Il libro è una raccolta di articoli, interviste e prefazioni a libri, testi scritti da Luigi Ciotti tra il 2014 e il 2017. Si tratta di pagine che affrontano temi diversi, espressi con forme e registri diversi, ma che partono tutti da un identico presupposto etico, ovvero la "responsabilità della parola". Vi si ritrovano fatti e temi di prepotente attualità: i poveri e i mercanti del tempio, le dipendenze, la strada, la giustizia e il perdono, il dominio delle mafie e la voglia di reagire delle persone comuni, gli "scossoni" di papa Francesco nella Chiesa di oggi. Fatti e temi all'apparenza eterogenei ma legati da una chiave di lettura unica e in qualche misura eretica: quella secondo cui la verità è sempre "ricerca di verità", è dubbio e messa in discussione di conoscenza. La verità eretica è quella che "non si accontenta del riscontro delle parole, dei testi, delle leggi, ma vuole anche quello delle vite, delle scelte, dei comportamenti. Da sempre eretica perché mossa da un desiderio di sapere che agita e cambia le nostre vite, rendendole proprio così degne di essere vissute. Eretica perché impegna la nostra coscienza non meno della nostra intelligenza, intrecciando la ricerca del vero e la costruzione del giusto come facce di una medesima medaglia" (dall'introduzione).
Con sguardo analitico don Luigi Ciotti racconta cosa sono diventate nel tempo le mafie, in Italia e a livello internazionale, alla luce della conoscenza acquisita sul campo in oltre vent'anni: dalla denuncia delle narcomafie alle prime campagne di sensibilizzazione in Sicilia, dopo le stragi Falcone e Borsellino, fino alla fondazione e diffusione di "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie". Ciotti ha accettato di violare la promessa che aveva fatto a se stesso - di non offrirsi mai a libri dal sapore autobiografico per parlare soprattutto dei tanti compagni di viaggio che in questi anni lo hanno sostenuto: giovani, uomini e donne di buona volontà, molti di loro parenti delle vittime di mafia. Lungo la narrazione don Luigi si lascia andare a ricordi commoventi e a tante rivelazioni, anche sulle minacce ricevute. Eppure, il suo sguardo è proiettato con speranza sul futuro. Per il sacerdote la mafia non è un destino ineluttabile a cui siamo condannati, c'è possibilità di scegliere. Fare cultura della legalità significa promuovere assunzione di responsabilità da parte di tutti: cittadini e istituzioni. La prima riforma da fare oggi è la "riforma delle coscienze".
Un profeta scomodo. Per nulla ortodosso. Che ha scassinato lucchetti, ha spalancato porte, e le ha lasciate aperte. Con, in fondo, un unico rammarico: "Di essere stato qualche volta troppo dolce con tutte le istituzioni, con tutti i poteri". Un 'rompiballe' del potere, il Don. Ma il potere non si rallegri perché, anche dopo il suo funerale, don Gallo vive. Come i profeti più veri, quelli che si sporcano le mani per le strade del mondo, Andrea parla ancora e fa vibrare i cuori di un desiderio possente di umanità, fede autentica e giustizia. Il cappello nero, il toscano in bocca e il colletto da prete sono i segni della sua doppia appartenenza, alla terra e al cielo. Don Gallo ama la stola sacerdotale quanto la bandiera arcobaleno, e prima ancora la sciarpa rossa, simbolo del suo impegno per l'uguaglianza e il rispetto della dignità umana. Prete e uomo in mezzo ai poveri, ai tossici, ai detenuti, alle prostitute dei vicoli, il Gallo, ché prima della dottrina viene la necessità del fare, del costruire qualcosa di utile presto e subito, perché così reclamano tante condizioni di disperazione, di ingiustizia, di miseria. Questo libro raccoglie un suo scritto inedito insieme alle vignette di Vauro e alle testimonianze di chi gli ha voluto bene.
"Finché c'è vita c'è speranza". Il detto è molto antico ma vero solo per metà. Non basta infatti essere vivi, per sperare: bisogna anche credere nella giustizia e impegnarsi a costruirla. Non è sufficiente indignarsi, riempire le piazze, esibire mani pulite, un profilo morale trasparente. L'etica individuale è la base di tutto, la premessa per non perdere la stima di sé. Ma per fermare il mercato delle "false" speranze bisogna trasformare la denuncia dell'ingiustizia in impegno per costruire giustizia. Questi i grandi temi che scandiscono i capitoli del libro, nei quali Don Luigi Ciotti invita a scommettere di nuovo sulle ragioni dell'impegno: Diseguaglianze, Migranti, Solidarietà e Diritti, Democrazia, Costituzione, Mafie e Chiese che "interferiscono", Legalità, Educazione e Responsabilità, Speranza. Con la concretezza che viene dal grande lavoro nel sociale, questo libro di Don Ciotti, fondatore di "Gruppo Abele" e" Libera", offre le ragioni per reagire al decadimento politico e culturale; un invito puntuale e incalzante per la mobilitazione di tutti.