Non c’è Chiesa senza l’agire storico della sua missione nel mondo. Di conseguenza la riflessione sul mistero della Chiesa non è possibile senza intrecciare costantemente il discorso con una riflessione sull’aggregazione sociale di uomini e donne credenti in Cristo, che costituiscono il soggetto che agisce nella storia come responsabile della missione consegnatagli da Cristo.
Da qui il bisogno vitale dell’ecclesiologia, dato che l’agire collettivo è possibile solo in quanto è regolato da un certo ordinamento, di intrecciarsi con la canonistica, e viceversa. La missione della Chiesa si attua, ovviamente, lungo lo scorrere della storia e, quindi, l’ordinamento che intende regolarlo, pur restando fermo sul fondamento della istituzione divina della Chiesa, che ne custodisce il mistero, non può costituirsi indipendentemente da ciò che avviene e muta nello scorrere del tempo.
Sommario
Abbreviazioni. Prefazione. I. Tempi di riforma. II. Teologia e canonistica. III. L’ordinamento canonico a confronto con una Chiesa estroversa. IV. L’ordinamento giuridico della Chiesa nella società contemporanea. V. L’ordinamento giuridico della Chiesa e l’ecclesiologia contemporanea. VI. Una prospettiva di riforma: il recupero della sinodalità. Conclusione. Postfazione. Le implicazioni giuridiche di un’ecclesiologia relazionale (E. Chiti).
Note sull'autore
Severino Dianich è professore emerito di Ecclesiologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, dove ha diretto la rivista Vivens homo ed è stato fondatore e direttore del master in Teologia e architettura di chiese. Ha inoltre insegnato alla Pontificia Università Gregoriana e alla Facoltà Teologica di Sicilia. Nel 1967 ha fondato con altri teologi l’Associazione teologica italiana, di cui è stato presidente dal 1989 al 1995. Con EDB ha pubblicato di recente Idoli della Chiesa. Tentazioni e derive della coscienza cristiana (2015), Diritto e teologia. Ecclesiologia e canonistica per una riforma della Chiesa (22016) e Magistero in movimento. Il caso papa Francesco (2016).
Dalla situazione attuale della Chiesa cattolica viene una particolare spinta a rimettere a fuoco il tema del magistero. Dopo l'avvento al papato di Jorge Mario Bergoglio si sono mosse le acque - secondo alcuni pericolosamente, secondo altri felicemente. In qualche maniera, se pure in misura minore, si rivive il clima del concilio Vaticano II. Papa Francesco, infatti, intende far uscire la Chiesa dalle trincee nelle quali sembra essersi rinchiusa, nell'ansia di dover contrastare un'evoluzione del costume e della legislazione che sta travolgendo il millenario «ethos» della tradizione cristiana. Solo superando il fossato che rischia di riaprirsi fra Chiesa e società civile, papa Francesco conta di trovare spianata la strada alla riproposizione del vangelo agli uomini di oggi. Egli è ben consapevole che nella fede non si procede superando l'antico dettato dottrinale e la normativa etica tradizionale e affida, quindi, la sua impresa a un cambiamento dello stile, delle forme e dei metodi del magistero. È proprio questo che sconcerta molti ed è su questo aspetto che vale la pena puntare l'attenzione per cercare di comprendere verso quali orizzonti si muova la missione della Chiesa nel mondo.
La Chiesa vive oggi una stagione animata da forti attese e da un diffuso anelito alla riforma di molti aspetti dei suoi costumi e delle sue istituzioni.
Il Vaticano II, nello spirito e nel dettato, è stato già un imponente evento riformatore, che ha trasformato il modo cattolico di pensare e di vedere il mondo, producendo vistosi cambiamenti nella liturgia, nella spiritualità, nel rilievo dato alla parola di Dio e nella maturazione della coscienza del ruolo dei laici. Debole, per non dire quasi nulla, è stata invece l'attuazione del Concilio per quel che riguarda le strutture portanti dell'istituzione ecclesiastica. Due casi sono evidenti: la mancata attivazione della collegialità episcopale e l'assenza degli strumenti giuridici capaci di sostenere un ruolo attivamente responsabile del popolo di Dio nel governo della Chiesa.
Da Giacomo a Crisostomo, da Bernardo a Dante, da Savonarola a Lutero, una grande tradizione di profeti ha contestato la ricchezza, gli sfarzi e le violenze della Chiesa. Accanto alle grandi tentazioni capaci di sconvolgere le impostazioni di fondo della coscienza ecclesiale - l'aspetto divino della comunità dei credenti, il potere, la santità - vi sono piccole tentazioni che si insinuano nella banalità delle cose quotidiane. Esse possono condurre al culto della personalità, agli eccessi nella venerazione per il papa, alla consegna indebita delle proprie decisioni di coscienza ai maestri spirituali, all'accettazione del clericalismo dei pastori. Quando la comunità cristiana non gode di "quella gioiosa libertà che viene dal distacco da cose e persone, dalle mète che ci si è proposti di raggiungere e ideali che si intendono realizzare, là si annida l'idolo, e l'adorazione del solo Dio resta oscurata", osserva l'autore.
Questa fortunata opera di Severino Dianich è stata ripubblicata più volte dal 1975 ad oggi.
Per questa nuova edizione l'autore l'ha completamente rivisitata e riscritta, giudicando che l'idea originaria oggi poteva risultare ancor più interessante, a partire dai suoi studi degli ultimi anni, che sono venuti a confermarla ed arricchirla di nuove e positive conseguenze.
è l'idea che tutta la struttura della chiesa trovi la sua ragion d'essere nel semplice avento che le dà origine: il credente, grazie al dono divino della comunione, comunica la sua fede ad un interlocutore che lo accoglie, dando così vita ad una relazionalità nuova, fondata sulla fede.
L'opera fu giudicata a suo tempo "uno strumento prezioso" per le scuole di teologia e per la catechesi di alto livello: "Il suo valore non è tanto nella mole delle pagine-scriveva Tullio Citrini - bensì nell'intelligente intreccio dei temi", per cui è "degna di essere definita geniale".
Nell’uso comune della lingua italiana parlare di “missione” assume diversi significati. Questo volume muove dalla consapevolezza che, dietro un tema che tanta massificazione mediatica ha oggi così inflazionato, sussiste ancora una fecondità di non poco rilievo, se è vero che – come amava ripetere Giovanni Paolo II – «la chiesa o è missionaria, oppure non è più nemmeno evangelica».Viene analizzato anzitutto il concetto di missione a partire dall’attualità del fenomeno religioso nell’età contemporanea. Una particolare attenzione viene dedicata al concilio Vaticano II e agli sviluppi post-conciliari. La riflessione condotta prepara poi il campo per una ricerca sulle radici storico-bibliche del tema, per gettare infine uno sguardo più consapevole e maturo verso le forme della missione di ieri, di oggi e di domani.
Destinatari
lCristiani desiderosi di formazione, catechisti, gruppi e movimenti.
Gli autori
Severino Dianich, prete della diocesi di Pisa, si è laureato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, è stato professore ordinario di ecclesiologia e cristologia alla Facoltà di Teologia di Firenze, dove ha diretto un Master in Teologia e Architettura di Chiese. Negli ultimi dieci anni la sua ricerca si è orientata sui problemi della relazione fra espressioni artistiche e riflessione teologica. Della sua vasta bibliografia basti ricordare La chiesa mistero di comunione (Marietti, 1990); La Chiesa e le sue chiese. Teologia e architettura (San Paolo, 2009); Per una teologia del papato (San Paolo, 2010), La chiesa, una “realtà complessa” tra istituzione e mistero (San Paolo, 2010).
Bert Jan Lietaert Peerbolte, studioso olandese di Nuovo Testamento, ha ultimato i propri studi teologici in Groningen e Leiden, dove ha conseguito il dottorato nel 1995. Ha insegnato presso l’Università di Utrecht (1999-2000) e la Kampen Theological University (2000-2008). Da settembre 2008 è docente ordinario di Nuovo Testamento presso la Vrije Universiteit di Amsterdam. Il suo campo di ricerca comprende gli studi paolini, il libro dell’Apocalisse e il giudaismo antico. Con San Paolo ha pubblicato il saggio Paolo il missionario.Alle origini della missione cristiana (2006).
Lo studente che intende applicarsi seriamente e raggiungere un buon risultato lavora molto di più di un operaio o un impiegato medio. Questo aspetto della vita di chi studia spesso non viene considerato nella sua vera portata. Studiare da adulti – tale è l’esperienza universitaria – deve essere considerato un vero e proprio lavoro, duro e gratificante insieme, nel quale ogni giorno si è messi alla prova e chiamati ad affinare la propria efficienza. È la fatica con la quale ci si guadagna il pane che si mangia ed è il dovere di cui ci si sente responsabili davanti a Dio e alla società. L’autore sottolinea come studiare significhi rendersi “discepoli”, sottoponendosi a una “disciplina”, perché non c’è acquisizione di sapere senza ordine, senza regole, senza impegno, senza ascesi. Il discorso sulla vita spirituale del cristiano non può prescindere da tutto ciò. Il testo prosegue la collana di formazione per giovani universitari, avviata con A. Matteo, Onora la tua intelligenza. Lettera a un giovane studente; E. Salmann, Scienza e spiritualità. Affinità elettive; R. Repole, Il gusto del pensiero. Lettera a un giovane studente e M.P. Gallagher, Una freschezza che sorprende: il Vangelo nella cultura di oggi.
Descrizione dell'opera
«Questo è un libro di teologia di tipo speciale, perché ha un'ambizione, quella di offrire una seria riflessione teologica sulla chiesa, che tutti, anche coloro che mai hanno fatto studi di questo tipo, possano capire facilmente. [...] La ricerca teologica, infatti, non è destinata ad accumularsi nelle biblioteche, bensì ad animare le idee dei credenti e a dialogare con tutti gli uomini che si interrogano sul senso della vita» (dalla Presentazione).
Scrivere di teologia facendosi capire da tutti non è una cosa facile. Pur impegnato da molti anni nello studio e nell'insegnamento specialistico, l'autore ben riesce nel suo felice intento: con stile agile e mai banale, egli spiega che cos'è la chiesa, le forme della sua missione e il suo rapporto col mondo.
Sommario
Presentazione. 1. Cosa dice la gente. 2. Vista dal di dentro. 3. Cristiani di altre chiese. 4. Un fatto: nasce la chiesa. 5. Le cose che ci vogliono. 6. Forme di chiesa. 7. Le strutture di base. 8. Chiesa e mondo: un rapporto difficile. 9. Tra il passato e il futuro. 10. Meditazione conclusiva.
Note sull'autore
SEVERINO DIANICH, nato nel 1934, è stato docente di ecclesiologia alla Facoltà Teologica di Firenze e, per molti anni, parroco di Caprona, nella diocesi di Pisa. La sua opera più importante in materia è il Trattato sulla chiesa, Queriniana, Brescia 2005, scritto assieme a Serena Noceti. Presso le EDB ha curato, con T. Verdon, La Trinità di Masaccio. Arte e teologia (2004) e, con G. Cioli e V. Mauro, Spazi e Immagini dell'Eucaristia (2007).
Questo libro mette sulla carta con chiarezza interrogativi che ogni persona pensante vede sorgere in sé, quando gli si propone la figura di Gesù appeso sulla croce come salvatore degli uomini e datore di senso della storia. Troppo clamorosa è la contraddizione fra lo strazio di un uomo crocifisso e la convinzione che egli possa essere il messia atteso da Israele e segretamente sospirato da ogni uomo. Eppure qui sta il nocciolo di tutto il cristianesimo. Severino Dianich, prete della diocesi di Pisa, è stato docente di Teologia in diverse Facoltà teologiche italiane e presidente dell'Associazione Teologica Italiana.
Questo libro ripercorrendo le tappe della formazione a Roma di don Dianich, all’Università Gregoriana, offre al lettore uno “spaccato” del mondo teologico ed ecclesiale dell’immediato pre-Concilio, ricco di personaggi e dibattiti che avrebbero poi caratterizzato la storia della Chiesa e della teologia degli ultimi cinquant’anni. Il racconto procede fra coloriti ricordi personali e acute “messe a fuoco” dei punti problematici e delle questioni ancora aperte della teologia sulla Chiesa e sui sacramenti. L’ultima parte si apre così sul futuro della Chiesa e della fede di fronte alle sfide poste dal futuro, con la consapevolezza che i cristiani debbano essere non ai margini, ma nel cuore della storia.