Questo "mistery romagnolo", potrebbe sembrare un cupo romanzo criminale dell'epoca classica. Una gang capeggiata da un Padrone potente e taciturno secondo regola, è il luogo di odi incrociati e segrete ambizioni di ogni risma. Tra i tanti, Amalia, dark lady carnale e crudele nonostante genitori anarchici idealisti, decide di imprimere una svolta al suo rapporto con l'amante, capo operativo della cosca, un essere di nessuna umanità sposato senza sentimenti con l'enorme Minerva, figlia del Padrone. Minerva vigila su tutto e su tutti, immobile nelle sue stanze come un ragno al centro della tela, sicché Amalia, per emarginarla e prendere il suo posto nel cuore dell'amante e nella gerarchia, escogita un complotto. Assolda, tra gli scagnozzi della banda, il più emarginato, Primo Casadei, detto Terzo, uno che sembra capitato lì per caso, ma che si rivela un abile e freddo agente coadiuvato dalla sua squadra di strambi amici. Le cose però si complicano e si intrecciano, si bagnano di molto sangue e sfociano in un incomprensibile mistero risolto dall'abilità deduttiva di Primo. Ma questo, solo guardando la nuda trama. Nella sua realtà questa storia, al contrario dei romanzi criminali dell'epoca classica, non è accompagnata da nessun cattivo umore. Tutto, com'è tipico dei romanzi di Carlo Flamigni, si stempera in un andamento comico, pieno di battute, di situazioni surreali e popolaresche, di personaggi del tutto favolosi ma che le circostanze ambientali rendono veri come la vita.
Ritorna la Romagna di Flamigni con la sua variegata e allegra galleria di personaggi che hanno conquistato i lettori di “Un tranquillo paese di Romagna” e di “Circostanze casuali”: Primo Casadei e la sua famiglia, gli amici Proverbio e Pavolone, alle prese l’uno con un ricovero in terapia intensiva, l’altro con il desiderio di mettere al mondo un figlio con l’amata Maite. E sono problemi che li pongono di fronte a questioni di morale - la fine della vita e il suo inizio - non facili da risolvere soprattutto perché oscurate da leggi mal scritte e mal interpretate. Gli affanni dei due amici si intrecciano con la trama principale del romanzo. Giuseppe, figlio di una delle tante cugine di Primo, giornalista in una emittente televisiva, arriva in Romagna per una inchiesta sul «Presidente», uno di quei potenti che si muovono con disinvoltura tra politica danaro e malaffare senza però sporcarsi le mani. La sua vita è all’insegna della discrezione per non dire della segretezza. Giuseppe ha colto al volo l’occasione dell’inchiesta anche perché la sua fidanzata ha deciso di presentarsi al concorso Belle e Brave che si svolge in Romagna proprio in quei giorni. Accompagnata dalla mamma insieme hanno capito quali sono le mosse giuste per avere successo. Giuseppe si muove con eccessiva disinvoltura, a tratti con ingenuità, alla ricerca di verità sul Presidente, e Primo, che ben conosce il mondo al confine tra lecito e illecito (nel suo passato c’è anche la prigione), lo mette in guardia e lo avverte di fermarsi.
Il miracolo della vita è un rompicapo affascinante che racchiude un immenso potere. Per questa ragione magia, religione e scienza, nei secoli, hanno cercato di garantirsene il controllo. E la controversia è ancora in corso, accesa più che mai. La "nascita della vita" e i diversi modi di essere madre o padre costituiscono il nucleo di questi ventiquattro racconti: i miti della Creazione e i possibili sviluppi (fanta)scientifici dalle nuove tecniche di riproduzione, i problemi etici e il dramma della sterilità... Un ciclo di storie appassionanti e delicate che ci lasciano con la sensazione che, per quanto gli uomini si sforzino di conoscere, alla base della vita rimarrà sempre il mistero.