In questa quinta tappa del viaggio di Louis Ginzberg attraverso la tradizione ebraica, in margine alla Bibbia, prosegue e si conclude l'epopea di Mosè, tormentato e persino ritroso intermediario fra cielo e terra, ma anche audace condottiero in quel deserto fitto di insidie in cui i figli di Israele errano (nel duplice senso del termine) per quaranta, lunghi anni. Sono pagine ricche di eventi, in vertiginosa oscillazione tra vette e bassure: la montagna in cima alla quale il profeta parla con Dio - e da Lui riceve la Legge - e il fondovalle dove gli ebrei attendono, divisi tra fervorosa attesa e cupo sconforto; la costruzione del Tabernacolo e dell'Arca Santa, suggello del patto tra Dio e il suo popolo, e la trasgressione in cui quest'ultimo puntualmente cade, come nell'emblematico episodio dell'adorazione del Vitello d'Oro. Una dinamica fra meriti e colpe, castighi e retribuzioni scandita da un susseguirsi di immagini nitide, ora struggenti ora crudeli, fino al culmine lacerante della morte del protagonista. Via via privato dal Signore dell'ispirazione profetica e incapace ormai di comprendere le parole della Legge, Mosè cerca almeno di stornare da sé la tremenda condanna di non poter calpestare la Terra Promessa. Invano: la potrà scorgere soltanto di lontano, dalla cima del monte in cui Dio lo porta a morire, ma in quell'istante essa sarà tutta e solo per il suo sguardo.
Fra gli eroi dell'Antico Testamento, Mosè è forse quello che più di tutti ha rappresentato, agli occhi degli uomini di ogni tempo, l'avvolgente complessità e l'inesauribile ricchezza del testo biblico. Protagonista del ciclo narrativo più ampio, personaggio multiforme e contradditorio, diviso fra due terre e due appartenenze, in bilico fra elezione e condanna, Mosè è lo straniero e il liberatore, il taumaturgo e l'inadempiente. Ma soprattutto ha il ruolo supremo di colui che incarna la Legge, e con ciò l'idea stessa di monoteismo.
Lo straordinario racconto di Ginzberg, che attraverso una minuziosa e lunga ricerca sulle fonti dilata lo scarno testo biblico ad affascinante, romanzesca epopea di un popolo millenario, accesa dei colori del mito, prosegue in questo terzo volume con la storia avvincente dei dodici figli di Giacobbe, e con la vicenda umana e sovrumana, tormentata e sublime, di Giobbe. Per la tradizione ebraica questi personaggi (i capostipiti) che con i loro travagli e le loro interminabili peregrinazioni paiono prefigurare il percorso e il destino delle tribù d'Israele, rappresentano dei veri e propri eroi, prodi in guerra e forti nell'animo, protagonisti di favolose imprese che ne esaltano il carattere e la virtù.