Ritornare all’archetipo monastico dei primi secoli è sempre fonte di grande arricchimento, e ancor più se ad accompagnare nel percorso è un maestro del vaglio di p. Adalbert De Vogüé. Il suo metodo di studio è storico, muove cioè dal vivere concreto delle comunità delle origini, e la sua ricerca è di tipo esegetico: a partire dai testi, giunge a dare ragione delle evoluzioni del pensiero teologico-monastico, sia nel contesto dell’Oriente cristiano che nel passaggio al monachesimo d’Occidente.
Il volume propone in lingua italiana quattro studi tra i più significativi apparsi nella voluminosa raccolta di scritti dell’autore pubblicata col titolo Regards sur le monachisme des premiers siècles (Studia Anselmiana 130, Roma 2000, pp. 910). Sono i temi classici del monachesimo che vengono approfonditi: la separazione dal mondo, l’obbedienza, i ritmi e gli orari della preghiera, il lavoro, la lettura e la meditazione, l’importanza del silenzio.
Descrivendo la necessità del cenobitismo e insieme il grande valore della vita eremitica, De Vogüé presenta i rapporti costitutivi tra eremitismo e vita comune per una autentica e sana vita monastica: non si tratta infatti di due vie in opposizione ma piuttosto complementari ed entrambe decisive per la costituzione ecclesiale del monachesimo.
Sommario
Presentazione (A. Barban). 1. Per leggere i monaci antichi. 2. Le comunità dei monaci alla luce del Nuovo Testamento. 3. Vita religiosa. 4. Rinuncia e desiderio.
Note sull'autore
Adalbert De Vogüé (1924) è monaco benedettino nell’abbazia Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire (Francia). Massimo studioso della Regula Magistri e della Regula Benedicti, ha dedicato la sua ricerca agli autori, alla dottrina e alle istituzioni dei primi secoli del monachesimo cristiano. Per molti anni è stato professore di teologia monastica presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo (Roma). Tra le sue opere, in italiano: La Regola di S. Benedetto. Commento dottrinale e spirituale, Abbazia di Praglia 1988; Il monachesimo prima di S. Benedetto, Abbazia S. Benedetto di Seregno 1999; S. Benedetto uomo di Dio, Cinisello Balsamo 1999; in francese, sette volumi sulla Regola di Benedetto nella collana «Sources Chrétienne» (nn. 181-186); De saint Pachome à Jean Cassien. Etudes littéraires et doctrinales sur le monachisme égyptien à ses débutes (Studia Anselmiana 120), Roma 1996.
Benedetto da Norcia è un protagonista del VI secolo. A quel tempo l'impero romano sopravvive in Oriente, ma in Occidente è invaso dai Goti, poi, in Italia, dai Longobardi. I loro capi si chiamano Teodorico e Totila. L'impero romano d'Oriente tenta di riconquistare l'Italia contro i barbari, con una guerra che causa divisioni insanabili, lutti e rovine. È in questo contesto di sconvolgimenti politici e sociali, mentre l'eresia ariana riappare in Occidente e si perpetuano i conflitti teologici tra Chiesa latina e Chiese d'Oriente, che si deve mantenere e radicare il cattolicesimo. Erede dei monaci del deserto, Benedetto, uomo di Dio, sarà allo stesso tempo un fondatore di monasteri e il "teorico" della vita monastica al quale farà riferimento la tradizione occidentale. Diventerà il "padre dei monaci d'Occidente" prima di essere proclamato da Paolo VI "patrono dell'Europa cristiana". Quattordici secoli dopo la scrittura della Regola dei monaci, è proprio realizzando l'opera di Benedetto che i monaci e le monache di questo fine millennio attingono alle direttive del "padre" per vivere, nel nostro tempo, l'autenticità della ricerca di Dio e dell'amore di Cristo e dei fratelli.