Perché Giuda consegna Gesù al Sinedrio dopo averlo seguito per tre anni? Uno degli interrogativi più appassionanti del Nuovo Testamento è al cuore di questo romanzo che racconta le vicende di Gesù dal punto di vista e con la voce dell'apostolo il cui nome è diventato sinonimo di tradimento e falsità. La storia parte da Giovanni il Battista, di cui Giuda è discepolo. Unico apostolo giudeo (tutti gli altri sono galilei), è anche il solo ad aver studiato e a non essere stato «chiamato» (almeno inizialmente): per tutta la vita Giuda non ha fatto altro che aspettare il Messia per mettersi al suo servizio. Di falsi profeti ne ha incontrati tanti, ma Gesù sembra quello autentico. Giuda, così, lo segue con un entusiasmo che però, via via, va scemando: ai suoi occhi Gesù non si comporta come il Messia sperato, anche se compie miracoli inauditi. Giuda è spiazzato da ciò che vede e sente intorno a sé. Osserva, rimugina, tentenna, è diviso tra ansie e incertezze, dubbi e tormenti, tanto comprensibili in un uomo quanto inammissibili in uno in cui Gesù ha riposto una fiducia così grande. "Il mio nome è Giuda" fa dimenticare il rigore documentale che ne è alla base, catturando il lettore con una ricostruzione storica e psicologica moderna e ricca di sfumature.
Perché Dio il più delle volte non esaudisce? Perché pregando, chiedendo, supplicando, non si ottiene quasi mai? Perché andare a Lourdes è come giocare alla lotteria, anzi peggio, perché alla lotteria almeno uno vince a ogni estrazione? Non si può amare quel che non si conosce, ma come si fa a conoscere Dio? Eppure, Dio vuole essere amato e lo comanda pure. I Vangeli sono libri stranissimi, che suscitano più domande di quante risposte forniscano. L'autore li scruta centimetro per centimetro, ma non con l'occhio dell'esperto, bensì con quello dell'uomo della strada, dal momento che la Buona Novella non è per pochi ma per tutti. E constata che «creati per la felicità, non sopportiamo il suo contrario e chiediamo conto a Dio del perché della condizione umana (naturalmente, quando non è di nostro gusto)». Infatti, «l'uomo è l'unico essere che viene al mondo piangendo».