«Sono stato un testimone privilegiato della vita e della morte di tante persone che si sono presentate a me come uno spettacolo di altissima dignità e di spaventosa fragilità: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Ho visto l’umano e il divino. Quello che ho visto ha combattuto dentro di me. Mi ha ferito. E ha scatenato un dialogo con il Mistero di Dio.»
Ignacio Carbajosa
Quest'opera compie un desideratum dell'allora cardinale Ratzinger che, nel 1988, chiedeva uno studio diacronico dei risultati del metodo storico -critico per svelare i presupposti filosofici e culturali che stanno dietro tante ricerche dette "scientifiche". I due primi capitoli considerano: la ricerca sulle fonti del Pentateuco e lo studio della figura del profeta. Il terzo capitolo rappresenta un contributo, in positivo, alla grande questione ermeneutica che è il cuore del dibattito esegetico attuale: come si può concepire una esegesi che sia, nello stesso tempo, critica e teologica?
"Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52). La storia del popolo d'Israele è fondamentale per comprendere Cristo. È una storia fatta di tempo e di spazio nella quale si documenta il dramma del rapporto tra l'infedeltà dell'uomo e la fedeltà di Dio che sempre trova una nuova via per realizzare il suo sì alla creazione e compiere l'attesa dell'uomo. Leggere l'Antico Testamento a partire dal suo compimento in Cristo non è "violentarlo", come suggerirebbero alcuni, ma permette di arrivare alla sua vera intelligenza, alla sua vera comprensione, come fu per i discepoli di Emmaus. I testi raccolti in questo volume sono frutto di una lettura dell'Antico Testamento nata dalla convivenza dell'autore alla "corte del re". Come lo scriba divenuto discepolo di Cristo, di cui parla la parabola, egli estrae cose vecchie e nuove dal suo tesoro, la vita della Chiesa, corpo di Cristo, città del grande re.
Esta obra lleva a cabo un análisis diacrónico de los resultados de casi dos siglos de método histórico-crítico en dos campos: la investigación sobre las fuentes del Pentateuco (primer capítulo) y el estudio de la figura del profeta (segundo capítulo). El resultado desvela los presupuestos filosóficos y culturales que han determinado el devenir de la exégesis y sus hipótesis más notables, mostrando el mundo de prejuicios que, con frecuencia, condiciona la exégesis llamada «científica». El tercer capítulo, en positivo, afronta las dimensiones características de la interpretación católica del Antiguo Testamento, buscando reconducir a la unidad las dos dimensiones básicas del método exegético: la histórica y la teológica. Superar el hiato entre exégesis «científica» y teología «creyente» es uno de los grandes retos que desde hace mucho tiempo tiene planteado el intellectus fidei. Este dualismo no se supera con llamadas a la devoción o con generosos intentos de añadir comentarios piadosos a una exégesis en cuyo método no ha entrado, desde el principio, la fe.