Chi ammira oggi i dipinti di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610) scopre una pittura impastata di colore e di sangue, ma anche di lacrime e di risate, di cielo e di terra. Ne intuisce
il disagio esistenziale insieme alla gioia di vivere. Ne coglie l’esuberante carnalità accanto alla spiritualità più elevata. L’abisso del peccato sovrastato dal vertice della redenzione. La luce e le tenebre, appunto. Come accade in questo suo celebre capolavoro, la Vocazione di Matteo, dove il pittore lombardo resta fedele allo spirito del racconto evangelico, restituendo soprattutto il pathos intensissimo di quel momento, ma allo stesso tempo rielabora quell’episodio in modo personale e originale, dandocene un’interpretazione unica. Da quell’artista eccezionale che è. Perché la “chiamata” che qui viene rappresentata non è soltanto quella dell’apostolo, ma è rivolta a tutti gli uomini: in ogni parte del mondo, in ogni epoca.
Il Cenacolo di Leonardo da Vinci è uno dei vertici della pittura di tutti i tempi. Il maestro del Rinascimento italiano lo dipinse negli ultimi anni del Quattrocento, nel refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano. E fu una vera rivoluzione. Nonostante il rapido e irreversibile degrado, infatti, nulla è riuscito a distruggere il fascino di quest’opera unica e straordinaria: Rubens, quasi a nome di tutti gli artisti “moderni”, sentenziò che essa aveva raggiunto «un tale grado di perfezione» che gli sembrava impossibile parlarne in termini adeguati, «e tantomeno imitarla». Ma questa Ultima cena è innanzitutto una vibrante icona spirituale, scaturita dalla sensibilità di un talento profondamente religioso, che mettendo in scena il drammatico istante dell’annuncio del tradimento, porta lo spettatore al cuore del mistero eucaristico, e quindi della fede cristiana.
I capolavori di Hieronymus Bosch sono illustrati e commentati in ogni dettaglio, alla scoperta di una complessa simbologia, spesso enigmatica, che racconta per immagini la vita dell'uomo, le sue tragedie, le sue speranze, il suo destino ultimo. Scopriamo così come per la prima volta il fascino straordinario e modernissimo di dipinti in cui la Bibbia si incarna nel quotidiano, fra tradizioni popolari, mistica medievale, cultura umanistica, inquietudini di un mondo che cambia radicalmente. Perché Bosch è contemporaneo di Leonardo e Raffaello, di Michelangelo e Dürer, ma anche di Cristoforo Colombo e Machiavelli, di Copernico e Lutero, di Erasmo e Savonarola.
L’Ultima cena che Gesù consuma insieme ai discepoli alla vigilia della sua passione è uno dei momenti più intensi e drammatici nel racconto dei Vangeli. Ma è anche il fulcro del Mistero cristiano, il momento cioè in cui quel Dio che si è fatto uomo per amore offre il suo stesso corpo e il suo stesso sangue come cibo e bevanda di salvezza, in un memoriale ancor oggi celebrato da milioni e milioni di fedeli in tutto mondo. Per questo l’arte cristiana, nei secoli, ha riprodotto innumerevoli volte questo mistico banchetto di duemila anni fa, sottolineandone ora il significato sacrificale, ora la rivelazione del tradimento di Giuda, ora il momento dell’istituzione dell’eucaristia. Ma spesso riunendo tutti questi aspetti in un’unica immagine di forte impatto visivo e di profonda valenza simbolica. In queste pagine vengono presentate alcune straordinarie opere che hanno per tema proprio l’Ultima cena, dai lucenti mosaici di Ravenna del VI secolo agli espressivi rilievi della scultura romanica, dai mirabili affreschi di Giotto alla raffinata pittura di Beato Angelico, dalle sorprendenti tavole dei maestri fiamminghi alle incantevoli composizioni rinascimentali del Ghirlandaio e del Perugino. Fino a quel capolavoro assoluto che è il Cenacolo di Leonardo da Vinci, vertice insuperato e insuperabile dell’arte di tutti i tempi.
Quella di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, nato a Milano nel 1571, morto neppure quarantenne su una spiaggia della Maremma nel 1610, è una pittura impastata di colore e di sangue, di cielo e di terra. Se ne intuisce il disagio esistenziale insieme alla gioia di vivere. La disperazione alternata alla speranza. L’esuberante sensualità accanto alla spiritualità più elevata. La luce e le tenebre, appunto. Questo libro propone un viaggio in undici tappe, attraverso altrettanti capolavori a soggetto sacro, per cercare di capire perché Caravaggio ha dipinto quel che ha dipinto proprio in quel modo, fra successi e rifiuti. Ma soprattutto per scoprire la figura e l’opera di un maestro straordinario, che più di ogni altro artista del passato riesce a parlarci con forza dei grandi temi della vita. Cercando nel quotidiano l’eterno.