Nell'età moderna, dopo la data fatidica del 1492, la mondializzazione è stata in massima parte un'europeizzazione e in seguito un'occidentalizzazione del mondo intero. La globalizzazione dei nostri giorni, negli ultimi decenni, è l'esito finale di questi eventi. Ma questa stessa globalizzazione ha mutato la collocazione e il ruolo dell'Europa: ormai essa non è più il centro, bensì una semplice provincia del mondo. E tuttavia, proprio in questa sua nuova condizione di apparente debolezza, l'Europa può trovare nuove possibilità per il suo futuro: divenire un laboratorio di creatività, di innovazione, di convivenza, di messa in relazione del- le diversità culturali, nazionali, etniche, religiose. Solo in questo modo l'Europa, diventata provinciale, può diventare davvero globale, perché può offrire al mondo la sua esperienza particolare: proprio perché è passata attraverso i peggiori conflitti e le peggiori catastrofi l'Europa ha iniziato a scoprire la democrazia, i diritti umani, la libertà religiosa, la valorizzazione dell'altro. È un contributo che deve essere a tutt'oggi difeso, approfondito e reso patrimonio della "Terra patria" tutta intera.
Big bang, deriva genetica, attrattori e frattali, ma anche nascita delle lingue e delle civiltà, dei miti e delle religioni. Due secoli di ricerche, dal primo riaffiorare dei resti fossili di organismi marini e dinosauri fino alla nuova cosmologia: un tempo brevissimo rispetto agli abissi temporali che solo oggi cominciamo a percepire. Nel volgere di pochi decenni, lo scenario delle scienze si è profondamente modificato. Questo libro avanza una prima sintesi che ricompone in un unico disegno d'insieme, pur senza confonderli, i molteplici itinerari del sapere contemporaneo, troppo spesso inaccessibili e muti perché separate da rigide barriere disciplinari. Ciò che il lettore scoprirà è che nulla è accaduto necessariamente e che le storie narrate qui la storia delle civiltà arcaiche, la storia dell'evoluzione biologica, la storia della nascita del cosmo - sono quelle emerse da un gioco multiforme di regolarità e contingenze, di vincoli e possibilità, di sviluppi e intrecci imprevedibili. Che altre avrebbero potuto essere e non sono state. Che la nostra storia, inclusa quella futura, è pensabile come una scena densa di rischi, ma anche ricca di opportunità.
A vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, gli autori di "La sfida della complessità", in queste pagine agili e illuminanti, tornano a riflettere sul senso profondo della storia europea. È una storia di unità e diversità, ricca di intrecci etnici e linguistici, culturali e religiosi, di conflitti disastrosi e di progetti politici costruttivi. Come mostrano gli autori, l'Europa si presenta come un progetto e non come un territorio, si definisce come entità politica e non geografica. Nata dalle rovinose esperienze delle due guerre mondiali, dei totalitarismi e della contrapposizione fra blocchi, grazie alla consapevolezza della sua storia, remota e recente, l'Europa ha imparato a pensare insieme identità e diversità, unità e molteplicità, concependo ogni cultura come incompiuta, multipla e in continua evoluzione. In virtù di questo patrimonio, l'Europa può diventare un laboratorio di innovazione, capace di raccogliere le sfide che gli orizzonti etici e politici del "mondo globale" pongono alle persone, alle collettività e alle istituzioni.