Un profilo mirabilmente efficace e sintetico da parte del maggiore storico vivente dell'oriente a noi più prossimo
I lavori di Georges Corm sul Medio Oriente contemporaneo e sui rapporti fra l’Europa e l’Oriente sono diventati dei testi di riferimento imprescindibili. Qui l’Autore ci propone una visione sintetica e viva della storia del Medio Oriente fin dalla più lontana antichità, cioè da ben prima della comparsa dell’islam. Ci ricorda utilmente ciò che chiama la «geologia delle culture», quei diversi strati antropologici su cui l’islam ha costruito una delle grandi civiltà della storia dell’umanità. Il Medio Oriente ci appare quindi in tutta la diversità dei suoi patrimoni culturali, con le rotture e le continuità fra Imperi e civiltà che ne hanno segnato la storia. Per meglio raffigurare la complessità di questa regione del mondo aperta su tre continenti, l’autore presenta gli «zoccoli geografici» su cui sono edificati questi Imperi: lo zoccolo anatolico, lo zoccolo iranico e mesopotamico, la zoccolo egiziano. Grazie a questo tipo di approccio risulta infine possibile uscire dall’amalgama di popoli con lingue diverse ma in permanente interazione, Iranici, Turchi e Arabi, che oggi vengono confusi nella «nebulosa islamica». Infine, le disgraziate dinamiche dei rapporti fra Occidente e Medio Oriente, nonché la decadenza di questa regione da due secoli a questa parte, vengono chiaramente e obiettivamente esplicitate tenendo conto dei fattori sociali ed economici così spesso trascurati nella letteratura sull’islam e sul mondo musulmano.
Questo terzo volume della quadrilogia sul Medio Oriente di Corm, traccia il racconto degli anni tra il 1975 e il 1990. È la lunga guerra del Libano dal 1965 al 1990 che ritma gli avvenimenti di questo periodo, guerra nella quale si riflettono tutte le tensioni e le contraddizioni del mondo arabo. Dal 1980 poi la guerra tra Iran e Iraq che provoca l'indebolimento complessivo della regione, rendendo totale l'egemonia americano-israeliana. La caduta dell'Unione Sovietica e la spedizione militare montata dagli Stati Uniti per evacuare l'Iraq dal Kuwayt invaso nel 1990 contribuiranno a pacificare il Libano, ma al prezzo di un'occupazione siriana benedetta dai paesi occidentali.
Il libro inquadra storicamente gli avvenimenti del Vicino Oriente dal 1956, anno in cui il governo egiziano nazionalizza il canale di Suez. Venti anni di storia nel corso dei quali la società araba è stata sconvolta da due grandi guerre contro Israele (1967, 1973) e dal fiotto imperioso della ricchezza petrolifera. Sono gli anni che, a partire da Nasser, aprono le speranze fondate sulla ricchezza petrolifera e la modernizzazione occidentale, ma che vedono affacciarsi l'integralismo religioso e le politiche neocolonialiste, gli anni di Faysal di Arabia e dell'alleanza tra potere finanziario e religioso, gli anni che vedono il petrolio trasformarsi da mezzo per combattere il neocolonialismo occidentale ad arma dello stesso.
Il presente volume cerca di capire la dimensione drammatica delle relazioni tra gli arabi e l'occidente aperta dal massiccio dispiegamento militare degli Stati Uniti e dei suoi alleati nella penisola arabica e nel Golfo Persico, in seguito all'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq. Il libro procede con il bloccarsi del processo di pace tra israeliani e arabi, con gli attentati dell'11 settembre 2001 e l'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti, che verosimilmente si configurano come risultanze dello sviluppo delle tensioni generate nell'ultimo mezzo secolo nella regione.
In questo volume lo storico libanese rettifica gravemente lo sguardo sul Vicino Oriente secondo cui l'occhio europeo è messo a fuoco. Fattori etnici, religiosi, antropologico-identitari, in sé di grande importanza, sono usati da filtro, da schermo, per guardare a un mondo, a noi così prossimo, divenuto il tappeto verde su cui hanno giocato e si scontrano le grandi potenze. Affermazioni come "Paesi arabi moderati", "esportare la democrazia", "guerra chirurgica", "deriva terroristica dell'Islam", "Paesi canaglia", stanno a mascherare significati totalmente sconnessi, se non opposti, rispetto alla lettera delle affermazioni stesse. Il lavoro di Georges Corm ci permette di ricominciare a guardare il Vicino Oriente contemporaneo dalla sua genesi.