Oltre la notizia: imprese editoriali, identità professionali, opinione pubblica, rivoluzione digitale. La nuova edizione del volume di Angelo Agostini ripropone un'analisi dello sviluppo del giornalismo italiano dagli anni Settanta a oggi che offre allo stesso tempo un'interpretazione della storia economica, politica, sociale e culturale del Paese. Dopo aver raccontato come Eugenio Scalfari e Silvio Berlusconi hanno dato vita a due imprese editoriali che hanno radicalmente cambiato il sistema dei media e dell'informazione in Italia, l'autore entra nel vivo della svolta digitale e dei riflessi che questa ha avuto sul consumo delle notizie da parte degli utenti. Il nuovo capitolo inserito alla fine del volume si concentra in particolare sugli ultimi 10 anni e disegna uno scenario che vede da un lato la radicalizzazione del giornalismo italiano, con il successo di testate fortemente identitarie, da "Repubblica" al "Fatto Quotidiano", passando per "Libero" e "Il Giornale", dall'altro il rischio di impoverimento e marginalizzazione della professione giornalistica con lo sfoltimento delle redazioni e la precarizzazione totale delle nuove generazioni.
Storico, intellettuale, politico, Pietro Scoppola (1926-2007) è stato una delle massime figure del cattolicesimo democratico italiano. Alcuni suoi libri, come "La proposta politica di De Gasperi" e "La repubblica dei partiti", hanno costituito pietre miliari nella storiografìa sull'Italia repubblicana. Agostino Giovagnoli compie la prima analisi complessiva dell'opera di Scoppola, di cui è stato allievo. Ripercorrendo la sua formazione intellettuale e spirituale, rileggendo i suoi interventi pubblici e la sua ricerca storica, Giovagnoli individua l'asse della riflessione scoppoliana nel tema della convivenza di Stato e Chiesa dopo la grande frattura fra società civile e religiosa rappresentata dalla Rivoluzione francese e sottolinea come sia nel suo lavoro di storico del movimento cattolico, sia nel suo impegno civile e politico il punto cruciale per Scoppola sia stato il rapporto fra Chiesa e democrazia.
In questo libro il caso Moro, uno degli eventi più traumatici nella storia dell'Italia repubblicana, è ricostruito secondo una prospettiva nuova che lo considera non tanto un fatto criminale da indagare in maniera poliziesca, ma una "tragedia" morale e politica. Fondandosi su un'ampia messe di testimonianze e materiali inediti, Giovagnoli racconta come governo e partiti, stampa e opinione pubblica affrontarono i dilemmi non solo politici del caso: le alternative della trattativa e della fermezza, l'atteggiamento verso le Brigate rosse, la ricerca di possibili mediazioni, il ruolo della Chiesa. In questa luce, il caso Moro è ricollocato nel più largo quadro dell'evoluzione politica italiana, dove segna il punto di massimo avvicinamento del Pci alla De e alle istituzioni, oltreché il principio della fine per la stagione del terrorismo.
Lingue, parlanti, società: il volume ruota intorno a questi tre poli e, soprattutto, intorno ai rapporti reciproci e mutevoli che legano gli idiomi a determinati gruppi di individui e a particolari ambiti sociali e spaziali. Come gli altri titoli della stessa serie, anche questo manuale prende le mosse dall'osservazione dei dati linguistici concreti, per giungere solo in un secondo momento a focalizzare l'attenzione sulle nozioni teoriche e metodologiche di base. Tre le prospettive adottate: la vita dei singoli individui vista attraverso i loro comportamenti linguistici, la dinamica storica e sociale dell'Italia linguistica dall'unificazione del 1861 ai più recenti rilevamenti Istat (2006), le lingue o, meglio, i repertori come insiemi di varietà (lingua, dialetto, standard, neostandard e così via). Ne risulta un profilo chiaro e aggiornato sulla situazione sociolinguistica dell'Italia di oggi.
Al libro cui sembra affidare il senso ultimo della propria esperienza di vita e di lavoro Hannerz ha dato un titolo che allude a un duplice mondo. Da una parte, il mondo "interno" dell'antropologia. L'autore guarda qui alle vicende di una disciplina che, avendo per oggetto addirittura la specie umana, si è trovata a occupare la posizione non sempre confortevole del crocevia, e a svolgere la funzione non sempre commendevole dell'ingrediente universale. Dall'altra parte, il mondo "esterno" che l'antropologia si sforza di conoscere e decifrare nelle sue continue trasformazioni. E dunque, di che cosa devono occuparsi nel nostro tempo gli antropologi? A chi si rivolgono? Come viene inteso, e magari frainteso, ciò che dicono? Si condensa in queste pagine, che rimandano a quelle di Clifford Geertz e di Mary Douglas, la convinzione che mai come oggi della prospettiva antropologica abbiamo bisogno, perché meglio di ogni altra può aiutarci a capire - a interpretare - un mondo globale dove i mondi locali rifiutano tenacemente la sottomissione.