Eshter Vital, ebrea sefardita nata a Strasburgo, ha il destino inscritto nelle proprie radici che affondano nel lontano Marocco. In un popolo e in una cultura che la fecondano e al contempo la soffocano. Eshter ha scelto di essere una donna libera e moderna, ma la sua è un'identità franta, multipla. La tradizione e la voglia di fuga lottano nella sua anima inquieta. A trentatré anni l'amore per Charles Tolédano la travolge. Pensa di lasciarsi alle spalle il passato e le incertezze, legandosi per sempre al suo uomo. Ma alla vigilia delle nozze, a Tel Aviv, lei vestita di porpora come le promesse spose sefardite deve fare ancora i conti con la storia della sua famiglia e del suo travagliato popolo. Insieme ai canti, ai colori, alle cerimonie rituali, compaiono le ombre. La sua famiglia e quella di Charles sono opposte da oscuri segreti e rancori mai sopiti. Un antico maleficio spunta a turbare una modernità apparentemente priva di contrasti. Eliette Abécassis mette in gioco tutta se stessa in questo romanzo, e lega la ricerca erudita sulla storia degli ebrei sefarditi allo studio delle misteriose geometrie del cuore umano.
Come racconta la Bibbia, la storia dell'uomo inizia con un delitto, con un fratricidio; lo stesso dicasi per la storia di Roma; l'omicidio di un singolo così come l'assassinio di massa rappresentano la più evidente manifestazione del male nel mondo, della sua dura, ma non evitabile realtà. Nei secoli teologia, filosofia, storiografia hanno cercato di comprenderne l'origine e il senso, ma così facendo, hanno cercato di giustificarlo, divenendo in tal modo complici del male stesso. Di fronte al più noto genocidio che l'umanità ha perpetrato, la Shoah, l'autrice cerca di chiarire le radici del male, riconducendole a tre principii: scissione, comprensione, contagio; ma indica anche gli antidoti possibili nella politica, nella giustizia e nell'arte.