La violenza costituisce una determinazione che appartiene realmente a ogni forza, a ogni atto, incluso quello di libertà. Il concetto di violenza è tanto ampio quanto quello dell'altro essere. E tuttavia l'uomo ragionevole non ha cessato di voler sovrastare la violenza. La pace è per lui il bene più prezioso. Le differenti forme di violenza la palesano come una forza che invade un campo diverso dal proprio. La ragione moderna, che pretende di avere ragione, è naturalmente violenta ; la globalizzazione contemporanea partecipa alla violenza riduttrice dell'altro differente, portando avanti l'idea di una unità formale. Gli uomini intendono, però, rispettare le differenze sottoscrivendo dei contratti, la giustizia perviene così nell'interiorità della coscienza. L'analisi si completa mediante una riflessione sull'uomo il cui l'atto di essere viene alla luce nel riconoscimento intersoggettivo. La compassione e il perdono si rivelano allora come le disposizioni metafisiche più essenziali.
La metafisica è spesso presentata come se costituisse un discorso chiuso, completo. Sarà per questa ragione che non si la considera importante per la vita, che è complessa, esitante. La metafisica sarà fantascienza, oppio per la ragione? Essa corrisponde però a una vera esigenza della ragione umana. Non sarà l'esigenza di possedere una verità ultima in cui tutti i problemi dell'esistenza troveranno la loro soluzione, ma una necessità che appartiene intrinsecamente all'intelletto. L'intelletto umano non si soddisfa di qualsiasi ragione, lotta contro ogni rischio d'illusione, desidera una soddisfazione che sia proporzionata alle sue possibilità. Il libro si divide in due parti. La prima, una sorta di cammino ascendente, interpreta la figura che, nella filosofia del linguaggio, si chiama "analogia". La seconda parte, un cammino discende, esamina la sequenza del trascendentali proposta da Tommaso d'Aquino, interpretata integrando gli sforzi della filosofia dei nostri tempi.
Esistono introduzioni alla geometria, alla storia, a tutte le scienze. Vi si espongono i concetti massimi, le procedure essenziali. Una volta però entrati nel vivo del lavoro scientifico, queste introduzioni vengono superate. Non così in filosofia. Perché non finiamo mai di introdurci in essa. Il pensiero filosofico progredisce infatti per approfondimenti successivi, più che per ampliamenti. Le ragioni della sapienza introduce alla filosofia ricordando, a coloro che hanno una certa familiarità con le analisi filosofiche, l'orientamento fondamentale della loro disciplina, l'orizzonte della loro ricerca. La filosofia ama la sapienza, mantenendosi fedele alle esigenze della ragione. È stata e sarà sempre una simile ricerca: quando riflette sui dettagli della vita umana o sull'ente in generale; quando si ferma sull'essenza di un dipinto, di una poesia, sull'amore e l'odio, o su ciò che si può conoscere ragionevolmente con certezza. Ma che cos'è la ragione? La sapienza? Non sono cose, bensì percorsi, avventure della mente. Disillusioni e scoperte. Attraversano momenti di buio e di luce. Sono vita. Animano la ricerca intellettuale con inquietudine ed entusiasmo. Passano in ultimo dall'illusione dell'ego preoccupato di sé all'attesa di un mistero umano che si avvicina.
Viene qui proposto, in una sequenza di quindici saggi, un percorso di metafisica attento alla riflessione contemporanea e fedele ai capisaldi del pensiero classico. Gli autori di riferimento sono infatti Aristotele, Tommaso, Cartesio, Kant, Blondel, Heidegger, ma anche Lotz, Vattimo, Cacciari, Nabert, Lévinas e Ricoeur.
Essendo la filosofia una esperienza spirituale, la prima parte del libro (Problematica) mette l’accento sulla dimensione trascendente del sapere e della libertà. La seconda (Composizione) verifica i limiti di una metafisica dell’essere prettamente epistemologico e propone le modalità di un’altra, che sia attenta alla pratica dei nostri atti umani. La terza parte (Scomposizione) espone le critiche che la tradizione heideggeriana, particolarmente in Italia, ha indirizzato alle metafisiche di ordine sia gnoseologico sia pratico, fino a imbattersi nelle questioni della violenza e della pluralità delle verità. La sezione successiva (Ricomposizione) mostra come la metafisica d’ispirazione trascendentale sia suscettibile di assumere il meglio del tema contemporaneo della ‘differenza’ e di dare così nuovo dinamismo alla metafisica classica. Infine, l’ultima parte (Invocazione) trae dal percorso effettuato gli elementi ragionevoli per affrontare le questioni del male, del perdono e della speranza; sarà a questo punto che le condizioni più specifiche della metafisica dell’autentico atto d’essere potranno venire precisate.
Paul Gilbert, professore ordinario di Metafisica all’Università Gregoriana di Roma, ha pubblicato, oltre a saggi sul pensiero contemporaneo, alcuni volumi sul pensiero del Medioevo (Anselmo d’Aosta soprattutto), sulla scolastica recente (ha curato un’opera dedicata a Joseph Maréchal), e di metafisica sistematica (“La semplicità del principio”, 1992 e “La pazienza d’essere”, 1996).