La tradizione del ritiro spirituale è evangelica. Gesù si appartò per quaranta giorni nel deserto prima di iniziare la sua missione pubblica, e così pure san Paolo, dopo la conversione. Ma già Cesare, Cicerone e Plinio parlavano del recessus, l’azione di andare, ritirarsi, in un luogo solitario. Ci­cerone, nel De officis, utilizza l’espressione – del resto comune – numquam minus solus quam cum solus sum, non sono mai meno solo di quando sono solo. E sant’Ambrogio la riprese dandole un senso radicalmente cristiano, perché il cristiano in grazia di Dio non è mai solo, Cristo vive in lui. Quando si fanno tacere le voci del mondo per raccogliersi in sé stessi, allora, in quella solitudine, si sente e si gode la vicinanza del Signore.
Queste meditazioni per un ritiro spirituale sono anch’esse frutto di esperienza non breve. Seguono un temario classico e mirano ad aiutare l’anima a mettersi davanti a Gesù, ascoltarlo e rivedere insieme a lui la propria vita. Si servono pertanto del Vangelo e degli altri libri della Sacra Scrittura. E raccolgono le raccomandazioni di santi di ogni tempo. Tra questi uno spazio particolare è dato agli insegnamenti di san Josemaría Escrivá, che sono il perno della formazione dell’autore e che oggi sono nutrimento di milioni di persone in tutto il mondo.
Pregare è scoprire il volto di Dio che Gesù ci rivela come Padre: capire questo significa entrare in un mondo completamente nuovo. Con la cordialità dell'amico e l'esperienza del sacerdote, Michele Dolz guida passo passo il lettore attraverso le tappe del riconoscimento di Dio e del dialogo con lui: la preghiera vocale, l'orazione mentale, la liturgia, le devozioni mariane, il riconoscersi figli di Dio e la pratica traduzione di questo rapporto filiale nella presenza di Dio e nell'offerta di tutte le azioni della giornata.
Brillante vademecum per la formazione - umana e cristiana - degli adolescenti rivolto agli adolescenti, col tono schietto, accattivante e quasi complice di chi sa capirli e anche condividerne gli slanci e i problemi. Prefazione del card. Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino (pp. 152).