Nella Chiesa dei primi secoli, il marito di una donna infedele aveva la possibilità di ripudiarla e di entrare in una nuova unione. In tutti gli altri casi di fallimento del primo matrimonio e di ingresso in una nuova unione, gli «adulteri» venivano esclusi dalla comunione eucaristica~ sottoposti a una penitenza pubblica e ammessi alla riconciliazione e all'eucaristia dopo un certo periodo di tempo.
Sulla base della testimonianza di Cipriano, intorno alla metà del III secolo esistevano due orientamenti: uno più rigorista, che si esprimeva soprattutto nelle comunità eretiche o scismatiche ed escludeva in alcuni casi la possibilità della riconciliazione, e uno più misericordioso, che riconosceva alla Chiesa la possibilità di rimettere tutti i peccati, anche i più gravi.
Conoscere la prassi antica, testimoniata dal canone 8 del concilio di Nicea, consente di prefigurare anche per la Chiesa cattolica un diverso approccio al problema del divorzio e del nuovo matrimonio, passando dall'attuale sistema dei tribunali ecclesiastici a un più evangelico sistema penitenziale, come avviene da sempre nelle comunità cristiane d'Oriente.
GIOVANNI CERETI, sacerdote, dottore in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana, è stato docente di Ecumenismo e dialogo interreligioso in vari atenei e istituti teologici. Per EDB ha pubblicato Le Chiese cristiane difronte al papato. Il ministero petrino del vescovo di Roma nei documenti del dialogo ecumenico (2006), Per un'ecclesiologia ecumenica (22003) e Matrimonio e indissolubilità (nuova edizione 2014). Ha inoltre curato con Sever J. Voicu Enchiridion Oecumenicum 1 (32004) e 2 (52000) e con James F. Puglisi Enchiridion Oecumenicum 3 (22004), 4 (21999), 7 (2006), 8 (2007) e 10 (2010).
Descrizione dell'opera
Una delle gioie più grandi riservate alla Chiesa contemporanea è quella della riscoperta del valore dell'amore coniugale. Nello stesso tempo, una delle sofferenze più gravi per la coscienza dei cristiani di oggi è la condizione di chi vive un matrimonio finito.
Mentre la Chiesa ortodossa e le Chiese che provengono dalla riforma, pur predicando l'indissolubilità del matrimonio, concedono la possibilità di un nuovo inizio, la Chiesa cattolica lo ammette solo in alcuni casi.
Nel volume - pubblicato per la prima volta nel 1971 e riproposto con una nuova introduzione - l'autore sostiene la necessità di affrontare il tema in una prospettiva non solo giuridica e sostiene che, a certe condizioni, anche la Chiesa di Roma potrebbe concedere «una nuova partenza» nel tentativo di vivere una vita cristiana.
Sommario
Introduzione alla nuova edizione. Premessa dell'autore all'edizione del 1971. Prefazione all'edizione del 1971. I. L'indissolubilità del matrimonio nella rivelazione e nella legge naturale. 1. La rivelazione divina sul matrimonio nell'Antico Testamento. 2. Il messaggio di Gesù: «L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 3. La tensione verso la monogamia nella legge naturale alla luce della riflessione personalistica e delle conclusioni delle diverse scienze antropologiche. 4. Amore coniugale e matrimonio: il problema della forma di celebrazione. II. La misericordia per i matrimoni falliti. 5. Legge e misericordia nel Nuovo Testamento. 6. La testimonianza dei padri della Chiesa: rottura del matrimonio per adulterio (della donna) e disciplina penitenziale. 7. Matrimonio e divorzio nel diritto romano classico e nella legislazione degli imperatori cristiani. 8. L'indissolubilità del matrimonio nella Chiesa tra il V e l'XI secolo. 9. L'indissolubilità del matrimonio nella Chiesa d'Occidente dall'XI secolo ad oggi. 10. La prassi attuale della Chiesa cattolica per la dichiarazione di nullità e gli scioglimenti per dispensa. 11. Indissolubilità e oikonomia nella tradizione della Chiesa cristiana in Oriente. 12. Il pensiero e la prassi delle Chiese evangeliche. III. Tesi e riflessioni conclusive. 1. Un'epoca di trasformazioni nel mondo e di rinnovamento e riforma nella Chiesa. 2. Il disegno di Dio è la monogamia assoluta. 3. L'esigenza di Cristo circa l'indissolubilità: un fatto di grazia e un imperativo morale, non una norma giuridica. 4. Distrutto dal peccato il segno sacramentale, non sembra che possa sopravvivere il sacramento del matrimonio. 5. Le strutture tradizionali mediante le quali la Chiesa esercita la misericordia nel settore matrimoniale appaiono inadeguate alla situazione della comunità cristiana contemporanea. 6. Il riconoscimento della legislazione e della giurisdizione degli Stati introno al matrimonio e il problema del divorzio civile. 7. Per una rinnovata pastorale del matrimonio e della famiglia all'interno della comunità ecclesiale. 8. L'esercizio della misericordia da parte della Chiesa nei confronti dei matrimoni falliti: la trasformazione dell'attuale sistema dei tribunali matrimoniali. 9. Per la restaurazione di una disciplina penitenziale. 10. L'amore cristiano testimonianza all'Amore eterno. Indici.
Note sull'autore
Giovanni Cereti, sacerdote, dottore in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana, è stato docente di Ecumenismo e di Dialogo interreligioso in diversi atenei e istituti teologici, fra i quali l'Istituto di Studi Ecumenici di Venezia e la Facoltà Teologica Marianum di Roma. Nel 1976 ha iniziato il cammino della Fraternità degli Anawim e nel 1980 ha fondato la sezione italiana della World Conference of Religions for Peace.Per EDB ha pubblicatoLe Chiese cristiane di fronte al papato. Il ministero petrino del vescovo di Roma nei documenti del dialogo ecumenico (2006) e Per un'ecclesiologia ecumenica (22003); inoltre ha curato con Sever J. Voicu gli Enchiridion Oecumenicum 1 (32004) e 2 (22000) e con James F. Puglisi gli Enchiridion Oecumenicum 3 (22004), 4 (21999), 7 (2006), 8 (2007) e 10 (2010).
La morte di Giovanni Paolo II e l’elezione al pontificato di Benedetto XVI hanno riportato l’attenzione del mondo intero, e non solo dei cattolici, sul ministero di servizio e di comunione che s’incarna nel vescovo di Roma. Ancor oggi il papato è insieme punto di riferimento per la comunione ecclesiale e causa di divisione e dissenso tra i cristiani. Qual è il suo attuale significato? Che ruolo è chiamato a svolgere per l’avvenire in una Chiesa finalmente riconciliata?
L’autore riflette sul ministero petrino del vescovo di Roma alla luce di quanto espresso nell’enciclica Ut unum sint, nello sforzo di rispondere all’invito in essa contenuto di studiare insieme le forme in cui tale ministero potrebbe realizzare un servizio d’amore riconosciuto da tutti i cristiani. In particolare indaga quanto i documenti del dialogo interconfessionale dicono intorno al ministero di comunione universale del vescovo di Roma. Pur di valore ineguale, tali testi hanno grande interesse perché costituiscono le prime elaborazioni di una teologia cristiana capace di tenere conto delle posizioni delle diverse confessioni e di conciliarle in un’espressione dottrinale comune.
Il senso dello studio è quindi quello di proporre una sintesi di tale teologia per una migliore comprensione dei punti acquisiti e delle difficoltà che sussistono, in vista di un impegno concreto nelle Chiese per una piena riconciliazione di tutti i cristiani.
Sommario
Introduzione. 1. Il ministero petrino del vescovo di Roma: un dono incarnato nella storia. 2. I documenti del dialogo ecumenico che trattano del ministero di comunione del vescovo di Roma. 3. I dati biblici relativi al ministero petrino richiamati nei documenti del dialogo ecumenico. 4. Il ministero petrino del vescovo di Roma nel corso della storia. 5. I presupposti per la presa in considerazione del servizio petrino del vescovo di Roma da parte delle diverse Chiese cristiane in un’ecclesiologia di comunione. 6. Il vescovo di Roma può essere riconosciuto dalle grandi Chiese storiche come punto di riferimento visibile per la comunione della Chiesa universale. 7. I problemi legati all’esercizio del servizio petrino del vescovo di Roma: il diritto divino e la giurisdizione ‘ordinaria’ e ‘immediata’. 8. Il ruolo del vescovo di Roma in materia dottrinale e il problema dell’infallibilità. 9. Il rinnovamento del ministero papale.
Note sull'autore
Giovanni Cereti è stato ordinato sacerdote nel 1960, dopo la laurea in giurisprudenza conseguita all’Università di Genova nel 1956. Ha esercitato il ministero pastorale a Genova, a Bouar (Repubblica Centrafricana) e a Roma, dove attualmente è rettore della chiesa di San Giovanni dei Genovesi in Trastevere. Dottore in teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana, è stato docente di ecumenismo e di dialogo interreligioso in diversi atenei e istituti teologici, fra i quali l’Istituto di Studi Ecumenici di Venezia e la Facoltà teologica Marianum di Roma. Nel 1976 ha iniziato il cammino della Fraternità degli Anawim e nel 1980 ha fondato la sezione italiana della World Conference of Religions for Peace, movimenti di cui è ancora responsabile.
L'ecclesiologia ecumenica, cioè la "teologia riconciliata" delle chiese cristiane, è già una realtà: essa è stata fondata e vive grazie a decenni di dialoghi teologici, nei quali è stata condivisa la ricostruzione storica del passato, il metodo che pone al centro l'assolutezza della Parola, le conclusioni su numerosi temi che in passato erano motivo di divisione. Sono appunto i documenti di consenso teologico che hanno concluso i vari dialoghi tra le Chiese a fornire la materia di questa sistematizzazione.