«Così come il comandamento "non uccidere" pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire "no a un'economia dell'esclusione e della inequità". Questa economia uccide». Il saggio - a cura di Ugo Mattei e introdotto dalle parole di Luigi Ciotti - raccoglie alcuni tra i più attuali e importanti discorsi di Papa Francesco sul nostro tempo. Globalizzazione, lavoro, economia, capitalismo, vite ai margini della società, ecologia e cura del pianeta Terra. Un grido d'allarme, contro l'economia che ci sovrasta, per affermare la difesa della dell'umanità e del suo futuro. Prefazione di Ugo Mattei.
La diversità è un valore, indipendentemente dal colore della tua pelle. Compreso il blu!
«Da che mondo è mondo non s’è mai visto un bambino tutto blu»… Non c’è strada, cortile e paese in cui Celestino non senta puntualmente ripetere questa frase. Lui è blu dalla testa ai piedi, lo è sempre stato e non è certo colpa sua se è nato così. Ma a nessuno piace un bambino blu... Come farà Celestino? Forse lo aiuterà un uomo molto saggio? Oppure uno molto colto? O, ancora, uno molto importante? Niente da fare: sembra che non esista un luogo dove trovare una soluzione. C’è invece una direzione e c’è un viaggio. Lungo il cammino le paure svaniranno e si potrà incontrare la felicità.
La tragedia di Sofocle continua a parlare alla modernità. E il conflitto che in essa va in scena attraversa le più drammatiche vicende contemporanee: il caso Moro, le necessità imposte dall'esigenza di salvare la società dal pericolo terrorista, il significato e i limiti della disobbedienza civile, il tema della tortura e del carcere e via seguitando. Sullo sfondo i dilemmi di sempre: autorità e libertà, diritti e potere. Su questi temi, a cavallo tra giustizia e politica, si confrontano - l'uno a sostegno delle ragioni di Antigone, l'altro di quelle di Creonte - due magistrati che hanno vissuto intensamente le vicende degli ultimi decenni del Paese in settori diversi della giurisdizione e nell'impegno in Magistratura democratica.
In un contesto in cui la diversità genera diffidenza e spaventa, la necessità di formare nei bambini un atteggiamento di apertura verso l'altro da sé costituisce una priorità e forse anche un'emergenza educativa: è possibile farlo anche attraverso il gioco. I giochi di strada, in particolare, sono utili per sperimentare ruoli, regole, azioni e comportamenti della vita insieme. Una raccolta di giochi dal mondo, in una nuova e arricchita edizione, dedicata a operatori, educatori, insegnanti e a quanti lavorano nel campo dell'animazione con bambini e ragazzi.
Il libro è una raccolta di articoli, interviste e prefazioni a libri, testi scritti da Luigi Ciotti tra il 2014 e il 2017. Si tratta di pagine che affrontano temi diversi, espressi con forme e registri diversi, ma che partono tutti da un identico presupposto etico, ovvero la "responsabilità della parola". Vi si ritrovano fatti e temi di prepotente attualità: i poveri e i mercanti del tempio, le dipendenze, la strada, la giustizia e il perdono, il dominio delle mafie e la voglia di reagire delle persone comuni, gli "scossoni" di papa Francesco nella Chiesa di oggi. Fatti e temi all'apparenza eterogenei ma legati da una chiave di lettura unica e in qualche misura eretica: quella secondo cui la verità è sempre "ricerca di verità", è dubbio e messa in discussione di conoscenza. La verità eretica è quella che "non si accontenta del riscontro delle parole, dei testi, delle leggi, ma vuole anche quello delle vite, delle scelte, dei comportamenti. Da sempre eretica perché mossa da un desiderio di sapere che agita e cambia le nostre vite, rendendole proprio così degne di essere vissute. Eretica perché impegna la nostra coscienza non meno della nostra intelligenza, intrecciando la ricerca del vero e la costruzione del giusto come facce di una medesima medaglia" (dall'introduzione).
Cosa è accaduto nella mente di una giovane donna appartenente a un ceto privilegiato di una delle più fortunate regioni d'Italia, la Toscana, e anzi della così vivibile città di Lucca, studentessa dell'università di Pisa, compagna di corsi e di idee di un gruppo di intellettuali di sinistra di primo piano, perché abbia a un certo momento lasciato il suo Paese, si sia fatta suora, sia andata a finire in Brasile e in quel Paese, nel fuoco di una drammatica e feroce dittatura, abbia trovato, seppure in convento, le fila dell'impegno politico diretto, fino al rischio per la propria vita? Com'è potuto accadere che sia stata capace, al suo ritorno in Italia dopo aver dovuto fuggire dal Brasile, di assumere un ruolo così importante come quello che ha svolto come animatrice di una grande battaglia terzo-mondista in seno alla Fondazione Lisli e Lelio Basso? Come ha avuto la capacità di conciliare la sua non dismessa vocazione religiosa con un rigorosissimo impegno politico?... Tutto questo fa di Linda Bimbi un personaggio straordinario e irripetibile" (dall'Introduzione, di Luciana Castellina).
Tutta l'opera di Paulo Freire, uno dei più noti pedagogisti al mondo, è attraversata dalla riflessione sulla necessaria eticità che connota la pratica educativa in quanto pratica formativa: "l'etica universale dell'essere umano". In "Pedagogia dell'autonomia", pubblicato per la prima volta nel 1996, si ribadisce, in particolare, che "uno dei saperi indispensabili è che chi viene formato, fin dall'inizio della sua esperienza, si consideri egli stesso un soggetto che produce sapere, e si convinca una volta per tutte che insegnare non è trasferire conoscenza, ma creare le possibilità per produrla o costruirla". Formare, in altri termini, è molto più che addestrare una persona, grande o piccola, giovane o adulta, nell'uso di alcune abilità. Insegnare esige comprendere che educare è una forma di intervento sul mondo; l'educazione non è mai stata, non è, né può essere neutrale, "indifferente". Su ciò si appunta questo volume le cui domande di fondo sono: Esiste un'etica della pratica educativa? E di quale bagaglio di conoscenze necessita un buon educatore?
Una piccola enciclopedia dedicata all'arcipelago delle dipendenze: da droghe legali e illegali, da gioco d'azzardo, da lavoro, da acquisto compulsivo, da sesso, da cibo, da Internet... L'arcipelago è complesso ed eterogeneo ma interessa ormai milioni di persone e le loro famiglie, mentre mancano ancora validi strumenti di divulgazione scientifica. Il volume, che comprende oltre 100 voci svolte da più di 50 specialisti dei diversi settori, si propone come uno strumento di conoscenza per tutti, oltre a costituire un'importante sintesi per gli operatori impegnati in ambito educativo, sociale e sanitario.
Il carcere vive un momento molto difficile, ma non è cosa nuova. È la sua stessa struttura che pone il problema se le difficoltà di gestione derivano dalle caratteristiche dei soggetti detenuti o, piuttosto, dalle caratteristiche proprie della struttura. Ma, pur in questa difficoltà di sempre, ci sono alternative alla attuale situazione di crisi gravissima? A interrogarsi sul punto è un dirigente dell'Amministrazione penitenziaria, già direttore della Casa circondariale di Torino (una struttura con oltre 1.500 posti e presenze elevatissime di assuntori di stupefacenti e di migranti), che guida il lettore in un viaggio nel sistema carcerario italiano con le sue intrinseche complicazioni, rigidità (legislative e non) e contraddizioni, al termine del quale intravede possibili aperture, non solo sull'organizzazione del carcere, ma anche su un diverso modo di pensare la punizione.
Dappertutto, nell'intero pianeta, cresce la crisi economica e sociale. Il sacrificio, sull'altare del mercato, di equità, giustizia e partecipazione moltiplica lo sfruttamento e la povertà mentre si consuma il disastro ecologico. A ciò molti si sono abituati, ma non tutti. Una parte del mondo non si abitua e pone in maniera esplicita una domanda: la soluzione del problema è davvero - come sostengono i più - la ripresa della crescita. Oppure la crescita, mitizzata e acritica, è la causa della situazione, tanto da rendere necessario un modello economico e culturale ad essa antitetico? E la decrescita (governata e controllata) non è un modello pauperista con venature luddiste ma la sola speranza di futuro? Si colloca qui l'intervista di Daniele Pepino a Serge Latouche: non solo approfondimento di questioni note ma stimolo per ulteriori riflessioni.