Uno dei teologi più importanti e innovativi affronta i nodi cruciali che, dopo le guerre di religione e la nascita della modernità, hanno dato origine a conflitti ancora irrisolti. Due i nuclei tematici al centro della sua riflessione: lo scavo del senso della Parola biblica e l’ascolto e il confronto critico con la modernità, abbattendo i muri della reciproca diffidenza e aprendo prospettive di dialogo e rispetto.
L’ermeneutica rizziana scardina modelli di pensiero e di azione all’apparenza incontrovertibili e naturali e propone piste alternative inedite, non per cedere alle mode della contemporaneità ma per la fedeltà all’oggi della Parola e all’oggi dell’uomo, al quale la Parola si rivolge come dono e come compito.
«Per capire chi è Dio e chi è l’uomo nella Bibbia, e coglierne la differenza sostanziale dal pensiero greco, devo impegnarmi a pensare dentro la Bibbia: pensare, ma “dentro la Bibbia”; dentro la Bibbia, ma “pensare”. È una questione fondamentale di metodo da cui dipende l’adeguata ricerca del contenuto».
Chi ha letto un solo rigo della teologia rizziana e quanti si confronteranno con questo o altri suoi testi non tarderanno a scoprire che sono proprio questi i temi che, come note musicali, risuonano continuamente in ogni sua pagina.
Il filosofo ebreo Franz Rosenzweig (1886-1929) nella sua grande opera La stella della redenzione scrive che «la preghiera istituisce l'ordine umano del mondo», che essa «essenzialmente non è altro che preghiera di illuminazione e [che] quindi l'illuminazione è il massimo che possa venire a chi prega in forza della preghiera». Scopo di queste pagine non è di insegnare a pregare ma di capire il senso del pregare; non di offrire indicazioni sul «come» pregare, bensì di «riflettere» sull'esperienza del pregare: sulla propria esperienza, se si è oranti; su quella degli altri, se non si è mai pregato o si ha difficoltà a pregare. In questo viaggio affascinante, fatto con intelligenza ermeneutica e ascolto, l’autore attinge al patrimonio biblico, soprattutto a quello dei salmi, da sempre ritenuti, sia dagli ebrei che dai cristiani, sia dai credenti che dai non credenti o diversamente credenti, poesie di inesauribile profondità e bellezza.
Armido Rizzi (1933) è teologo e filosofo tra i più noti e innovativi, già docente in diverse Facoltà teologiche, fondatore del Centro Sant'Apollinare di Fiesole dove ha promosso numerose iniziative di divulgazione teologica. Ha collaborato a diverse riviste (Servitium, Rivista di Teologia morale, Filosofia e Teologia) ed è stato autore di più di 30 saggi. Il teologo Carmine Di Sante, suo allievo ed "erede intellettuale", in questo libro ricostruisce l'originale pensiero teologico di Armido Rizzi con il pregio di riassumere in un'unica opera un pensiero che si dispiega in decine di pubblicazioni e numerosi articoli. Il libro compie una vera e propria operazione di "de-ellenizzazione"della teologia, di abbandono delle categorie filosofiche e metafisiche di derivazione platonica in cui per secoli sono stati improntati lo studio e l'annuncio della Parola biblica.
Queste pagine si interrogano sul tipo di verità che la Bibbia dischiude e sul tipo di linguaggio o genere letterario usato. Né scientifico né filosofico né estetico, il sapere custodito dal testo biblico è di carattere "erotico". Vi si trova la risposta alla domanda del Simposio di Platone "che cos'è l'amore", ma espressa nella modalità di un racconto - la Torah vera e propria - e con un'altra prospettiva: non l'amore che attira tutto a sé irresistibilmente, bensì l'amore come libertà d'amore che ama gratuitamente e chiama ad amare gratuitamente. Sovversivo dell'indifferenza, dell'ingiustizia e della violenza, l'amore narrato dal testo biblico è l'amore di bontà o giustizia, incarnazione stessa della trascendenza nella storia.
Per Qoèlet "tutto è vanità". Ma aggiunge: "Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l'uomo". Il timore non è la paura di Dio ma il riconoscimento della sua alterità e la consegna di sé alla sua gratuità che responsabilizzano e trasformano l'inconsistente in consistente. Se le parole dei saggi - i saggi che hanno impresso la loro saggezza nei versetti biblici sono un pungolo è perché quelle parole custodiscono la luce che trasforma l'inconsistenza umana in consistenza per grazia.
Saggio sull'accoglienza, sul rapporto io-tu a partire dalla categoria dell'ospitalità.
Bussa alla nostra porta, viene dal Sud del mondo, è il diverso. Mentre il dibattito pubblico parla di “clandestinità”, si riscopre qui il messaggio più intimo della Bibbia, quello che considera lo straniero come “luogo divino”. Non una minaccia ma, all’opposto, la porta che spalanca la relazione dell’uomo con l’Altissimo. In un percorso lucido e accessibile, Carmine Di Sante accosta alla tradizione ebraica la recente riflessione filosofica per giungere ad affermare e giustificare quanto molti hanno solo intuito: che negli occhi di chi ci chiede aiuto possiamo trovare il senso profondo della nostra esistenza.
Destinatari
Studenti, religiosi, un pubblico interessato alla cultura biblica e al confronto.
L’autore Carmine di Sante ha studiato teologia presso Istituto Teologico di Assisi, si è specializzato in Scienze Liturgiche al Pontificio di Sant’Anselmo di Roma e si è laureato in Psicologia all’Università La Sapienza di Roma. Ha insegnato all’Istituto Teologico di Assisi e ha lavorato come teologo dal 1980 al 2000 al SIDIC (Service International de Documentation Judéo-Chrétienne) di Roma, un centro fondato dopo il Concilio Vaticano II per promuovere l’applicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate n. 4 e per favorire il dialogo ebraicocristiano.Tra i suoi volumi, alcuni tradotti in varie lingue, ricordiamo: Parola e terra. Per una teologia dell’ebraismo (Cittadella, 2011); L’uomo alla presenza di Dio. L’umanesimo biblico (Queriniana, 2010); La morte finestra sull’esistenza (Cittadella, 2010); La preghiera d’Israele. Alle origini della liturgia cristiana (Marietti, 2009); L’umano buono e i vizi capitali (Cittadella, 2009).
La Bibbia conosce, pratica e raccomanda l’ospitalità nei confronti dello straniero o forestiero, ovvero di chi, come vuole l’etimologia dei due termini, è “extra”, cioè fuori dal proprio gruppo di appartenenza (terra, lingua, cultura, istituzioni e religione) e può vivere solo in forza della solidarietà e dell’accoglienza. Non è possibile attendersi dal testo biblico un discorso coerente e unitario sullo straniero. Ma se dal piano storico si passa alla lettura e all’analisi dei testi biblici più importanti, si può intravedere una linea che attraversa sia l’Antico che il Nuovo Testamento, conducendo all’affermazione di un’umanità ospitale dove nessuno sia più straniero all’altro, sul piano interpersonale e su quello politico-culturale.
Destinatari
Cristiani desiderosi di formazione, catechisti, gruppi impegnati nell’integrazione culturale.
Gli autori
Carmine Di Sante si è specializzato in Scienze Liturgiche al Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo di Roma e si è laureato in Psicologia all’università “La Sapienza” della stessa città. Già professore presso l’Istituto Teologico di Assisi, collabora come teologo con il SIDIC di Roma.Tra le sue opere più recenti: L’uomo alla presenza di Dio (Queriniana, 2010); La morte finestra sull’esistenza (Cittadella, 2010); L’umano buono e i vizi capitali (Cittadella, 2009); Dio si racconta. L’amore trinitario (Pazzini, 2008); Decalogo: le dieci parole. Comandamento e libertà (Cittadella, 2007); La passione di Gesù. Rivelazione della non violenza (Città Aperta, 2007). Federico Giuntoli è professore invitato di esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Urbaniana e al Pontificio Istituto Biblico di Roma. Presso l’Istituto Biblico ha conseguito sia la Licenza che il Dottorato in Scienze Bibliche con una tesi sul libro della Genesi moderata dal prof. Jean-Louis Ska. È autore di vari contributi, particolarmente nel suo campo di specializzazione: il Pentateuco.Tra i suoi ultimi lavori, una introduzione al corpus dei primi cinque libri della Bibbia:“Il Pentateuco”, in L’Antico Testamento. Introduzione storico-letteraria (a cura di P. Merlo, Carocci, 2008) e un saggio di riflessioni bibliche: L’anima dei luoghi. Un itinerario biblico dal “deserto” al “giardino” (San Paolo, 2009).
Un'indagine su ciascuno dei dieci comandamenti in cui si cela la grandezza del monoteismo ebraico-cristiano. Tra tutte le parole dei dizionari e delle enciclopedie, dieci, per la Bibbia, sono le piu assolute e incontestabili. Consegnate da Jhwh a Mose sul monte Sinai e incise su tavole di pietra, simbolo di cio che permane al di la dello scorrere del tempo e della storia, le prime cinque sono svelative del divino come amore gratuito e incondizionato, le altre cinque istitutive dell'umano come possibilita di amore ugualmente gratuito e incondizionato. Di queste dieci parole, conficcate nella coscienza umana e mai cancellabili definitivamente perche non provenienti dalle sue profondita ma da altrove, l'autore ricostruisce la genesi e i contenuti alla luce del testo biblico originario, ritrovandone la potenza di senso capace di parlare anche all'uomo postmoderno.
Una ricostruzione della trama narrativa, simbolica, teologica di quella Grande Storia che e la Bibbia. La Bibbia come parola amicale di Dio, ma soprattutto come storia - la Grande Storia - della'amore di Dio per l'uomo attraverso la vicenda di un gruppo di ebrei liberati dall'oppressione egiziana nel 1300 circa a.C. E attraverso la vicenda di uno dei suoi figli piu straordinari, Gesu di Nazareth. Di questa Grande Storia, intesa nel duplice senso di racconto e di evento, l'autore ricostruisce la trama narrativa, simbolica e teologica, individuando i grandi temi o nuclei - esodo, deserto, monte e terra promessa per il Primo Testamento; passione, risurrezione, spirito e missione per il Secondo Testamento - che continuamente generano e rigenerano il lessico cristiano in forme sempre nuove e feconde.
Leggere e interpretare i grandi testi e temi dell'umanità - soprattutto quelli ebraicocristiani, patristici, dogmatici, agiografici, teologici, filosofici, poetici e letterari - significa scavarli come pozzi, perforarli come roccia, per portare allo scoperto 'il non detto' che celano, il loro 'dire' ancora oggi.La Bibbia è il più grande manifesto etico e rivoluzionario di cui l'umanità abbia mai disposto e disponga. Per questo va letta, con passione, da tutti, credenti e non credenti, oggi più che mai.