Si apre la caccia alla borsa di Mussolini, ricolma di documenti selezionati e custoditi gelosamente dal Duce, che da quel materiale si ripropone grandi vantaggi politici. Nel dopoguerra si favoleggia di importantissime lettere di Vittorio Emanuele III, Adolf Hitler, Dino Grandi, Pietro Badoglio, De Gasperi e soprattutto di Winston Churchill. "Per l'Italia valgono più di una guerra vinta" aveva confidato il Duce al gerarca Alessandro Pavolini. Dopo il crollo del fascismo, i documenti autentici si mescolano alle contraffazioni, dando vita a campagne scandalistiche che appassionano gli italiani. Le misteriose lettere riguarderebbero l'entrata in guerra dell'Italia nel 1940 e l'accordo segreto secondo cui, in caso di sconfitta della Gran Bretagna, Mussolini avrebbe mitigato le pretese di Hitler al tavolo della pace in cambio di concessioni territoriali. Ma cosa conteneva veramente quel carteggio? E cosa nasconde il lucroso mercato di apocrifi maturato nel dopoguerra? Che credito meritano i clamorosi documenti apparsi sulla stampa negli anni Cinquanta e che divennero oggetto di negoziazioni, ricatti, speculazioni tra Italia e Svizzera, Germania e Regno Unito? Luogo di stampa: Milano.
La prima indagine storica del lato più oscuro del Ventennio: la delazione anonima, odioso strumento nelle mani di Mussolini per controllare la vita degli italiani. È il 1923 quando l'ex socialista Benito Mussolini, alla guida da pochi mesi del governo di coalizione, pone con una breve nota il primo mattone di un autentico mostro politico-burocratico che, con i suoi tentacoli intinti nel veleno di intercettazioni, delazioni e soffiate, stritolerà la vita pubblica italiana fino alla fine del regime fascista: "Caro Finzi, dispongo che le intercettazioni telefoniche siano d'ora innanzi recapitate solamente a me. Una copia sola, quindi, che tu riceverai e mi trasmetterai". Mimmo Franzinelli, grazie a una ricerca accuratissima, non paga di uno scrupoloso scandaglio degli archivi ma ricca anche di testimonianze di prima mano (spesso terribili), ci mostra con chiarezza come sia stato possibile tenere sotto il tallone d'acciaio del terrore un intero paese, trasmettendo l'insicurezza profonda che è il primo ingrediente dell'obbedienza cieca. Quando nemmeno fra i muri della sua casa si sente al sicuro, quando i partigiani vengono scovati nei nascondigli più impensabili, quando le famiglie ebraiche vengono tradite dai vicini e dagli amici, il popolo è pronto, pur di non correre alcun rischio, a pagare il terribile prezzo di abdicare alla propria libertà.