Ogni civiltà è fondata sulla relazione «violenta», conflittuale, mortale, tra i suoi membri, che è alla fine riequilibrata dal momento riparatore del religioso e del sacro. Le comunità si scagliano contro la vittima sacrificale, ne costruiscono il mito e ne praticano il rito in modo ripetitivo, in ricordo dell’evento fondatore. Tutte le civiltà sono vissute in una sorta di semi-incoscienza, che via via si chiarisce con l’avvento della religione giudaico-cristiana, che agli occhi di Girard rappresenta una clamorosa smentita della menzogna mitologica. Questa nuova autocoscienza, che culmina non a caso con il racconto della Passione di Gesù, la sua morte e resurrezione in Croce, è la denuncia più eclatante della menzogna perpetrata ai danni della vittima innocente che sia mai stata proferita nella storia. L’evento evangelico è la «demistificazione» definitiva di quella mentalità che da sempre sposa la causa degli accusatori e inveisce contro le vittime.
Gli autori di questo breve saggio hanno pensato di approfondire un aspetto a prima vista minoritario della vasta letteratura di Walter Benjamin (1892-1940), il frammento Kapitalismus als Religion del 1921, che negli ultimi anni ha suscitato però un vasto dibattito tra i suoi studiosi. Si tratta di poche pagine, dense, per certi aspetti criptiche, che presentano una tesi originale. Il capitalismo è a tutti gli effetti l'equivalente di una religione; anche se vi mancano i tratti delle fedi tradizionali, si fa interprete del disagio umano provato di fronte a una imprevedibile metamorfosi dell'essere sociale, da cui emerge il senso inquietante della colpa che non prevede espiazione. Della religione eredita le angosce, i turbamenti, gli incubi diurni e notturni, ma non riesce ad usufruire di quei conforti che essa promette invano.
La filosofia occidentale nasce come negazione dell'Altro. È solo con Emmanuel Lévinas (l906-1995) che l'Altro diventa oggetto di una riflessione "rivoluzionaria". A partire dal suo saggio Totalità e infinito, non è più l'io a comandare. Il confronto con l'alterità è descritto come "epifania del Volto": linguaggio spiazzante e dissonante che mette in crisi il soggetto trionfante. Qualcosa di traumatico irrompe nel suo mondo tranquillo e pacificato che, dall'ordine dell'essere, lo innalza all'ordine della bontà. Il Volto d'altri è presentato come "nudità d'essere" e "vulnerabilità", intese non come debolezza ma come forza e capacità di resistere all'annientamento. Se la Totalità dell'essere è autoreferenzialità e chiusura, l'Infinito, al contrario, è apertura al mistero dell'Altro, che è l'impossedibile e l'inesauribile.