Il 5 luglio 1294, dopo oltre due anni di Sede vacante, i cardinali riuniti in conclave finalmente convergono su un uomo del tutto estraneo alla Curia Romana, l'eremita abruzzese Pietro da Morrone. Digiuno di politica e lontanissimo dalle logiche del secolo, Celestino V si sente fin da subito a disagio tra i fasti di Roma, al punto che dopo soli cinque mesi comunica ai porporati la decisione di deporre la tiara. Il suo gesto apre la strada all'elezione di Bonifacio VIII, cardinale dalle notevoli doti diplomatiche, una nomina salutata dal mondo intero come provvidenziale. Non è di quest'idea, però, Dante, che nel terzo canto dell' "Inferno" sembrerebbe riferirsi proprio a Celestino con il verso "colui che fece per viltade il gran rifiuto". Sembrerebbe, appunto. Barbara Frale ricostruisce in questo libro la storia di Celestino, del suo rapporto con Bonifacio, raccontando eventi poco noti, non di rado delittuosi, risvolti e retroscena, infamie e amare verità che danno a questa biografia le sfumature del romanzo gotico. Protagonisti, insieme a Celestino V e Bonifacio VIII, sono il re di Francia Filippo il Bello, il re di Napoli Carlo II d'Angiò, le grandi famiglie nobiliari romane, i teologi della Sorbona, e un secolo, il Trecento, particolarmente gravato da scandali, processi, dispute dottrinali e lotte di potere, rese più infuocate dalla propaganda di tutte le parti in gioco. Fino a impedire di vedere nel "gran rifiuto" l'inganno che in realtà è stato. Introduzione di Franco Cardini.
Roma, 1938. Alessandro Borghesi, ingegnere minerario neolaureato e pieno di entusiasmo, viene assunto in una missione archeologica destinata a scavare nell'oasi di Siwah, nel deserto del Sahara, alla ricerca della tomba perduta di Alessandro Magno. Ma ben presto il giovane Borghesi viene a sapere che secondo un antico papiro a Siwah è nascosto un tesoro ben più prezioso, di valore inestimabile: la fonte di un potere misterioso, un segreto celato da quattro ideogrammi - una lingua arcana e sconosciuta - che nessuno studioso al mondo è ancora riuscito a decifrare. Arrivato al Cairo, Alessandro si rende conto che intorno alla missione archeologica ruotano enormi interessi economici e politici: il tedesco Hans Brunner, morto in circostanze sospette, aveva infatti individuato proprio dove sorge l'oasi di Siwah un giacimento di greggio, ora conteso tra gli italiani - che occupano la Libia - e gli inglesi che controllano l'Egitto. Nel seguire le tracce di questa scoperta, Alessandro incontra l'affascinante Elisabeth Rosenheim, egittologa allieva del defunto professor Brunner, e decide di inoltrarsi con lei tra i tanti, troppi misteri della missione. Giunto nel cuore del Sahara, scoprirà che nemmeno il recupero del giacimento di greggio è il suo unico scopo. Nel viaggio si nascondono un'altra verità e nuovi, inquietanti interrogativi: perché l'Ovra ha intercettato una telefonata tra il cardinale di Chicago e la Segreteria di Stato di Pio XI
Nel giugno 1939, Pio XII (Eugenio Pacelli) annuncia ufficialmente l'avvio degli scavi sotto le fondamenta della basilica vaticana: proprio lì dovrebbe trovarsi, come attesta una tradizione antichissima, la tomba dell'apostolo Pietro, deposto sul colle Vaticano al tempo di Nerone (64 d.C). L'operazione è condotta in un clima di riservatezza assoluta. Il segreto continua e si rafforza negli anni più critici della seconda guerra mondiale, persino quando Roma, dopo il crollo del fascismo e la firma dell'armistizio con gli Alleati, viene occupata dai nazisti. Tutto ruota intorno alla figura di Ludwig Kaas, il monsignore a cui Pio XII affida la direzione di quei delicatissimi scavi. Kaas è in contatto diretto e confidenziale con Josef Mùller, un ignoto avvocato di Monaco: pur essendo estraneo al Vaticano, Muller scenderà più volte in aereo da Berlino fino a Roma e sarà ammesso a visitare la necropoli, mentre l'ingresso agli scavi resta inaccessibile a tutti, compresi i cardinali del Sacro Collegio. Barbara Frale ricostruisce una vicenda complessa e a tratti oscura. Proprio come accade durante le complicate fasi di uno scavo archeologico, quando un detrito o un frammento, di per sé marginali, acquistano di colpo un significato profondo e insperato, così l'indagine dell'autrice sul rapporto tra Pio XII, il nazismo e la persecuzione degli ebrei si arricchisce pagina dopo pagina di nuovi dettagli e ipotesi interpretative, spesso trascurate dalla ricerca storica.
Secondo la tradizione il ritratto di Cristo, di antichissime origini bizantine, tramanda la vera fisionomia di Gesù ed è sempre stato legato a regole fisse che non si potevano cambiare. Ma da cosa deriva questa lunga tradizione? I documenti rimandano a un ritratto primigenio che non era un dipinto ma piuttosto un’impronta su stoffa. Dunque la sindone di Torino può avere dettato le regole con cui si dipinsero le prime icone di Gesù. Questo è l’argomento di grande attualità ed interesse che l’autrice del volume proporrà nell'incontro di venerdì 7 maggio.
Barbara Frale è laureata in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo archeologico ed ha conseguito il dottorato in Storia all’università “Ca’ Foscari” di Venezia. Dopo un triennio di specializzazione sui documenti antichi latini e greci presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, dal 2001 è Officiale dell’Archivio Segreto Vaticano.
Un nuovo capitolo della storia complessa e affascinante della più famosa tra le reliquie. Dopo aver illustrato in un libro precedente l'ipotesi che la sindone sia stata portata in Europa e conservata segretamente dal potente ordine dei Templari, Barbara Frale esamina alcune tracce di scrittura in greco, latino ed aramaico solo da poco identificate sul lino della sindone. Confrontate con molte fonti greco-romane, giudaiche e del primo cristianesimo, queste scritte riconducono nella Gerusalemme del tempo di Tiberio (14-37 d.C.) e inquadrano la sepoltura di un personaggio chiamato Yeshua Nazarani.
Barbara Frale è ufficiale dell'Archivio Segreto Vaticano. Studiosa dei Templari e delle Crociate, ha pubblicato "L'ultima battaglia dei Templari" (Viella, 2001), "Il papato e il processo ai Templari" (Viella, 2003), "I Templari" (Il Mulino, 2004; trad. inglese, francese, spagnola, portoghese, polacca e ceca) e "I Templari e la sindone di Cristo" (Il Mulino, 2009).
I Templari, l'ordine religioso-militare più potente del Medioevo, con tutta probabilità per un certo periodo custodirono la sindone oggi conservata a Torino. Venerato nel più rigido segreto e conosciuto nella sua reale natura solo dai maggiori dignitari dell'ordine, il telo era conservato nel tesoro centrale dei Templari, che avevano fama di essere autorità nel campo delle reliquie. In un'epoca di confusione dottrinale diffusa in gran parte della Chiesa, la sindone per i Templari rappresentava un potente antidoto contro il proliferare delle eresie. Seguendone l'itinerario nel corso del Medioevo l'autrice procede anche a ritroso nel tempo, fino agli albori dell'era cristiana, aprendo una prospettiva nuova sulla controversa reliquia.
Barbara Frale, storica ed esperta di documenti antichi, è ufficiale dell'Archivio Segreto Vaticano. Studiosa dei Templari e delle crociate, ha scritto "L'ultima battaglia dei Templari" (Viella, 2001), "Il papato e il processo ai Templari" (Viella, 2003) e "I Templari" (Il Mulino, 2004; trad. inglese, francese, spagnola, portoghese, polacca e ceca).
Nato dall'iniziativa di alcuni cavalieri che si erano votati al Santo Sepolcro di Gerusalemme, quello dei Templari divenne in pochi decenni l'ordine religioso-militare più potente della cristianità. Professionisti della guerra e uomini di religione, protettori dei pellegrini in Terra Santa, i cavalieri del Tempio divennero, grazie al favore dei papi e dei re cristiani, un organismo sovranazionale attivo in tutto il Mediterraneo. L'accusa di eresia rivolta da Filippo il Bello per impadronirsi dei beni dell'ordine, indusse Clemente V a sciogliere il Tempio per evitare uno scisma della chiesa francese da Roma. Questo studio ricostruisce la storia dei Templari avvalendosi di ricerche originali che hanno condotto anche a clamorose scoperte.
Nato dall'iniziativa di alcuni cavalieri che si erano votati al Santo Sepolcro di Gerusalemme, quello dei Templari divenne in pochi decenni l'ordine religioso-militare più potente della cristianità. Professionisti della guerra e uomini di religione, protettori dei pellegrini in Terra Santa, i cavalieri del Tempio divennero, grazie al favore dei papi e dei re cristiani, un organismo sovranazionale attivo in tutto il Mediterraneo. L'accusa di eresia rivolta da Filippo il Bello per impadronirsi dei beni dell'ordine, indusse Clemente V a sciogliere il Tempio per evitare uno scisma della chiesa francese da Roma. Questo studio ricostruisce la storia dei Templari avvalendosi di ricerche originali che hanno condotto anche a clamorose scoperte.
Nel settembre del 2001 è stata riportata alla luce presso l'Archivio Segreto Vaticano una pergamena originale che la comunità scientifica credeva perduta da secoli. L'atto di assoluzione da parte di papa Clemente V all'ultimo Gran Maestro del Tempio e agli altri capi dell'ordine rinchiusi dal re di Francia nel castello di Chinon. I risultati confermano quanto contenuto in un altro importante documento conservato nella cancelleria di Clemente V, una carta privata sul quale il papa lavorò con i suoi collaboratori giungendo alla conclusione che i Templari non erano eretici. Gli strumenti dell'analisi diplomatica illuminano i punti oscuri di uno dei più grandi intrighi internazionali del Medioevo.