La figura del brigante occupa da sempre l'immaginario popolare e ha dato vita a una sterminata letteratura. Nelle zone dell'Alessandrino e del Monferrato si è imposto, in questo particolare genere, un personaggio come Maino della Spinetta, un brigante nativo dell'enclave detta "mandrogno", compresa tra i fiumi Tanaro, Bormida, Scrivia e Orba. Qui, dice un proverbio nostrano, si seminano fagioli e nascono briganti. Quando arrivano in Piemonte i francesi di Napoleone la naturale inclinazione delle popolazioni locali all'aggiramento delle leggi si colora di accesi spiriti antifrancesi e antinapoleonici. È in questo giro di anni che il giovane Maino avvia la sua attività brigantesca diventando, nel giro di un triennio, l'emblema del brigante senza macchia e senza paura. Anche il grande Stendhal manifesta la sua ammirazione per quell'eroe popolare, capace di tenere in scacco per anni le forze dell'ordine. Prima che quella leggenda vada del tutto perduta, insieme al mondo che l'ha custodita e alimentata, l'autore ha pensato bene di raccoglierla, mettendola a confronto con tutti i documenti a disposizione e ricavandone un racconto ancora capace di molta suggestione.
Il libro propone un'avventura narrativa nell'universo pirandelliano. Si dice che uno scrittore è i suoi testi, ma è anche vero che nei testi c'è tutta la persona che scrive, e che vita e opere compongono uno stretto complesso. A metà quindi tra la biografia e l'interpretazione dei testi, la ricostruzione dell'opera di uno scrittore che ha ripetuto più volte che "La vita o si vive o si scrive".
La morte per un colpo di pistola di un noto primario, nello studio di un Dipartimento universitario di psichiatria, porta all'arresto di un collega della vittima, che da sempre gli è stato oppositore. L'arrestato, infatti, incarna un'idea della malattia mentale e della sua cura opposta a quella dell'ucciso, sostenitore convinto della farmacopsichiatria. Rinchiuso nel supercarcere di S. Gabriele, il mite prof. Apfelbaum, innocente, incastrato in quella vicenda per una serie di circostanze sfavorevoli, si arrovella su chi mai possa essere il colpevole di quell'uccisione, ma non riesce a venirne a capo, malgrado tutte le ipotesi avanzate da lui e da altri.
"I venti saggi di questo volume sono introdotti, nella prima parte, da un testo teorico sui rapporti tra psicanalisi e letteratura, corredato da un riferimento ai principali rappresentanti, in Italia, dei metodi critici variamente ispirati alla psicologia del profondo. Questo testo affronta alle radici il problema di quei rapporti e fornisce le motivazioni del mio modo di interpretare i testi letterari. I saggi leopardiani della seconda parte puntualizzano alcuni importanti aspetti del pensiero del poeta (il sentimentale, il religioso) e analizzano testi specifici, arricchendo in tal modo con interpretazioni puntuali il mio libro del 1995, "Leopardi, la malinconia"." (Elio Gioanola)
In questo libro è stato approfondito ed esteso l'approccio interpretativo a partire dall'analisi dei due fondamenti emotivi e intellettivi costituiti dal 'pasticcio' e dalla 'cognizione', disperatamente in conflitto tra loro, con tutto il corredo metaforico che ne discende. Come sappiamo, è lo stesso autore a reputare la propria opera "degna d'analisi psichica". L'autore si è basato sull'indicazione gaddiana e ha condotto l'analisi per gradi successivi risalendo, con la dettagliata scansione in 24 capitoli, la stratificazione delle métaphores obsédantes, nel continuo collegamento tra i livelli del vissuto e le figure del fantasmatico, dalla "cicatrice della nascita" alle più alte invenzioni stilistiche e strutturali.