Amare è compiere l'esodo dall'io all'altro, è la chiamata a lasciare la propria terra (il proprio io) per camminare verso un'altra terra (l'altra persona). È lo stesso dinamismo che si compie nell'atto di fede. Parlare dell'amore dell'uomo e della donna significa dunque toccare la struttura dell'essere umano come aperto all'altro. L'amore è percepire che l'io non è tutto, non basta a se stesso e sente il desiderio dell'altro: una porta, questa, dietro la quale se ne possono aprire tante altre, fino a quella che immette all'Altro che è Dio. Nei vari capitoli del volume l'autore tenta di scrutare e disegnare questo intreccio in cui le varie realtà - amore umano, fede, Chiesa, mondo - si illuminano reciprocamente quasi a prospettare che nessuna di esse può chiarirsi e crescere senza le altre. La relazione matrimoniale è inoltre paradigma delle relazioni che dovrebbero irrompere anche dentro la Chiesa, perché diventi comunità nuziale, dove prima dei ruoli ci sono le persone, prima dell'organizzazione c'è la comunione, prima del passato c'è la tensione al futuro.
Se c'è stato un affossamento del matrimonio da parte della tradizione della chiesa, questo ha colpito soprattutto il valore del corpo e del piacere nell'incontro uomo donna. Eppure la bontà radicale dell'amore umano traluce da ogni pagina della Bibbia, dove compare come unica fedele metafora del rapporto tra Dio e il mondo. Non c'è paradosso dunque nel parlare di una spiritualità coniugale e familiare e l'autore precisa che essa si attua proprio "nel modo di vivere la relazione di coppia".