Il nome di Spartaco è legato alla terza e più nota delle guerre cosiddette servili, ribellioni di schiavi e non solo, che afflissero lo Stato romano fra secondo e primo secolo a.C. Il libro mostra come quella guerra sia in realtà l'episodio ultimo di una serie di eventi a sfondo sociale e civile che coinvolsero una «seconda» Italia a lungo emarginata. All'indomani di conflitti che avevano lasciato strascichi spaventosi di rovine, lutti, odio, Spartaco fu colui che, ultimo, riuscì a coagulare attorno a sé lo scontento delle popolazioni meridionali, soprattutto appenniniche, non ancora integrate. Anche se Crasso mise fine alla guerra, Roma, provata, fu infine costretta a cedere pienamente alle richieste degli Italici.
"Qualcosa di tremendo e sconosciuto scuote il mondo nel primo secolo dopo Cristo, scardina la polis antica e mina le fondamenta dell'impero. Giovanni Brizzi fornisce dati agghiaccianti. Nello spazio mediterraneo i morti sono quelli di una piccola Shoah. Scavi recenti nelle fondamenta di Cirene hanno portato in luce i segni di un vero e proprio cataclisma. Per la prima volta Roma si trova di fronte a combattenti fanatici e indomabili, ebbri di furore religioso. Da allora i due mondi si divideranno e la proverbiale capacità di assorbimento dei Romani nei confronti di culture 'altre' nulla potrà con i titolari della prima religione del Libro." (Paolo Rumiz)
Con stile piano e scorrevole il libro rievoca la vita e le imprese leggendarie di Annibale, il condottiero cartaginese che nel corso della seconda guerra punica (218-201 a.C.) inflisse ai romani una serie di spaventose disfatte (la più devastante nella battaglia di Canne, 216 a.C). Annibale venne infine sconfitto a Zama, sul suolo africano, ad opera di Scipione, che della lezione del Barcide aveva sagacemente fatto tesoro, e che, in questo modo, avviò Roma verso il predominio sul Mediterraneo. Ne emerge la figura di un generale tra i più grandi di ogni tempo, genio militare innovativo dalle insuperate doti di condottiero, dotato di sicura padronanza delle concezioni tattiche più raffinate.
La figura del legionario romano, il fante cittadino che domina i campi di battaglia dell'antichità è strettamente legata ad una serie di valori che nascono da un profondo senso del dovere nei confronti dello Stato. A partire dagli archetipi omerici del guerriero e dall'analisi delle battaglie e degli armamenti oplitici, il libro segue l'evoluzione della figura del soldato, nel contesto degli ordinamenti militari greci, per poi concentrarsi sullo studio dell'esercito romano, cogliendo le trasformazioni di età monarchica, repubblicana e imperiale. Vengono descritte tattiche, armi ed equipaggiamenti dei legionari, nonché il loro universo culturale, politico e sociale, attraverso l'evoluzione storica degli eserciti nel mondo classico.