Il presente manuale giunge alla quinta edizione.
Il termine "ascolto" non compare nel codice di rito penale; tuttavia, la predetta scelta lessicale, in luogo di quella tecnicamente più corretta di "testimonianza", pare, nel caso concreto, più opportuna, poiché l'audizione di un minore - testimone o vittima di reato - non si esaurisce nella componente fisica derivante dal "sentire con l'orecchio" quanto da altri riferito, ma ricomprende quella più propriamente psicologica - tipica dell'"ascolto" in quanto tale - dell'apprendimento con i cinque sensi. Sempre più spesso si parla di minori, ma sempre più difficilmente si è davvero in grado di ascoltarli. Ascoltare un minore in seno ad un procedimento penale significa venire incontro alle sue esigenze, accoglierlo, comprenderne il dichiarato e percepirne le sensazioni; significa valutarne l'idoneità a testimoniare e aiutarlo a fornire il proprio contributo nel modo meno traumatico possibile; significa garantire la genuinità delle sue dichiarazioni, tanto da rivelarsi imprescindibile l'ausilio delle scienze paragiuridiche. Questo è il motivo per il quale ciò che ordinariamente costituisce la prova dichiarativa per eccellenza finisce per assumere le sembianze di una prova scientifica - quasi un ibrido tra la testimonianza e la perizia - in cui accanto al tecnico del diritto si trovano ad operare i più svariati cultori delle scienze umane e sociali, psicologiche e, talvolta, anche psichiatriche. La delicatezza della materia, oggi più che mai al centro delle cronache quotidiane, impone un cauto approccio da parte di tutti gli operatori coinvolti nel severo perseguimento delle esigenze di protezione della giovane fonte rispetto a modalità esecutive del suo ascolto che potrebbero essere per lei dannose, da contemperarsi sempre con le irrinunciabili esigenze di accertamento della verità. La presente opera si propone l'ambizioso obiettivo di effettuare una ricognizione della materia, sviluppando, in due distinte sezioni, i profili statici e dinamici che la caratterizzano. In particolare, partendo dai profili statici e, così, prendendo le mosse dall'evoluzione storica dell'istituto e dalle sue fonti interne ed internazionali, essa si sviluppa nella disamina del ruolo dei tecnici del diritto e degli operatori sociali, nonché nello studio degli apporti provenienti dalle scienze psicologiche. Quindi, con la parte dinamica, si approfondisce la materia per come operante nei momenti fondamentali del procedimento penale e, in particolare, nella fase delle indagini preliminari, dell'incidente probatorio e del dibattimento. Ne discende uno studio completo della normativa vigente, come interpretata da dottrina e giurisprudenza, e una serie di spunti critici e di riflessione.
Il libro presuppone si sia presa sul serio la domanda più radicale sull'esperienza giuridica: quale il rapporto tra diritto e verità? Rispondere in termini filosofici significa chiedersi di quale verità si parli: e quindi sospettare che le perplessità dipendano dal modo con cui in Occidente si è intesa la verità, ovvero identificandola con la scienza. Ma c'è un altro "senso" della verità: quello che ci permette di chiamare verità molte e diverse manifestazioni particolari della stessa. Occorre però cercare lontano. Prima che l'idea della scienza si annunciasse, il pensiero arcaico aveva riflettuto sulle origini di ciò che si presenta necessariamente a tutti: e quella riflessione ci ha lasciato tracce che ancora dobbiamo ripercorrere. La via specifica del libro è di trovare un inizio necessario non alternativo al pensiero moderno ma, casomai, capace di ricomprenderlo, così da dar ragione della scienza e, insieme, dell'esperienza religiosa e di ogni altra manifestazione di quel vero che appare in modo eminente nel dialogo, nella controversia e nel processo.