In questo libro Antonino Zichichi ripercorre il cammino di Giovanni Paolo II nella sua azione di difesa e promozione della vera grande scienza. Le azioni di Giovanni Paolo II, nel corso del suo lungo e prodigioso apostolato, ne fanno il più grande amico che la scienza abbia mai avuto. Ne sono prova le testimonianze di illustri scienziati tra cui diversi premi Nobel, direttori di grandi laboratori, rettori d'università e presidenti di accademie scientifiche. Nel corso di molti anni la vera grande scienza è stata vittima della violenza politica ed economica senza che una sola voce si levasse in sua difesa. Senza Giovanni Paolo II la scienza avrebbe continuato a essere relegata nelle torri d'avorio e a essere oggetto di scomuniche laiche. Oggi più che mai, c'è bisogno di una grande alleanza tra le due componenti della nostra esistenza: nell'immanente la scienza, nel trascendente la fede. Le radici di questa grande alleanza sono oggetto di attenzione da parte del successore di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. L'opera di Wojtyla ha in Benedetto XVI il più fedele e convinto sostenitore, come dimostrano le prove portate in quest'opera dallo scienziato che ha avuto la stima e l'affetto del papa amico della scienza.
"LA SCIENZA HA RADICI NELL'IMMANENTE MA PORTA L'UOMO VERSO IL TRASCENDENTE"
GIOVANNI PAOLO II
"La passeggiata che Nuno Crato intraprende attraverso i sentieri della scienza di aleatorio ha solamente il titolo. Lui conosce bene i cammini che percorre e, se lo seguiremo, scopriremo nuovi ed eccellenti panorami." Carlos Fiolhais, autore di Fisica per tutti e Nuova Fisica per tutti
Il Tempo ha attirato l'attenzione dell'uomo di tutte le epoche e civiltà, ha ispirato poeti, artisti e pensatori. Ma che cos'è, in realtà, il Tempo? in questo saggio il professor Antonino Zichichi si cimenta in una impresa nuova: portare al grande pubblico le conquiste della Scienza sulla natura del Tempo, mettendone in evidenza i valori e le affascinanti problematiche. Il grande fisico di fama mondiale illustra le due componenti in cui si articola la sfida del Tempo: quella mistica sentita da Dionigi il Piccolo, dalla quale nasce il Calendario perfetto, e quella scientifica, derivata dall'atto di fede galileiano che porta al Teorema del Tempo e agli orologi atomici.
Il portoghese Yanez de Gomera e il principe malese Sandokan vedono minacciati i loro beni, le loro stesse vite e quelle dei loro amici quando subiscono l’attacco di una misteriosa forza maligna che si manifesta attraverso una nebbia verde e lascia dietro di sé una scia di cadaveri. I due vecchi pirati libertari sono allora costretti a richiamare a raccolta le Tigri della Malesia per intraprendere quella che si presenta come la più pericolosa delle loro avventure. Una vera e propria discesa agli inferi su un’imbarcazione che porta il nome di La Mentirosa. Ben presto incontreranno Friedrich Engels, il professor Moriarty, sottomarini minacciosi, società segrete cinesi, Rudyard Kipling, i postriboli della Cambogia, gli orangutan del Borneo, trafficanti di schiavi, una sopravvissuta della Comune di Parigi, fondamentalisti islamici, filologi greci, la flotta militare britannica, filosofi stoici, piante carnivore, messaggi cifrati, banchieri filippini alleati di José Martí, spie antimperialiste… Paco Ignacio Taibo II sceglie di scrivere, sotto forma di pastiche, un nuovo, avvincente capitolo della saga salgariana. Un intreccio di avventura, sesso e politica, dove felicemente coesistono lo spirito ribelle e antimperialista del narratore, l’attenzione alla Storia e i grandi modelli del feuilleton ottocentesco.
Tra il 1932 e il 1945, quattro ambasciatori rappresentarono in successione il nostro paese a Berlino. Furono l’avamposto di Mussolini nel Reich di Hitler, il caposaldo dei rapporti diplomatici fra regimi totalitari “fratelli” ma privi di vera fiducia reciproca. Furono uomini diversi, diplomatici di vecchio stampo e di formazione prefascista, eroi misconosciuti che tentarono di sottrarre l’Italia alla carneficina della Seconda guerra mondiale, grigi funzionari assetati di potere, fascisti convinti che scelsero di rimanere fedeli sino alla fine alla parte del torto. I loro nomi sono Vittorio Cerruti, Bernardo Attolico, Dino Alfieri, Filippo Anfuso. Attraverso le comunicazioni che correvano a ritmo quotidiano tra l’ambasciata italiana, Hitler e i suoi fedelissimi (Goebbels, Göering, Himmler, Ribbentrop) da una parte, Mussolini e i suoi gerarchi dall’altra, Gianluca Falanga ricostruisce una storia in larga parte inedita. Mostra l’intrinseca fragilità del Patto d’acciaio, le viltà e le colpe di chi per servilismo tacque di orrori e vergogne che i propri connazionali avrebbero dovuto scontare, l’opera tenace e silente di chi invece si oppose al male, pur essendo costretto ad avere commercio con esso. Una prospettiva di lettura coinvolgente, finalmente scevra di apriorismi e pregiudizi ideologici. Il lavoro di uno storico autentico, che appassionatamente, coraggiosamente fruga fra archivi e rovine, senza temere le verità delle ombre.
A Oviedo, nel cuore delle verdi Asturie, cinque ragazzi vivono sulla loro pelle gli orrori della Guerra civile. Mentre papà e zio passano i giorni rintanati in un armadio nel vano tentativo di sfuggire ai falangisti, il piccolo Paco Ignacio e i suoi amichetti ingannano il tempo e la fame negli spazi angusti di un seminterrato, tendendo l'orecchio alle granate, sognando i luoghi proibiti della città, ascoltando gli inni dei nemici e divorando i volumi della vecchia biblioteca di famiglia. Giocare con i personaggi di carta, loro attività prediletta per resistere alla guerra, diventerà un'esperienza unica, che li accompagnerà per tutta la vita. Un legame indelebile, più forte del logorio del tempo e delle estenuanti violenze della dittatura franchista. Romanzo decisivo, intenso e palpitante, Per fermare le acque dell'oblio è - oltre che un dono dell'autore al proprio figlio - un tuffo nella memoria, un canto alla vita e all'amicizia, "un libro per piangere quegli anni, per suscitare compassione nei giovani che mi leggono, per scuotermi di dosso i mostri. È un libro per fermare le acque dell'oblio, per far sì che non tornino a inondarci le altre acque, quelle del terrore e delle formule rigide e vendicative".
Eshter Vital, ebrea sefardita nata a Strasburgo, ha il destino inscritto nelle proprie radici che affondano nel lontano Marocco. In un popolo e in una cultura che la fecondano e al contempo la soffocano. Eshter ha scelto di essere una donna libera e moderna, ma la sua è un'identità franta, multipla. La tradizione e la voglia di fuga lottano nella sua anima inquieta. A trentatré anni l'amore per Charles Tolédano la travolge. Pensa di lasciarsi alle spalle il passato e le incertezze, legandosi per sempre al suo uomo. Ma alla vigilia delle nozze, a Tel Aviv, lei vestita di porpora come le promesse spose sefardite deve fare ancora i conti con la storia della sua famiglia e del suo travagliato popolo. Insieme ai canti, ai colori, alle cerimonie rituali, compaiono le ombre. La sua famiglia e quella di Charles sono opposte da oscuri segreti e rancori mai sopiti. Un antico maleficio spunta a turbare una modernità apparentemente priva di contrasti. Eliette Abécassis mette in gioco tutta se stessa in questo romanzo, e lega la ricerca erudita sulla storia degli ebrei sefarditi allo studio delle misteriose geometrie del cuore umano.
Il 17 agosto del 1893, nelle saline di Aigues-Mortes in Camargue, Provenza, dove la raccolta del sale riuniva centinaia di lavoratori francesi e italiani, avvenne il più sanguinoso pogrom della storia francese contemporanea, che costò la vita a otto operai, oltre a cinquanta feriti e 15 dispersi, tutti italiani, e per la maggior parte piemontesi, linciati perché “rubavano” i salari. Malgrado le prove schiaccianti, gli assassini furono assolti e la Francia si trovò molto vicina a una guerra con l'Italia. Alla fine, per preservare la pace, entrambi i governi preferirono insabbiare il caso. Gérard Noiriel, riconosciuto come massimo esperto di immigrazione e di problemi legati alla questione nazionale, riapre questo doloroso dossier e spiega come i cambiamenti politici ed economici di fine Ottocento siano stati all'origine di un tale massacro. Come i discorsi ufficiali sull' orgoglio di essere francesi abbiano finito per fomentare l'accanimento contro gli stranieri. Come i datori di lavoro, i militari, i giornalisti, i giudici e i politici siano riusciti a sfuggire alle proprie responsabilità. Con questo importante studio storico Gérard Noiriel restituisce al massacro degli italiani il giusto posto nella memoria collettiva, e ci mette in guardia su quanto la retorica di ieri somigli molto a quella xenofoba e razzista di oggi.
Nel corso del Diciannovesimo secolo, mentre l’Europa è incendiata dai moti rivoluzionari, Londra offre rifugio a gruppi di esuli provenienti da ogni focolaio di lotta contro la Restaurazione. Patrioti, avventurieri e massoni, propugnatori dell’indipendenza nazionale o di una società utopistica, sono accolti nel grembo di una città che offre libertà e anonimato, ma produce anche isolamento, povertà e spleen. Lungo le sponde del Tamigi, tra taverne fumose e alberghi, salotti aristocratici e quartieri popolari, si dipanano le esistenze in fuga dei protagonisti del Risorgimento italiano e dei costruttori immaginari paradisi socialisti. In particolare è su Giuseppe Mazzini, sconfitto dal mondo eppure mai domato nell’animo, che si appunta lo sguardo del narratore. Con minuziosa ricostruzione storica, Enrico Verdecchia scandaglia una messe di documenti editi e inediti, restituendone gli slanci ideali, i palpiti per una nazione unita e indipendente, ma anche il tormento interiore per un grande amore romantico e per un figlio segreto, morto prematuramente. Sono numerosi però i “cospiratori” che sono protagonisti di queste pagine. C’è Garibaldi che, unificata l’Italia, fa il suo ingresso trionfale a Londra, acclamato dalla folla. Ci sono Marx ed Engels, alle prese con la neonata Internazionale, con problemi filosofici e pratici e piccole miserie domestiche. C’è Bakunin, il gigante sognatore estremo in tutto, nella fame di vita come nella rivolta contro le ingiustizie del mondo. E poi Foscolo, i fratelli Ruffini, Prati, Berchet, i grandi intellettuali come Chateaubriand e Mill, gli esuli francesi e quelli polacchi. Sorretto da un incalzante ritmo narrativo Londra dei cospiratori è il risultato di una febbrile ricerca durata quarant’anni, un testo che inserisce il Risorgimento italiano in un movimento di passioni e ideali organicamente europeo.
Enrico Verdecchia è nato nel 1939 provincia di Ascoli Piceno. Cresciuto a Roma, dopo la laurea in Lettere con indirizzo storico ha intrapreso la carriera del giornalismo, prima nella redazione dell’Avanti! e poi in quella del settimanale Il Punto. Nel 1972 si è trasferito in Inghilterra dove ha esercitato una multiforme attività pubblicistica come giornalista radiofonico e televisivo per la Bbc, la Rai, Rete 4 e Canale 5. Ha lavorato come consulente e traduttore di soggetti cinematografici, doppiatore di documentari e pubblicità commerciali e infine, dal 1973 al 2000, in qualità di corrispondente da Londra per il settimanale Panorama e collaboratore di periodici tra cui Epoca, Grazia, Gente. Nel frattempo, mosso da un’intensa passione per i problemi della storia, ha raccolto nel corso di quarant’anni una biblioteca personale di 6.000 volumi di argomento risorgimentale, per il quale ha svolto indagini e reperito documentazione per diversi anni.