Speranza e forza, sogno e carattere, vaghezza e testardaggine. Si potrebbe andare avanti a lungo ad elencare gli elementi che hanno fatto di Ronald Reagan un animale politico così singolare e memorabile. Ma è solo una parte della spiegazione più ampia del perché Reagan abbia vinto le elezioni del 1980, diventando il quarantesimo presidente degli Stati Uniti e costruendo una solida, duratura alleanza politica, che ha retto fino all'elezione di Barack Obama, quando si è chiusa un'epoca americana. Francesco Chiamulera affianca alla biografia di una delle figure più rilevanti del Novecento un'analisi delle profonde mutazioni che interessano la destra statunitense, il partito repubblicano, e più in generale la società e l'opinione pubblica nei tormentati anni Settanta. Narratore prima e più che "comunicatore" (parola abusata e poco significativa), Ronald Reagan e?, soprattutto, un grande, spregiudicato interprete del sogno americano dei Padri fondatori, in particolare nella sua declinazione jeffersoniana. In perenne rivolta contro lo stato centrale e contro l'autorità.
Superati ormai da qualche tempo i cinquant'anni, morirà appena compiuti i cinquantasette, pressoché conclusa la sua carriera politica dopo i disastri della Lega di Cognac, il sacco di Roma e il papa Clemente VII asserragliato col collegio cardinalizio in Castel Sant'Angelo, Guicciardini, nella solitudine della sua villa di Santa Margherita in Montici, iniziò quella sua "Storia d'Italia" che non solo fu la prima storia del nostro paese studiata nel suo complessivo svolgimento sullo sfondo di tutte le vicende europee, ma che fu soprattutto avvertita come la storia stessa della fine della preminenza italiana durata per almeno tre secoli: con la metà circa del secolo decimosesto siamo infatti alla pressoché definitiva sanzione della supremazia spagnola sia da noi sia in tutta Europa. L'Italia di Lorenzo il Magnifico, morto nel 1492, non esiste più; poco più di quarant'anni dopo, nel 1534, data della morte di Clemente VII e ultimo traguardo della narrazione guicciardiniana, il primato europeo passerà prima alla Spagna e quindi alla Francia: questa Storia pertanto, è il tragico ritratto della scomparsa di un paese - il nostro - che aveva educato il mondo, se non a reggersi come Stato, a istituirsi come fonte di civiltà, di cultura, di sapere giuridico e, non da ultimo, come sorgente di arte bella e di libero pensare.