invece un costume relativamente recente. Molte persone non sanno come affrontare la fine del loro progetto di vita insieme. Vi giungono impreparate e perciò soffrono e fanno soffrire. Fili spezzati affronta il tema dell'amore coniugale e del suo dissolversi sia per rassicurare i genitori che si separano civilmente sia per proteggere i figli nati dall'unione di persone irrisolte, fragili e confuse. Propone le tappe che conducono dall'amore al divorzio e successivamente aiutando i lettori ad entrare nel complesso meccanismo dell'unione e della disunione tra un uomo e una donna. È un testo che può aiutare i consulenti familiari a dare sagge indicazioni a genitori in fase di separazione e che può far trovare agli psicoterapeuti della coppia l'atteggiamento mentale, la strategia terapeutica e le parole per sancire la separazione tra due coniugi arrabbiati tra di loro. Fili spezzati sollecita una rivisitazione del senso dell'amore coniugale da cui genitori, operatori, educatori, psicologi, psicoterapeuti e tutti i professionisti possono e devono partire per conoscere se stessi, per proteggere i figli di coppie infelici...
“Fin dalle prime righe Mal d’amore si presenta come un testo dedicato a uomini e donne che desiderano confrontarsi con il tema del legame affettivo e delle passioni erotiche.
Amarsi è infatti naturale. Eppure costruire vincoli solidi, duraturi e appaganti implica una scelta condivisa con il partner, una complessiva maturità, una intelligenza capace di promuovere adattamenti e un costante lavoro psichico.
Amare è un bisogno fisiologico. Eppure ogni epoca storica lo interpreta in modo originale a partire dal contesto culturale nel quale prende forma.
La lettura di queste pagine giova allora ai fidanzati che si avvicinano all’esperienza della vita in comune poiché li sollecita a riflettere sui loro bisogni emotivi e su cosa ognuno, oggi, possa aspettarsi dal compagno o dalla compagna.
È però la coppia stabile, travolta dalla negoziazione affettiva, stanca dei conflitti quotidiani, offesa dalla realtà matrimoniale, quella che può trarre maggior beneficio da questo scritto.
La patologia della pseudocoppia riguarda il sostare dei coniugi sulla soglia di una relazione che non li soddisfa, li immiserisce e li rende infelici senza che nessuno dei due riesca a dare avvio ad un cambiamento.
È la ripetitività il segnale che la vita in comune non può proprio funzionare. La staticità è la trama emotiva che intossica l’aria che respirano i figli.
Il libro si rivolge quindi a tutti coloro che lavorano con i bambini e i ragazzi in quanto li aiuta a collocare i comportamenti delle nuove generazioni nel sistema familiare e li induce a valutare la possibilità evolutiva dei rapporti tra figli e genitori.”
“Elisa crede di poter tenere tutto per sé un babbo dall’irresistibile fascino. Giorgia si distrugge e strugge per salvare l’immagine che ha di lui. Sandra rimane invischiata in un corpo a corpo. Niccolò ha paura dell’altro sesso. Giacomo cerca inutilmente di differenziarsi dal genitore.”
Aiutare i genitori a svolgere nel modo migliore il loro ruolo educativo, anche per il più esperto consulente e formatore, non è affatto semplice. La relazione con i figli pone nuove e problematiche situazioni da gestire. La consapevolezza della responsabilità educativa è cresciuta negli ultimi anni per cui sempre più numerosi sono i genitori che vogliono imparare a essere tali, accettando la sfida della formazione, costringendo così anche i consulenti e i formatori a una costante verifica dei loro metodi. Per il professionista risulta talvolta complesso gestire, nella relazione professionale che si instaura con l'adulto che gli parla da genitore, il figlio che è stato e soprattutto fare in modo che la personale esperienza relazionale con i propri genitori non prenda il sopravvento.