9 marzo - 17 maggio 2020. Eravamo in piena pandemia, nel primo lockdown che ci costringeva rigorosamente nelle case. Anche le chiese erano deserte. Qualche parroco tentava di parlare ai suoi fedeli col megafono dal campanile. Papa Francesco ha un'idea che passerà subito alla storia: quella di impartire la benedizione Urbi et Orbi sulla piazza San Pietro vuota, con una leggera pioggia che sembrava un pianto del Cielo, e di pronunciare l'omelia della barca che apre questo libro. Ma la pandemia aveva anche svuotato le chiese. Ed allora Francesco decide di ospitare ogni giorno alle 7 del mattino le telecamere per diffondere ovunque la messa che celebra dalla cappella di Casa Santa Marta dove risiede. E la accompagna con una introduzione, cioè con una dedica alle persone, alle comunità, alle categorie più provate. Il vuoto delle nostre città veniva così riempito dal “pieno’ di sentimenti, riflessioni, preghiere suggerite dai suoi gesti e dalle sue parole meditate nelle nostre case. Questo libro raccoglie i passaggi essenziali di quella indimenticabile esperienza.
Il senso del titolo che abbiamo voluto conferire a questo libro di riflessione al tempo stesso congiunta, negli intendimenti e negli argomenti, e disgiunta, nella diversità dei punti di vista, che dovrebbe fungere da calmiere di esperienze, di impegni professionali e accademici, di percorsi di scrittura ovviamente diversi, anche se spesso convergenti. "In media", appunto, nel senso di mettere a confronto questi punti di vista, articolati intorno ai problemi della innovazione nel campo della comunicazione e in quello della formazione, intesa in senso lato, come formazione istituzionale e come formazione personale. "In media", perché questi problemi derivano dalla grande rivoluzione mediatica della seconda metà del Novecento e perché su questa stessa rivoluzione dovrebbero inevitabilmente fare leva le diverse soluzioni auspicabili e possibili. "In media", infine, perché l'orizzonte filosofico di queste nostre riflessioni, scaturite da occasioni e da sollecitazioni diverse, si articola sostanzialmente intorno al valore della "mediazione", intesa sia come istanza di una responsabilità critica, sia come perseguimento di quella etica aristotelica che non pretendeva, come molti ritengono, che la verità e la virtù stiano sempre "nel mezzo", ma che, al contrario quel "mezzo" interpretava come un percorso difficile e faticoso tra tutte quelle forme intermedie in cui consiste l'autentica dimensione etica: forme di incontro, forme di dialogo, forme di progetto, forme di decisione condivisa.
«Sto imparando», disse Papa Francesco ai giornalisti poco tempo dopo l’elezione a pontefice, per descrivere il suo apprendistato nei rapporti con la stampa. Che in brevissimo tempo sia diventato un maestro nel padroneggiare la comunicazione in tutte le sue dimensioni — la frase virale, il gesto immediato, l’intervista, il colloquio improvvisato, l’intervento a braccio, il videomessaggio, il silenzio del raccoglimento… — rivela la rapidità e la flessibilità con cui ha colto l’importanza della comunicazione di massa nell’esercizio della sua missione universale. Un segno della grazia di stato, direbbero i teologi…
In questo libro il profilo del “papa giornalista emerge dal racconto di alcuni suoi “colleghi che rileggono e commentano i suoi messaggi sulla comunicazione dal 2014 al 2018.
Il volume raccoglie i commenti che l'Autore scrive per la rubrica del settimanale "Il Mio Papa" alle Omelie che Papa Francesco pronuncia la mattina a Santa Marta. Commenti di cui non vi sarebbe davvero bisogno, data la grande attitudine giornalistica di Papa Bergoglio, tale da fare invidia a qualsiasi titolista di un importante giornale. Resta tuttavia l'esigenza di "personalizzare" la sua parola, di ricondurla al proprio contesto familiare, sociale, psicologico e culturale. Il richiamo più efficace è quello capace di creare un eco, un rimbalzo da persona a persona, un passaparola dello spirito. Una raccolta composta di brevi citazioni del Papa integrate non solo dal commento dell'autore, ma anche da immagini e didascalie che diano più concretezza al testo o riscoprano radici dimenticate. Il messaggio di un Papa è sempre universale. Il nostro orecchio, la nostra mente, e il nostro cuore lo riporta però alle situazioni che stiamo vivendo. Ed è naturale che sia così. Per parte sua l'Autore ha cercato di aiutare questo lavoro interiore: rendere soggettivo un richiamo universale affinché possa muovere l'attenzione di altre persone sulle gioie e i dolori di cui si è protagonisti e testimoni.