«Cosa saremmo noi senza la magia dei ritratti, la magia che si scatena da quegli occhi appesi alle pareti dei grandi musei? Cosa saremmo noi senza i ritratti in punta di penna di Philippe Daverio, che raccontano i desideri, le pulsioni, il carattere, le storie di chi ha realizzato nature morte, scene, paesaggi che hanno plasmato il nostro gusto e il nostro modo d'essere in società?» La pittura di Giotto, Masaccio e Piero della Francesca. Il genio di Caravaggio e di Michelangelo. I capolavori di Leonardo, Raffaello e Tiziano. Le storie di Botticelli, Mantegna, Giorgione, Tintoretto e quelle di Vermeer, Brueghel, Goya e Rembrandt. E poi gli impressionisti e i postimpressionisti, da Monet a Van Gogh, da Cézanne a Manet a Toulouse-Lautrec. Fino ai moderni: Klimt, Schiele, Munch, Boccioni, Klee e Hopper. In tutto sessanta protagonisti che hanno segnato la storia dell'arte dalle origini a oggi e di cui Philippe Daverio rievoca in queste pagine vita e opere, segreti e caratteristiche come in un viaggio ideale alla scoperta della bellezza. Una narrazione sapiente che porta alla luce la grandezza dei talenti pittorici, ma anche gli aspetti biografici meno conosciuti. Una cavalcata d'autore con un occhio sempre attento a colori e tecniche e uno sguardo pronto a cogliere il disegno più ampio del cambiamento culturale.
Per Philippe Daverio la curiosità non è un difetto ovviamente, anzi: è la base stessa della conoscenza. Aveva una grande voglia di capire, di indagare la complessità delle cose, e le sue qualità di divulgatore stanno soprattutto nel riuscire a trasmettere a tutti l'entusiasmo per l'arte, la storia, i musei, la cultura, e nella straordinaria capacità di parlare di qualunque argomento, anche dei più complessi, con semplicità e da prospettive spesso inedite. Grazie alla sua competenza, all'ironia pungente, al gusto per l'aneddoto e il dettaglio, e alle suggestioni spesso stravaganti della sua grande cultura enciclopedica capace di creare connessioni inaspettate, i suoi racconti appassionano, generano interesse e il desiderio di andare a fondo. Questo libro è un progetto a cui teneva particolarmente. Una sorta di "almanacco del giorno dopo", che dà libero sfogo alla sua inesauribile voglia di spaziare nel mondo della cultura e delle sue passioni. L'autore si propone di accompagnare i suoi lettori giorno per giorno, con una notizia, un'immagine, una memoria, uno stimolo ad andare oltre. Un volume da tenere sul comodino e da leggere a poco a poco per ritrovare, pagina dopo pagina, la sua inconfondibile ironia e vivacità.
"Questo libro è un viaggio attraverso i secoli che intende fornire al lettore una serie di riflessioni su un vasto patrimonio comune, nato dalle ceneri del mondo antico e plasmato dalle nostre fortune come dai nostri conflitti." Da Giotto a Monet, passando per Raffaello, Michelangelo, Modigliani, Bernini, Van Eyck e molti altri. Tremila anni di storia e di storie sull'arte raccontati da un maestro della divulgazione con l'ausilio di un ricco apparato di immagini. Philippe Daverio conferma il suo estro interpretativo e la sua abilità narrativa dando vita a un grande racconto della nostra cultura. Dall'antica Grecia alla Pop art di Andy Warhol, il suo occhio critico ci accompagna in un affascinante percorso attraverso scultura, pittura e architettura in Italia e nel mondo alla riscoperta dei grandi maestri e dei loro segreti. Una vera e propria cavalcata d'autore a grandi tappe e ricca di aneddoti gustosi, confronti originali e sintesi illuminanti, nella grande storia della creatività dell'uomo.
Philippe Daverio ci fa da cicerone attraverso le bellezze del nostro Paese, in una sorta di "visita guidata" di quel museo diffuso che è l'Italia: chiese, monumenti, gallerie e opere d'arte. I luoghi - noti, meno noti o decisamente insoliti - sono scelti e raccontati in maniera non sistematica, in base ai viaggi e agli interessi che l'autore ha coltivato negli anni. Un volume che supera il meccanismo della guida turistica e si propone come un itinerario suggestivo e visionario, un viaggio "lento" alla scoperta di volta in volta di un aspetto storico o artistico che racconta un pezzo della storia culturale del nostro Paese.
I più graffianti articoli pubblicati sulla rivista "Art e Dossier" dal suo direttore, Philippe Daverio. Uno stile personalissimo, una capacità unica di conciliare temi, ambiti, storie che appartengono apparentemente a campi differenti ma che letti insieme rivelano significati impensati e gettano nuova luce sul mondo dell'arte.
Questo libro è la testimonianza della passione dell'autore per quella "penisola occidentale del continente asiatico che si chiama Europa" e del legame culturale che esiste fra i popoli che la abitano. I turisti che invadono le capitali hanno come tappa obbligata la visita ai grandi musei, vere e proprie "stanze delle meraviglie" che custodiscono la memoria di un senso comune dell'armonia che ha unito gli europei nel corso dei secoli, una memoria effettivamente collettiva di un'Europa miracolosamente già unita. Philippe Daverio ripercorre la storia delle istituzioni, delle dinastie e delle evoluzioni della società civile passando in rassegna diverse tipologie di raccolte museali, da quelle "nazionali", che rispecchiano l'identità dei singoli Stati, a quelle nate da collezioni private, di principi o di imprenditori, fino a quelle dedicate a un determinato periodo storico. Per ogni museo, sulla scorta di curiosità e gusti personali, l'autore ci accompagna poi in una visita guidata alla scoperta di opere o percorsi meno frequentati, ai margini degli itinerari più battuti, al fine di stimolare l'immaginazione e aprire nuovi orizzonti In base al vecchio detto francese "Les voyages forment la jeunesse", i giovani si formano viaggiando, il tour d'Europa attraverso i musei si riconferma una destinazione attraente e istruttiva per i curiosi di tutte le età.
"La pittura, come la musica, non richiede traduzioni ma conoscenza delle tradizioni. La musica esige però d'essere suonata e quindi interpretata. La pittura è. E alla percezione immanente l'infinita sua eredità serve in modo eccellente. Ha bisogno lei del percorso iniziatico ed esoterico che ogni persona che la guarda deve intraprendere da sola. Questi piccoli testi, ma soprattutto queste immagini, ambiscono solo a essere compagni di viaggio." Philippe Daverio non parla mai di "Storia dell'Arte" e anche quando affronta, come in questo caso, artisti fra i più grandi della pittura internazionale, racconta delle "storie": eccentriche, trasversali, leggere o impegnate, note o mai sentite. Il suo sguardo laterale ci fa vedere molto di più, ci concentra sui dettagli e ci rivela uno scenario più complesso e variegato di quello che tutti abbiamo imparato a scuola. Dettagli biografici, microstorie sociali, temi iconografici, curiosità legate a un capolavoro diventano cinquanta itinerari nella pittura, esercizi di stile e di curiosità, una narrazione vivace e appassionata che apre la mente a nuovi giochi e conduce su strade inesplorate. Se nell'arte, come l'autore spiega nell'introduzione, si riflette un pezzo della nostra anima individuale, guardando queste opere, leggendo le sue parole, apprendiamo anche qualcosa di più su noi stessi e sulla nostra storia: l'arte del passato "diventa un armadio della memoria nel quale trovare i diversi istrumenti che servono a stimolare la sensibilità attuale".
"La pittura, come la musica, non richiede traduzioni ma conoscenza delle tradizioni. La musica esige però d'essere suonata e quindi interpretata. La pittura è. E alla percezione immanente l'infinita sua eredità serve in modo eccellente. Ha bisogno lei del percorso iniziatico ed esoterico che ogni persona che la guarda deve intraprendere da sola. Questi piccoli testi, ma soprattutto queste immagini, ambiscono solo a essere compagni di viaggio." Philippe Daverio non parla mai di "Storia dell'Arte" e anche quando affronta, come in questo caso, artisti fra i più grandi della pittura internazionale, racconta delle "storie": eccentriche, trasversali, leggere o impegnate, note o mai sentite. Il suo sguardo laterale ci fa vedere molto di più, ci concentra sui dettagli e ci rivela uno scenario più complesso e variegato di quello che tutti abbiamo imparato a scuola. Dettagli biografici, microstorie sociali, temi iconografici, curiosità legate a un capolavoro diventano cinquanta itinerari nella pittura, esercizi di stile e di curiosità, una narrazione vivace e appassionata che apre la mente a nuovi giochi e conduce su strade inesplorate. Se nell'arte, come l'autore spiega nell'introduzione, si riflette un pezzo della nostra anima individuale, guardando queste opere, leggendo le sue parole, apprendiamo anche qualcosa di più su noi stessi e sulla nostra storia: l'arte del passato "diventa un armadio della memoria nel quale trovare i diversi istrumenti che servono a stimolare la sensibilità attuale".
L'arte della prima metà del Novecento è un vorticoso susseguirsi di movimenti e "ismi". Difficile dunque definirla in un sistema chiuso e immutabile, meglio, e forse più giusto, cercare di catturarne lo spirito di molteplicità e di contaminazione continua attraverso un programma di mostre temporanee, percorsi visivi, tematici o storici che tengono conto di connessioni, rimandi e affinità tra artisti anche apparentemente lontani. Il secolo breve, racchiuso fra l'illuminazione elettrica del cielo di Parigi dall'alto della Tour Eiffel per l'expo del 1889 e il lampo devastante del fungo atomico a Hiroshima, ha forgiato il nostro immaginario di uomini contemporanei, frantumando le certezze del secolo lungo. Con queste esposizioni immaginate Philippe Daverio percorre strade poco battute, e si allontana dai consueti percorsi scolastici, cercando piuttosto assonanze e migrazioni, incontri reali o fantastici fra opere e artisti. Klimt, Balla, Kandinskij, Picasso e alcuni altri diventano così i cavalieri dell'arte, che hanno gettato i semi e inventato le "forme" del Novecento, e alcuni temi come la danza, l'ansia dell'uomo contemporaneo e la città, sono i luoghi, reali o ideali, che raccontano la "joie de vivre", la frenesia e la solitudine dell'esistenza nel XX secolo.
La penna curiosa e impertinente di Philippe Daverio ci conduce alla scoperta di Milano e del suo territorio. Una caccia al tesoro in città, in provincia e nella campagna lombarda per scoprire oltre un centinaio fra monumenti, luoghi e testimonianze d'arte, di storia e di cultura, noti e meno noti, che valgono una visita o una deviazione. Dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana a San Pietro in Gessate, da Bergamo Alta a Romano di Lombardia, dalla Basilica di Agliate a Castiglione Olona, dal Castello di Soncino alla Certosa di Pavia, un piccolo volume d'autore per visitare la città dell'Expo 2015 e i suoi dintorni.
L'arte della prima metà del Novecento è un vorticoso susseguirsi di movimenti e "ismi". Difficile dunque definirla in un sistema chiuso e immutabile, meglio, e forse più giusto, cercare di catturarne lo spirito di molteplicità e di contaminazione continua attraverso un programma di mostre temporanee, percorsi visivi, tematici o storici che tengono conto di connessioni, rimandi e affinità tra artisti anche apparentemente lontani. Il secolo breve, racchiuso fra l'illuminazione elettrica del cielo di Parigi dall'alto della Tour Eiffel per l'expo del 1889 e il lampo devastante del fungo atomico a Hiroshima, ha forgiato il nostro immaginario di uomini contemporanei, frantumando le certezze del secolo lungo. Con queste esposizioni immaginate Philippe Daverio percorre strade poco battute, e si allontana dai consueti percorsi scolastici, cercando piuttosto assonanze e migrazioni, incontri reali o fantastici fra opere e artisti. Klimt, Balla, Kandinskij, Picasso e alcuni altri diventano così i cavalieri dell'arte, che hanno gettato i semi e inventato le "forme" del Novecento, e alcuni temi come la danza, l'ansia dell'uomo contemporaneo e la città, sono i luoghi, reali o ideali, che raccontano la "joie de vivre", la frenesia e la solitudine dell'esistenza nel XX secolo.
"Questo non sarà mai un libro di Storia dell'Arte, con le due auliche maiuscole, non assomiglia a uno di quei tomi scolastici che hanno forse lasciato tedio e sonnolenza sui banchi di scuola, ma è piuttosto un viaggio esoterico nelle storie dell'arte." Forte della sua esperienza di autore e conduttore televisivo, Philippe Daverio non è mai banalmente divulgativo, non intende semplificare fenomeni complessi, ma affronta le vicende degli artisti, delle opere e dei committenti secondo un metodo d'indagine che è diventato la sua cifra personale: sa guardare da lontano o accostarsi per vedere da vicino. Ogni suo nuovo libro è un'avventura che apre nuove prospettive. Il "metodo Daverio" è applicato in questo caso al Rinascimento. Il periodo fondativo della cultura e dell'arte italiana acquista così nuova freschezza e vivacità, prende le mosse dalla pittura di Giotto, "un fulmine nella storia dell'arte", e si conclude con quel "talentaccio e caratteraccio" di Caravaggio, attraversando la curiosità anarchica di Leonardo, i cagnolini di Tiziano, l'eccentrica sensualità di Parmigianino e i sussulti religiosi di Michelangelo. L'allontanamento dalle categorie canoniche della storia dell'arte e la pratica dello spostamento del punto di vista si rivelano in particolare nelle Daveriologie, pagine nelle quali la curiosità impertinente dell'autore affronta nuove strade di lettura, attraverso accostamenti insoliti di capolavori e artisti lontani nel tempo e nello spazio.