Dieci anni fa, Papa Francesco firmava quello che da tutti è stato sempre considerato il documento programmatico del suo pontificato: l'Esortazione apostolica Evangelii gaudium sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013). A dieci anni di distanza dalla pubblicazione di questo documento, pietra miliare del suo magistero, il Papa torna a occuparsi del tema dell'evangelizzazione, dedicando un intero ciclo di catechesi al cosiddetto zelo apostolico o passione per l'evangelizzazione. Se mai ce ne fosse bisogno, questa felice coincidenza non fa altro che attestare come per Papa Bergoglio la Chiesa non ha altro compito se non quello di annunciare la Buona Notizia del Vangelo, cioè che l'amore di Dio è per tutti, non esclude nessuno. La Chiesa non può prescindere da quella che è la sua missione specifica: assumendo lo sguardo di Gesù, annunciare a tutti la bellezza del Vangelo. Papa Francesco, nelle catechesi raccolte in questo volume, oltre a richiamare l'esempio di Gesù e dei primi testimoni del Vangelo, non si stanca di ripetere che l'evangelizzazione è l'ossigeno della vita cristiana. Senza la passione per l'annuncio del Vangelo, la Chiesa si ammala di autoreferenzialità, vive ripiegata su sé stessa ed è destinata a non avere più futuro, perché non sa più generare nuovi cristiani. Presentazione di Armando Matteo.
Uno dei grandi temi del Pontificato di papa Francesco è la misericordia che Dio ha nei confronti di tutti i suoi figli, che siamo noi. La tenerezza è l'espressione materna di questa misericordia e ci permette di cogliere quanto Dio sia vicino alla nostra esistenza. Tutti abbiamo bisogno, tutti abbiamo momenti di fatica, tutti cerchiamo una parola di perdono e di consolazione: ecco, ci dice il Pontefice argentino che in questi dieci anni abbiamo imparato ad apprezzare e ad amare, Dio è colui che non ci fa mai mancare una risposta, anzi non ci fa mai mancare una carezza.
P. Schillebeeckx compie novant'anni. Francesco Strazzari, che una decina di anni fa aveva già permesso al pubblico italiano d'incontrarlo nel libro-intervista Sono un teologo felice, torna a fargli visita nella sua stanza di Ber en Dal, dove, pur nella fatica dell'età e della malattia, egli prosegue operoso i suoi studi: "Non so se farò in tempo a finire il libro sui sacramenti... I sacramenti sono la festa di Dio e dell'uomo, e il loro fascino è un canto che sempre si espande". Ne scaturiscono appassionate confessioni di un uomo che ha fatto della sua vita una continua ricerca di Dio: "Alla mia età, dopo una lunga e laboriosa ricerca, che non è ancora terminata, vorrei dire sommessamente che la bontà di Dio ha l'ultima parola nella nostra vita, la quale è di fatto un miscuglio di senso e non senso, di salvezza e non salvezza, di disperazione e speranza". Il suo amore per la Chiesa, che mai pensò di lasciare, e le sue preoccupazioni per le sorti dell'umanità, spesso lontana da Dio, vedono la missione della prima strettamente legata alle vicende della seconda: "La Chiesa deve entrare nel mondo, non per conformarsi - guai! -, ma per essere profetica e critica... Cosa dire a coloro che hanno lasciato la Chiesa? Sono purtroppo tanti. Il loro esodo provocherà forse una specie di purificazione e porterà la Chiesa a riflettere, a proporre l'essenziale, a parlare più di Dio che di se stessa, a sentirsi più viandante che trionfante".