In principio furono le emozioni: arcaiche, calde, capaci di condensare in un dettaglio un intero mondo. In un secondo tempo, ecco la ragione: la fredda e composta luce che giudica e distingue, allontana, organizza. Le une non possono vivere senza l'altra e viceversa, e il loro fecondo scontrarsi e avvicendarsi infonde vita alle cose del mondo. «Dal buio viene la visione; dal silenzio il suono; dal non pensabile e dicibile il pensato, il detto e lo scritto; dal male il bene; dalla morte la vita.» Così l'antinomia, intesa come la compresenza di due entità o affermazioni contraddittorie, si configura come la scaturigine della spiritualità e della libertà. Superando la logica aristotelica, per secoli pilastro del pensiero occidentale, non solo impareremo ad accettare il dissidio fra il magma ribollente originario e la luce raziocinante del pensiero, ma anzi sapremo amarlo e ben temperarlo: l'unico modo per raggiungere la "vita buona" tanto anelata dai filosofi.
Andrea Carandini è un protagonista dell'archeologia classica. Ma anche un tecnico che ha messo a disposizione dello Stato la sua conoscenza e il suo rigore al riparo di qualsiasi compromesso politico. Quando ha accettato di presiedere il Consiglio superiore dei Beni culturali, lo ha fatto con spirito di servizio e con animo libero da schiavitù di appartenenza tanto da dimettersi non molto tempo dopo, quando le condizioni tecnico-amministrative (il taglio dei fondi al ministero dei Beni culturali durante l'ultima stagione di Sandro Bondi) gli hanno impedito di condurre in porto il suo progetto. In queste pagine ripercorre la sua formazione e le sue origini (è nipote di Luigi Albertini, il direttore-proprietario del "Corriere della Sera" estromesso dal fascismo), l'incontro folgorante con Ranuccio Bianchi Bandinelli, archeologo e politico italiano nel dopoguerra, il suo essere "marxiano, mai marxista e nemmeno comunista". Nel parlare di sé Carandini ragiona sulla perdita di valore del merito, sulla caduta della cultura media in Italia, sul fallimento del progetto del Pci (trasferire alle masse il patrimonio della grande cultura borghese), sulle politiche e i progetti che lo hanno coinvolto come presidente del Consiglio Superiore dei beni culturali e che hanno al centro il nodo del patrimonio culturale italiano, cosa rappresentano per l'identità nazionale i valori che hanno i nostri tesori artistici e il paesaggio che li circonda e li contestualizza.