Facendo riferimento anche alle proprie esperienze oniriche, Comolli esplora le narra-zioni dei sogni e delle ore notturne presenti nella Bibbia: vi troverà quelle parole che la sera ci aiutano a chiudere sereni gli occhi, e a riaprirli di nuovo sereni al mattino. Sono passi biblici che ci dischiudono un mondo nuovo: la meraviglia inattesa del sonno pa-cificato e luminoso. «Esiste una sapienza biblica del buon dormire, una via biblica del coricarsi in pace, disponendosi a ricevere sogni di vita. Insegnamento tanto più prezioso in un'epoca come la nostra, in cui facilmente si dorme troppo poco e anche male, spesso agitati dall'ansia, spesso acquietati soltanto da un sonnifero potente. Mentre nelle Scritture troviamo parole che la sera ci aiutano a chiudere sereni gli occhi, per riaprirli di nuovo sereni al mattino. Occorrerebbe allora andarle a cercare con attenta calma, sia nell'Antico Testamento, sia nel Nuovo Testamento. E forse ne vale davvero la pena. Perché una volta disposte finalmente l'una accanto all'altra, tali parole ci dischiuderanno un mondo nuovo: la meraviglia inattesa del sonno pacificato e luminoso, dei sogni così rigeneranti e speranzosi e consolanti, da farci supporre che siano stati inviati a noi dallo Spirito stesso del Signore». (Giampiero Comolli)
Giampiero Comolli confronta gli ultimi discorsi che il Buddha e Gesù tennero ai discepoli: il primo avviandosi, ormai vecchissimo, verso il nirvana definitivo; il secondo alla tragedia della croce. Tra le due vie, poche ma significative somiglianze e molte differenze, accomunate dalla “malinconia meravigliosa” che pervade chi legge o ascolta.
Vi è un’analogia di contenuto e spirito fra i magnifici discorsi d’addio di Gesù e del Buddha. Come infatti leggiamo nel Vangelo di Giovanni e nel Mahāparinibbānasuttanta (il “Grande discorso dell’estinzione definitiva”) i due Maestri, sapendo di dover lasciare questo mondo, consolano e rafforzano la fede dei discepoli, che si ritrovano a un tempo confortati e rassicurati, ma anche mesti e dolenti.
È questa costellazione affettiva di tristezza dolce, o “malinconia meravigliosa”, a creare l’orizzonte spirituale in cui ciascuno (buddhista, cristiano o non credente) può meditare sulla grande differenza tra l’esortazione del Buddha a fare assegnamento su noi stessi per autosalvarci, e l’invito di Gesù ad affidarci alla grazia amorosa di Dio, lungo la via dell’Evangelo.
Giampiero Comolli
Giampiero Comolli ci invita a scoprire il testo forse più oscuro e inquietante delle Scritture con approccio narrativo e a tratti autobiografico, spiegandoci in che modo si possa «meditare con l'Apocalisse» e raccontandoci come questo libro sorprendente offra in realtà aperture nuove e rasserenanti per noi tutti, credenti e non credenti, oltre che per la nostra epoca. «Malgrado la pa-radisiaca visione finale della Gerusalemme celeste, l'Apocalisse di Giovanni viene spesso intesa come un'opera fosca e disturbante, un testo biblico su cui si ha poca voglia di soffermarsi. Eppu-re questa straordinaria "Rivelazione di Gesù" apre in noi, versetto dopo versetto, inaspettati oriz-zonti di fiducia e gioia, di beatitudine persino... Ce ne accorgiamo nel momento in cui assumia-mo un atteggiamento più disponibile e aperto, un ascolto attento e meditativo, cui ci invita lo stesso Giovanni. Diventa allora possibile intraprendere un cammino di meditazione prendendo a guida proprio l'Apocalisse: oltre al crollo del mondo, Giovanni descrive infatti la prospettiva del suo magnifico rinnovamento, illuminando la nostra vita e inondandola di una speranza piena».
È facile pensare che siano soprattutto le tradizioni orientali, come lo yoga, lo zen o il tao, a coltivare e proporre l'arte della meditazione. Eppure anche la Scrittura, così come ci insegna a pregare, ci insegna - seppure in filigrana - a meditare. Attraverso ricordi di viaggio fra Oriente e Occidente, ed esperienze personali di meditazione narrate alla luce della Scrittura, l'autore delinea un percorso esistenziale, un cammino di vita - e di fede che il lettore potrebbe far proprio.
Ormai compiutamente multireligiosa, la nostra società è caratterizzata da una convivenza sempre più ravvicinata di fedi diverse oltre che da significativi mutamenti della sensibilità spirituale di credenti e non credenti.
Concepito come un itinerario tra cristianesimo, tradizioni orientali e nuove forme di spiritualità, il libro di Comolli racconta che cosa si impara quando – da un punto di vista laico o cristiano – ci si confronta con vie di fede lontane dalle proprie.
A metà tra il saggio, il racconto e il reportage di viaggio – tra comunità ortodosse, ebraiche, valdesi… –, il libro attraversa il mondo religioso contemporaneo alla ricerca di somiglianze e differenze nonché, prima ancora, di un atteggiamento in grado di favorire il reciproco ascolto, il dialogo e la convivenza.
Per non divulgare argomentazioni non corrispondenti al Vangelo e alla Dottrina della Chiesa, per non costruirsi una "religione personale" attingendo nozioni e idee da vari ambiti, per non smarrirsi intellettualmente e spiritualmente, è essenziale conoscere e studiare adeguatamente le colonne portanti della propria fede, memori della sollecitazione che l'apostolo Pietro rivolgeva alla Chiesa dell'Asia Minore agli albori del cristianesimo: "Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1Pt. 3,15).
Quest'opera "è un vero e proprio testo di informazione sistematica che dovrebbe essere conosciuto da tutti coloro che eseguono sperimentazioni cliniche nell'uomo o fanno parte di Comitati etici, o ne giudicano l'operato. In questo senso mi pare che questo libro sia un'opera unica, almeno in Italia, non perché manchino testi che parlano di questi argomenti, ma perché credo che la sua sistematicità aiuti, meglio di testi dedicati ad argomenti specifici, a comprendere la globalità dei problemi che vi sono implicati. Perciò penso che il libro di Gian Maria Comolli colmi un vuoto in un campo che, invece, merita di essere più coltivato di quanto lo sia ora dai medici, anche da quelli che non fanno ricerca". (Dalla prefazione di Claudio Rugarli).
Il libro propone con semplicità di linguaggio che la bioetica riguarda l'intera collettività, essendo dovere di ognuno custodire la vita; offre informazioni semplici e corrette per orientarsi tra le varie realtà che chiedono una matura presa di coscienza.