Con l'eclissi delle fedi tradizionali il relativismo è diventato la filosofia dominante della cultura occidentale. In realtà ne esistono diverse varianti: per quello normativo le regole e i valori sono convenzioni culturali e tutte le culture si equivalgono; per quello cognitivo non vi è conoscenza certa, neppure nelle scienze. Boudon traccia la storia dei differenti relativismi e esorta a distinguere fra il relativismo "buono", che favorisce il rispetto per gli altri, e quello "cattivo", che conduce al nichilismo e nuoce alla democrazia.
Nella seconda metà del Novecento le scienze sociali hanno prodotto numerose teorie del mutamento sociale (teorie della modernizzazione, della mobilitazione politica, dello sviluppo socioeconomico, del mutamento culturale). Se ne ricava però l'impressione generale di un fallimento: la maggior parte di esse è stata smentita dalla realtà. Per Boudon, che si ispira alla tradizione critica che va da Kant a Popper, occorre orientarsi verso un modello di spiegazione che non pretenda di essere "universale e necessario", nel quale vi sia posto per il disordine. Misurarsi col disordine significa infatti aderire alla realtà e rinunciare a pericolose leggi astratte. "La teoria, nel suo insieme", come scrive Arnaldo Bagnasco nella presentazione al volume, "è una grande scatola degli attrezzi, che il ricercatore adopera trovando e combinando strumenti adatti alla comprensione di un caso concreto". Una riflessione divenuta imprescindibile sullo statuto delle scienze sociali.
Il tema del declino dei valori è un tema diffuso nel sentire comune e nella letteratura sociologica. A partire dalla ricerca sui valori svolta periodicamente da Ronald Iglehart su sette paesi del mondo occidentale, Boudon rileva come i giovani istruiti abbiano un sistema di valori ben strutturato rispetto alla famiglia, al lavoro, alla religione, alla moralità e alla politica e che la gran parte degli individui continua a vivere ispirandosi a codici morali. Come spiegare allora l'impressione di declino che gli intellettuali e i media ci trasmettono? Proprio nella discrepanza tra autorappresentazione sociale e comportamento, Boudon ravvisa un esempio dell'effetto perverso per cui solo le analisi iperboliche "bucano" lo schermo.
La prima parte del volume si occupa delle credenze collettive di verità: come spiegare le affermazioni condivise del tipo "ciò è vero". La seconda parte discute le credenze collettive normative: come spiegare le affermazioni condivise del tipo "ciò è giusto". Nella terza parte viene condotta una critica del relativismo, ovvero delle posizioni teoriche che negano l'esistenza di criteri intersoggettivi e interculturali a fondamento delle credenze di cui sopra. L'ultima parte ospita la sintesi delle posizioni di Boudon e il suo tentativo di sviluppare una teoria della razionalità.