«Poiché il nostro Salvatore Gesù Cristo, per testimonianza dell’Angelo, “salvando il suo popolo dai suoi peccati”, ci ha mostrato in se stesso la verità, attraverso la quale, con la sua risurrezione, possiamo pervenire alla beatitudine della vita immortale, è necessario che, per portare a termine quest’opera di teologia, dopo aver indagato intorno al fine ultimo della vita umana e intorno ai vizi e alle virtù, la nostra indagine rivolga ora la sua attenzione sul Salvatore di tutti e sui suoi benefici arrecati al genere umano». Così Tommaso introduce la Terza parte della sua Somma e gli argomenti in essa trattati: Il Salvatore medesimo (Parte III, QQ. 1-59) e I Sacramenti salvifici del nostro Salvatore (Parte III, QQ. 60-90)
È il commento di Tommaso al Vangelo secondo Giovanni. Consiste nell'analisi del testo versetto per versetto, analisi compiuta usando in prevalenza le citazioni più belle e profonde degli autori cristiani greci e latini dei primi secoli. È una miniera inesauribile di interpretazioni efficaci del Vangelo. L'edizione è integrale, cioè riporta il testo latino di Tommaso con la traduzione italiana a fronte.
Delle opere di Aristotele commentate da san Tommaso, "La generazione e la corruzione" e i libri della "Meteorologia", rappresentano la riflessione più specifica sui fenomeni naturali. Se nella Fisica ci si occupa dei primi principi della natura e del moto in generale, ne "Il Cielo e il Mondo", l'attenzione si sposta verso i fenomeni celesti, cioè le stelle che si muovono con un moto circolare, e quelli terrestri, cioè gli elementi e il loro moto locale. Ora, con "La generazione" e ""La meteorologia", il discorso tocca il mutamento reciproco degli elementi, così come i fenomeni che si generano nelle parti più elevate: le stelle cadenti, le comete, le piogge, le nevi ecc. E così, la scienza della natura raggiunge, secondo san Tommaso, la sua perfezione, perché «la completezza della scienza esige che non ci si fermi in ciò che è comune, ma si proceda fino alle specie». Testo latino dell'Edizione Leonina. Traduzione di Giuseppe Barzaghi O. P. Revisione di Roberto Coggi O. P. A livello mondiale è la prima edizione che accanto al testo originale latino riproduce una traduzione in lingua moderna. Titoli originali delle due opere: 1) Sententia super libros De Generatione et Corruptione; 2) Sententia super Meteora. Introduzioni di Davide Ventura e Claudio Antonio Testi.
La Sentenza sulla Politica di Aristotele è l'opera di Tommaso d'Aquino, frutto della piena maturità del suo Autore, che presentiamo qui in traduzione italiana, con il testo dell'edizione critica a fronte. La sua lettura si rivela estremamente preziosa perché è l'unica ampia trattazione di Tommaso d'Aquino dalla quale si possa ricavare con una certa sicurezza la sua Filosofia della politica. È un'opera complessa e capace di suscitare, in chi vi si accosta, riflessioni tutt'altro che superate anche se confrontate con le sfide contemporanee. Si incontrano nel testo due grandi pensatori, Aristotele e l'Aquinate, che hanno indagato la dimensione politica sempre alla ricerca di una comprensione più profonda dell'uomo e del suo essere, in connessione con il suo agire. La Sentenza sulla Politica di Aristotele, infatti, raccoglie profonde riflessioni sulla natura umana e sulla civiltà, sulla fondazione della comunità politica, sul suo carattere morale e civile, e sulle sue realizzazioni istituzionali. E la loro validità non è stata intaccata dallo scorrere dei secoli.
Il titolo latino tramandatoci è "Contra errores Graecorum". Non rende molto l'idea dell'opera. Tommaso la redige su richiesta di papa Urbano IV alla fine del 1263 o all'inizio del 1264. Tommaso mette in luce il contenuto dottrinale di alcuni importanti testi dei Padri della Chiesa di lingua greca. Spiega i testi ambigui, dimostra che alcune traduzioni sono mal fatte e si sofferma su quattro temi: la processione dello Spirito Santo dal Verbo; la missione del papa; l'uso del pane azzimo nella celebrazione della Messa e il purgatorio. Testo latino dell'Edizione Leonina. Traduzione, note e introduzione di Gianni Godoli. A livello mondiale è la prima edizione che accanto al testo originale latino riproduce una traduzione in lingua moderna.
Prima edizione a livello mondiale con testo critico latino e traduzione a fronte. "Il cielo e il mondo" è un'opera cosmologica di Aristotele. Tommaso redige il suo Commento nel 1272-1273. Chissà come cadeva il mondo negli occhi di Aristotele? La domanda potrebbe risultare una curiosità oziosa. Ma, in realtà, chiedersi come appare il mondo agli occhi di una intelligenza raffinatissima, che tuttavia non ha strumenti raffinatissimi come il telescopio, il microscopio, il sonar ecc., non è del tutto inutile. L'uomo comune, come ciascuno di noi, non possiede altro che i propri sensi e la propria intelligenza per conoscere ciò che accade in natura: come si fa a districarsi tra i fenomeni, per così dire, "a mani nude"? Certo, il più delle volete, le "ipotesi" che Aristotele formula sono per noi delle fantasie. Ma anche il "Big Bang" è una fantasia... chi l'ha mai visto? Lo si ipotizza e lo si richiama con un nome di fantasia. Quello che cambia è la possibilità di controllo delle ipotesi. Per questo occorre mettersi alla scuola di un grande commentatore di Aristotele, come Tommaso d'Aquino. Anche Tommaso non aveva certo gli strumenti più adatti, ma sapeva come affrontare con il rigore dovuto il caso considerato. «Non è necessario che siano vere quelle ipotesi che hanno elaborato [gli antichi astronomi]: infatti benché fatte queste supposizioni si salvino i fenomeni che appaiono, tuttavia non bisogna dire che tali supposizioni siano vere, perché forse con un altro sistema non ancora intuito dagli uomini, si salva ciò che appare riguardo alle stelle». Insomma, la lettura del Commento di Tommaso al "De Caelo et mundo" non è per imparare come va il mondo, ma per imparare a considerare il nostro modo di considerare. Il testo critico latino è della Commissione Leonina. quello consolidato dalla tradizione manoscritta. Introduzione di Alberto Strumia.
È la prima edizione a livello mondiale che riporta il testo latino critico e la traduzione in una lingua moderna. È anche la prima traduzione italiana. Finora esisteva solo la traduzione francese senza però il testo latino. Super Isaiam è il primo commento di san Tommaso alla Scrittura da noi conosciuto. Ma più che un commento è una spiegazione letterale del testo: ad litteram. È una esegesi del senso letterale del testo, ma costellata da note o collationes ricchissime per l'approfondimento del senso spirituale o mistico. E forse è proprio questa la cosa che maggiormente impressiona il lettore. Si tratta di note "marginali" quanto alla redazione, ma "essenziali" quanto alla possibilità che offrono di interpretare l'animo speculativo e contemplativo del loro autore. L'abilità speculativa consiste nel saper cogliere il riflesso che le immagini bibliche offrono per approfondire o esprimere la profondità delle verità rivelate. L'intensità contemplativa consiste nella passione del predicatore che sa sfruttare la densità delle immagini perché la memoria s'arricchisca di preziosi richiami meditativi. Introduzione, Traduzione e Note di Giuseppe Barzaghi. Testo latino critico dell'Edizione Leonina.
Primo volume della nuova collana targata Rogiosi editor Parthenologos, che inaugura un nuovo percorso della casa editrice legato all'universo filosofico, in particolare ai filosofi partenopei o che in terra di Partenope si sono formati, il testo curato da Massimiliano Crocco presenta una selezione di brani tratti dal de ente et essentia di Tommaso D'Aquino - uno dei più grandi pensatori dell'età medievale - con relativo commento.
La spiegazione tomista degli enti reali e degli enti logici, e quella delle essenze, Vine analizzata e commentata da Massimiliano Crocco in un linguaggio che al rigore scientifico unisce una grande ricchezza di esempi visivi, consentendogli - come scrive nella Prefazione Luigi imperato - di "riappropriarsi empaticamente non solo dei pensieri, ma persino dei vissuti del suo autore". Ne emerge una visione nuova e affascinante del pensiero e della figura di Tommaso d'Aquino.
Quest'opera è il capolavoro dell'Aquinate. Non solo, infatti, ci troviamo di fronte ad un saggio di esegesi di primo livello, ma nel giro complessivo delle idee che costellano le argomentazioni ci imbattiamo in una straordinaria ricchezza di tesi filosofiche, che spaziano dalla metafisica alla teoria della conoscenza, dalla psicologia razionale alla logica e alla grammatica. L'esercizio interpretativo allegorico e mistico, sulla scia di Agostino, apre orizzonti interessantissimi alla simbologia e al nutrimento meditativo.
Nel quadro preciso del Quarto Vangelo, Tommaso ci dà anche un saggio di sintesi teologica straordinaria: non trascura nulla della profondità e della estensione del mistero cristiano.
A ben guardare, questa Lettura del Vangelo di Giovanni può rappresentare la vera Somma Teologica di Tommaso d'Aquino, non quella per i principianti, cioè i teologi in erba, ma le intelligenze che vogliono pascolare nel rigoglioso prato della Parola di Dio.
Quest’opera è il capolavoro dell’Aquinate.
Non solo, infatti, ci troviamo di fronte ad un saggio di esegesi di primo livello, ma nel giro complessivo delle idee che costellano le argomentazioni ci imbattiamo in una straordinaria ricchezza di tesi filosofiche, che spaziano dalla metafisica alla teoria della conoscenza, dalla psicologia razionale alla logica e alla grammatica. L’esercizio interpretativo allegorico e mistico, sulla scia di Agostino, apre orizzonti interessantissimi alla simbologia e al nutrimento meditativo.
Nel quadro preciso del Quarto Vangelo, Tommaso ci dà anche un saggio di sintesi teologica straordinaria: non trascura nulla della profondità e della estensione del mistero cristiano. A ben guardare, questa Lettura del Vangelo di Giovanni può rappresentare la vera Somma Teologica di Tommaso d’Aquino, non quella per i principianti, cioè i teologi in erba, ma per le intelligenze che vogliono pascolare nel rigoglioso prato della Parola di Dio.
A livello mondiale è la prima edizione con testo latino e traduzione italiana a fronte.
Si sente oggi più che mai il bisogno di riprendere il modo di pensare di Tommaso d'Aquino, che aveva fondato il pensiero religioso e laico sull'obbligo morale per l'uomo di dare a ogni soggetto il 'suum', non solo quando lo giudica secondo verità, ma anche quando pone in essere atti che devono mettere l'uomo stesso in rapporto con tale soggetto secondo giustizia. Tale ritorno, fatto allo scopo di trovare in questo modo di pensare un valido aiuto per meglio capire allo scopo di meglio risolvere i problemi reali dell'uomo di oggi, non può prescindere dalla rilettura della sua opera principale, la Summa theologiae. Questa, a tutt'oggi, non è stata ancora edita con un apparato critico completo e puntuale né la letteratura critica ha mai sufficientemente richiamato l'attenzione a leggerla secondo la metodologia e l'epistemologia aristotelica, come qui si propone.
Si sente oggi più che mai il bisogno di riprendere il modo di pensare di Tommaso d'Aquino, che aveva fondato il pensiero religioso e laico sull'obbligo morale per l'uomo di dare a ogni soggetto (incluso lo stesso Dio) il suum, non solo quando lo giudica secondo verità, ma anche quando pone in essere atti che devono mettere l'uomo stesso in rapporto con tale soggetto secondo giustizia. Tale ritorno, fatto allo scopo di trovare in questo modo di pensare un valido aiuto per meglio capire allo scopo di meglio risolvere i problemi reali dell'uomo di oggi, non può prescindere dalla rilettura della sua opera principale, la Summa theologiae. Questa, a tutt'oggi, non è stata ancora edita con un apparato critico completo e puntuale né la letteratura critica ha mai sufficientemente richiamato l'attenzione a leggerla secondo la metodologia e l'epistemologia aristotelica, come qui si propone. Temi del tomo 2: «Poiché si dice che l'uomo è stato creato a immagine di Dio, dopo aver parlato dell'esemplare, cioè di Dio, e di quelle cose che procedettero dalla potenza di Dio secondo la sua volontà, ora resta da indagare sulla sua immagine, cioè l'uomo, in quanto anch'esso è principio delle sue opere». Poiché, poi, si agisce in vista di un fine e i fini sono ordinati al fine ultimo, «bisogna indagare per primo intorno all'ultimo fine della vita umana [qq. 1-6] e, per secondo, intorno a quelle cose con cui l'uomo può pervenire a questo fine (mediante le virtù: qq. 6-70) o da esso deviare (mediante i vizi: qq. 71-89)». «Poi bisogna indagare intorno ai princìpi degli atti esteriori», il primo dei quali «è Dio, che muove l'uomo verso il bene, lo istruisce mediante la legge e lo aiuta mediante la grazia. Perciò, bisogna per primo parlare della legge (qq. 90-108), per secondo della grazia (qq. 109-114). Quanto alla legge, per primo bisogna indagare sulla legge in generale (qq. 90-97); per secondo, sulle sue parti»; cioè, dapprima sulla legge antica (qq. 98-105) , poi sulla legge nuova (qq. 106-108).