Il volume raccoglie, in occasione dei suoi ottanta anni, articoli e saggi, alcuni dei quali inediti, di Enrico Cattaneo, uno dei più attivi patrologi italiani. Si intende così offrire al lettore uno sguardo di insieme sulla ricchissima e varia produzione dello studioso che, in più di 50 anni di attività, ha lasciato un'impronta decisa nella ricerca patristica non solo italiana.
Un nuovo libro su Pietro e Paolo? Non esattamente. È piuttosto un mettere faccia a faccia i due apostoli: l'uno, Simon Pietro il galileo, chiamato da Gesù Kefàs, Cefa, cioè "Pietra", "Roccia", e l'altro, l'ebreo di Tarso di nome Saul, diventato poi Paolo, dal latino Paulus, cioè "piccolo". Le domande che ci poniamo sono queste: Pietro e Paolo si sono conosciuti? Si sono mai incontrati? E dove? Che cosa dicono l'uno dell'altro? E come vengono presentati insieme nelle prime fonti letterarie? È attendibile la tradizione secondo la quale tutti e due avrebbero subìto il martirio a Roma? I luoghi di culto, dove si ritiene siano conservate le loro tombe, o ciò che resta delle loro reliquie, - sotto la Basilica di San Pietro in Vaticano e nella Basilica di San Paolo fuori le mura - hanno una qualche garanzia di veridicità storica? Che cosa dire di quella storiografia che ha presentato i due apostoli come contrapposti corifei di due visioni antitetiche del cristianesimo, una giudaizzante e legalista (Pietro), e l'altra libera dalla Legge e universalistica (Paolo)? Questo studio non intende affrontare questioni che sono tra le più complesse e impegnative della Chiesa antica, ma solo ripercorrere i testi letterari che ricoprono quell'arco di tempo abbastanza lungo che va dalla "conversione" di Saulo/Paolo (33 ca d.C.) fino a Ireneo di Lione (200 ca), l'ultimo che poteva ancora dire di aver conosciuto un testimone dell'epoca apostolica. In questo modo l'autore intende dare il suo contributo alla conoscenza, sempre affascinante, del primo cristianesimo.
Gli interrogativi intorno al tema della profezia, in particolare la domanda circa la presenza e l'azione del carisma profetico nei diversi momenti della storia del cristianesimo, non cessano di costituire motivo di interesse. Il fenomeno profetico, considerato vitale al tempo delle origini cristiane, fu sottoposto ad un crescente controllo e condannato ad una inesorabile marginalizzazione? Il paradigma storiografico prevalente alla luce del quale si è sviluppata la ricerca è quello del declino o della "estinzione" della profezia. Esso situa la fase discendente della parabola profetica nel II secolo e la descrive in termini di contrasto tra carisma/istituzione o di sostituzione sociologica della figura profetica. Alla luce di un rinnovato approccio alle fonti e di nuova documentazione presa in considerazione, si rivela oggi indispensabile problematizzare questo modello. Vanno dunque riconsiderate le peculiarità locali, come quelle sirio-antiochena, dell'Asia Minore, romana e cartaginese: rilette le relazioni del profetismo cristiano con quello israelitico-giudaico e con quello greco-romano; riesaminati il tipo di profezia che si esprimeva nei gruppi minoritari e marginali, il ruolo della profezia femminile e dei martiri cristiani, il rapporto tra vescovi e profeti. Frutto della collaborazione di ricercatori napoletani e di alcuni tra i più autorevoli studiosi italiani di cristianesimo antico e giudaismo, focalizzando l'attenzione sui soggetti storici concreti, su singole figure e sui movimenti, il testo apre nuove e interessanti prospettive di ricerca.