Per quale motivo gli abitanti della Terra hanno da sempre avvertito la chiamata del Sacro? Qualsiasi nome sia stato assegnato a questo sentimento, si tratta di qualcosa di relativo alla volontà umana di conoscere. Una certa tradizione filosofica pare dirci che il compito dell’uomo è quello di ricercare la verticalità, mirando a spazi celesti, e lasciandosi alle spalle una processualità puramente orizzontale, la quale non può che spingerlo a lasciare lo spazio precedentemente occupato.
Donà, al contrario, invita il lettore a dubitare che il Sacro richiami l’uomo all’esteriorità, e a ipotizzare invece che esso lo chiami a partire dalle profondità di un mare incondizionato sul quale è sospesa la nostra fragile esistenza terrena. Soltanto il vero creatore, colui che è capace di portare il non essere all’essere, sarebbe dunque in grado di disvelare il carattere incondizionato proprio al Sacro.
Massimo Donà è docente ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute, San Raffaele di Milano, dove insegna Metafisica e Ontologia dell’arte. Da diversi anni è curatore, con Romano Gasparotti, dell’opera postuma di Andrea Emo. Tra le sue numerose pubblicazioni, segnaliamo: Sulla negazione, Milano 2004; Filosofia della musica, Milano 2006; Arte e filosofia, Milano 2007; I ritmi della creazione. Big Bum, Milano 2009; Santificare la festa, Bologna 2010; Filosofia. Un’avventura senza fine, Milano 2010. Con Mimesis ha pubblicato: Il mistero dell’esistere. Arte, verità e insignificanza nella riflessione teorica di René Magritte, 2006; L’aporia del fondamento, 2008; La “Resurrezione” di Piero della Francesca, 2009; Il tempo della verità, 2010; Abitare la soglia, 2011.
Luca Taddio è dottore di ricerca in Filosofia, insegna Estetica all’Università di Udine. Il suo interesse di ricerca prevalente è la filosofia della percezione e la teoria dell’immagine. È autore di numerosi racconti filosofici, per lo più raccolti nel volume Spazi immaginali (2004).
Salvatore Lavecchia è docente di Storia della Filosofia Antica presso l’Università degli Studi di Udine. Ha pubblicato studi sulla lirica greca di età arcaica e classica (Pindari Dithyramborum Fragmenta, Roma 2000), sulla storia della religione greca, su Platone (Una via che conduce al divino. La «homoiosis theo» nella filosofia di Platone).
“La filosofia come avventura infinita:
una sorta di navigazione a vista
nel gran mare dell’essere.
Per ripristinare il senso più autentico
della domanda filosofica.”
Un’avventura che non vuole traghettarci da nessuna parte; ma farci fare un’autentica esperienza di pensiero. E condurci nel cuore di alcune tra le grandi questioni della filosofia. Insomma, un modo per cercare di capire in cosa consista veramente quella in-servibile forma di conoscenza che da molti viene giustamente guardata con sospetto e perplessità. O anche: un modo per accompagnare il lettore alle radici di quella pratica intellettuale che sta alla base delle discipline specialistiche che i più ormai ritengono finalmente libere da ogni nefasta tentazione unitaria. Un volume che pretende di rivolgersi anche a chi non abbia mai avuto occasione di imbattersi in quella enigmatica forma di interrogazione che ha sempre caratterizzato il non-sapere filosofico. Sì, perché l’avventura della ricerca filosofica ha questo di caratteristico: di non pretendere alcun prerequisito, alcuna carta di identità, alcuna pregiudiziale attestazione d’appartenenza, ma di offrirsi piuttosto alla libera disponibilità di una mai appagata docta ignorantia.
Un volume sul rapporto tra arte e filosofia, perche' da sempre l'arte interroga gli umani, provocando la loro naturale attitudine filosofica.
Il volume si propone di mostrare l'eterno e strettissimo rapporto che sin dalle origini lega filosofia e musica. Ogni vera riflessione filosofica deve riuscire a farsi musica per far risuonare nelle sue parole quella stessa gioia del sentire che i grandi compositori sanno donare a chi li ascolta, consentendoci così di volare sulle ali del sorprendente, nonché "innocente" ritmo che dà voce al mistero di ogni perfetta e salvifica armonia. Un excursus che da Bach arriva fino al jazz, ai Beatles, ai Rolling Stones.
La filosofia e la teologia hanno sempre dialogato, anche là dove la loro distanza poteva sembrare insormontabile. Già Aristotele, infatti, aveva compreso che ogni vera metafisica e ogni vera ontologia sono, in quanto tali, «teo-logia». Di più: teologia e filosofia non possono evitare il dialogo, neppure oggi, pur con statuti e categorie mutate, pur in contesti sempre più complessi. Nei frequenti e interessanti confronti tra filosofi e teologi è però incombente il rischio di un equivoco radicale, frutto di una reciproca richiesta "impossibile": che il teologo si trovi a dover giustificare la propria fede e il proprio Dio, e il filosofo a riconoscere l'insufficiente credibilità del proprio Assoluto. Come fare? La via scelta dal filosofo Emanuele Severino e dal teologo Piero Coda (via il "terzo", Massimo Donà) è quella in cui la filosofia e la teologia sono condotte alle loro ultime possibilità, e così messe in gioco in una reale dinamica dialogica, senza che nessuno dei dialoganti debba rinunciare allo specifico della propria inclinazione riflessiva.
Un tentativo di rintracciare l'origine e l'evoluzione del concetto di negazione e le ragioni dell'"oblio del negativo" che ha caratterizzato il pensiero occidentale. Da Parmenide a Hegel, infatti, il concetto di negazione è stato immancabilmente ricondotto al positivo, rimovendone quindi il senso autentico di privazione, mancanza, assenza. L'autore riscopre i filosofi, gli scrittori e gli artisti che hanno saputo spingersi in prossimità del "tremendum" rappresentato dalla negazione, mostrando come, accanto alle grandi figure di Cartesio e Freud, anche Manritte e von Hofmannsthal abbiano saputo aprire un sentiero alternativo rispetto alla strada maestra imboccata dal pensiero occidentale.
Un volume che si propone di ripensare il rapporto tra filosofia e magia alla luce di una generale e radicale rilettura del loro senso originario. Una ricerca mossa dalla convinzione secondo cui l'attuale distanza che separa la filosofia dalla magia sarebbe dovuta all'oblio di ciò che i due ambiti sono stati e possono ancora essere, se ripensati oltre i luoghi comuni ormai anche troppo diffusi. La magia è stata sostituita dalla scienza e la filosofia è diventata puro gioco delle opinioni. Un libro che narra le vicende dei grandi maghi del passato e di quei sapienti che offrivano agli umani ciò che la filosofia ha continuato e potrebbe ancora continuare a offrire, come quando il filosofo e il mago erano figure in qualche modo sovrapponibili.
Già cara a Dioniso, e insignita assai presto di un valore simbolico anche dalla ragione filosofica, tale bevanda consente una profonda riconsiderazione del rapporto tra vita e pensiero, vizio e virtù, ragione e passione, misura e dismisura. Ciò cui si allude, nel contesto di una analisi e rigorosa e aneddotica, è un'altra immagine della filosofia in quanto tale. E proprio a partire dal vino. Dalla condanna più radicale al più sincero entusiasmo, da un interesse più scientifico a un non meno frequente e radicale investimento simbolico, diversi sono stati gli atteggiamenti nei confronti della sua potenza seduttiva.
Approfondita analisi del Parmenide di Platone, una guida preziosa per coloro che desiderano scoprire il modo in cui il padre della filosofia occidentale affronta il problema della conoscenza.