Che cosa ci attende dopo la morte? E, prima ancora, ha un senso farsi questa domanda e supporre che dopo la morte per noi ci sia ancora qualcosa? Il libro affronta questi interrogativi, sui quali grava un silenzio incosciente e spaventato. Di fronte alla cultura moderna, che rifiuta il mistero e interpreta la realtà come frutto del caso, assegnandole per traguardo il nulla, il discorso dell’autore innanzitutto delinea la natura dell’uomo come creatura voluta da Dio per un progetto misterioso che lo trascende e lo salva; e coglie nell’aspirazione all’infinito che segna la sua limitata esperienza terrena il nodo inscindibile fra il suo essere e il suo destino. Poi, sulla scorta della Sacra Scrittura e dell’insegnamento costante della Chiesa, presenta i contenuti precisi delle certezze di fede che illuminano, al di là del tempo, la sorte definitiva dell’uomo e della storia. Così, già ora possiamo contemplare “come in uno specchio” e anticipare in una trepidazione piena di amore ciò che contempleremo “faccia a faccia” dopo aver varcato i confini del tempo.
Sono forse giunti i tempi della fine? Sulla scorta dei testi biblici e dell'insegnamento della Chiesa, padre Livio rilegge il profetico ammonimento di due autori, Soloviev e Benson, che, circa cent'anni fa, vedevano ormai prossima la venuta dell'Anticristo; e rintraccia nell’esasperato soggettivismo dei nostri giorni, nel mito dell’onnipotenza della scienza, nella diffusione di una religiosità di tipo panteista, nel tentativo di omologare il cristianesimo a pura filantropia, i tratti di un’umanità che, sul piano dei valori in gioco, sta forse vivendo – come dice il Catechismo della Chiesa cattolica – “la massima impostura religiosa, (…) quella dell’Anticristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne”. Per il cristiano è tempo di vigilanza, ma non di paura nel futuro: la storia degli uomini, nonostante tutte le apparenze contrarie, è saldamente nelle mani di Dio.