La prima traduzione italiana di un'opera esegetica fondamentale, soprattutto per il commento dell'inno cristologico. Giovanni Crisostomo è tra i pochi autori d'età patristica ad averci lasciato un corpus omiletico completo di commento a tutte le lettere paoline. All'interno di questo corpus spiccano le sedici omelie che contengono l'esegesi dell'intero testo della lettera ai Filippesi e di cui viene data qui la prima traduzione italiana. Attraverso la consueta raffinatezza stilistica e la grande sensibilità che gli è propria, l'omileta interpreta il testo paolino cogliendone tutti gli spunti utili all'edificazione morale e spirituale della sua comunità, con frequenti e concreti riferimenti alle pratiche, agli usi e costumi dell'epoca.
Nuova traduzione con ampia introduzione e apparato di note. Tra le ricche raccolte omiletiche di Giovanni Crisostomo, quelle sul vangelo di Giovanni - di cui in questo volume si pubblicano le omelie 60-88 - costituiscono un corpus notevole per ampiezza, organicità e sistematicità. Nelle omelie sul vangelo di Giovanni l'autore, attraverso la consueta raffinatezza stilistica e la grande sensibilità, interpreta il testo evidenziandone il fondamentale portato per la definizione della teologia trinitaria, in opposizione alla speculazione ariana. Inoltre coglie tutti gli spunti utili all'edificazione morale e spirituale della propria comunità, con frequenti e concreti riferimenti alle pratiche, agli usi e costumi dell'epoca.
Il volume contiene la traduzione di quattro testi di Giovanni Crisostomo. I primi due sono quanto l'autore ci ha lasciato sulla figura di San Babila: un discorso giovanile, ampio e articolato, sulle vicende del vescovo di Antiochia e poi una breve omelia dedicata al medesimo santo. I toni sono quelli accesi della polemica; il punto di vista è quello sicuro del cristianesimo trionfante. Seguono il breve trattato a Olimpiade e a tutti i fedeli dall'esilio; e la provvidenza di Dio, in cui prendendo spunto dalla propria situazione di dolore e di sofferenza. I due gruppi di testi, pur lontani nel tempo e nell'occasione che li ha ispirati, si relazionano tuttavia con un tema comune: la presenza del male nel mondo.
Quest'opera e un gioiello della letteratura patristica e rispecchia il programma della vita di sacerdote, di oratore sacro e di vescovo di Giovanni Crisostomo.
Nuova traduzione con ampia introduzione e apparato di note. Tra le ricche raccolte omiletiche di Giovanni Crisostomo, quelle sul vangelo di Giovanni - di cui in questo volume si pubblicano le omelie 30-59 - costituiscono un corpus notevole per ampiezza, organicità e sistematicità. Nelle omelie sul vangelo di Giovanni l'autore, attraverso la consueta raffinatezza stilistica e la grande sensibilità, interpreta il testo evidenziandone il fondamentale portato per la definizione della teologia trinitaria, in opposizione alla speculazione ariana. Inoltre coglie tutti gli spunti utili all'edificazione morale e spirituale della propria comunità, con frequenti e concreti riferimenti alle pratiche, agli usi e costumi dell'epoca.
Nuova traduzione con ampia introduzione e apparato di note. Un corpus notevole per ampiezza, organicità e sistematicità in cui l'autore interpreta il testo evidenziandone il fondamentale portato per la definizione della teologia trinitaria, in opposizione alla speculazione ariana. Con frequenti e concreti riferimenti ai costumi dell'epoca utili all'edificazione morale e spirituale della comunità.
Fonte preziosa per la storia della concezione e della liturgia battesimale ad Antiochia, una delle sedi piu illustri della Chiesa orientale, alla fine del IV secolo.
L'VIII e IX Omelia sulla Genesi di Giovanni Crisostomo concentra l'attenzione sulla Parola divina che plasma l'uomo e la donna a immagine e somiglianza di Dio e li pone come custodi e signori del giardino della creazione (cfr Gen 1,26).
Da qui deriva la grande dignità di ogni essere umano, a cui fondamento sta tutto il cammino spirituale. A partire da questa stessa dignità san Giovanni Crisostomo trae anche degli insegnamenti e dei consigli per la morale di tutti i giorni e per le relazioni interpersonali.
La meraviglia del Natale. Il Signore ha reso pura la nostra carne
Il testo tradotto in lingua italiana dell’Omelia sul Natale di San Giovanni Crisostomo.
Contiene le riflessioni del Boccadoro sul Natale e sulla data del Natale. Nella sua argomentazione i due temi si intrecciano e in tal modo la celebrazione della festa viene a rappresentare un’occasione per parlare del mistero dell’incarnazione e reciprocamente, a partire da ciò, egli affronta e approfondisce la questione cronologica della nascita di Cristo.
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L'ospitalità arricchisce chi la pratica. Il ministero dell'accoglienza dello straniero. Con questo titolo, che riassume il senso delle considerazioni di Giovanni Crisostomo sull'episodio di Abramo alle querce di Mamre, viene pubblicata, per la prima volta in italiano, la sezione centrale dell'Omelia 41 sulla genesi. In un'epoca segnata da profonde trasformazioni di ordine politico e sociale, quale è la seconda metà del IV secolo, di fronte alla progressiva intensificazione del fenomeno delle migrazioni dei popoli, Giovanni Crisostomo esorta i propri uditori al superamento della paura dello straniero, richiamando il modello della sollecitudine riservata da Abramo ai tre sconosciuti viandanti. L'omelia, condotta secondo il metodo esegetico dell'interpretazione letterale, offre un tipico esempio delle parentesi moraleggianti del Crisostomo, presentando al contempo le principali linee-guida per l'edificazione di una "spiritualità dell'accoglienza".
Il dolore per la morte di una persona cara è una delle esperienze più decisive nella vita, preludio e anticipo della morte che tutti affronteremo. In Cristo risorto questo male è diventato un passaggio, l’incontro decisivo con Colui che ci ha amati per primo, il Padre delle misericordie. La comunione con Lui, infatti, ci permette di vivere le esperienze della vita quotidiana – con le sue gioie ma anche le fatiche e le tante piccole/grandi morti di ogni giorno – come un incontro con il Signore e con i fratelli e come una palestra per crescere nella capacità di amare gratuitamente. Questo è ciò che realizza lo Spirito santo in noi, se accogliamo docilmente la sua azione. Proprio per questo san Giovanni Crisostomo in questa bellissima omelia, per la prima volta tradotta in italiano, può dire: dov’è Cristo, lì c’è il paradiso.
Si dirige a chi desidera nutrire la propria vita spirituale, ad appassionati di letture patristiche, a coloro che desiderano affrontare nella fede l’esperienza del lutto. Teste semplice accessibile a ogni persona.
Notizie sull’autore:
È un Padre della Chiesa e teologo del IV secolo. È stato Patriarca di Costantinopoli (l’odierna Istanbul, in Turchia). Venne deposto come vescovo della città ed esiliato per l’ostilità di alcuni membri dell’alta società e in particolare della corte imperiale. Severe, infatti, sono le sue omelie contro vizi, le tiepidezze e gli ecclesiastici troppo attaccati alle ricchezze. Il soprannome di Crisostomo, cioè, “bocca d'oro”, gli venne dato per la sua straordinaria eloquenza. È considerato, infatti, uno dei migliori oratori cristiani di tutti i tempi. È sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. In questo volume vengono raccolte tre opere di san Giovanni Crisostomo: L'unità delle nozze; Discorso ad una giovane vedova; Elogio di Massimo (Quali donne bisogna sposare). Di san Giovanni Crisostomo (344 c. - 407) non mi fermo a parlare della vita e delle opere perché rimando ai volumi 7, 22, 24, 31, 35 di questa collana.
Il trattato L'unità delle nozze vuol consigliare le donne che sono state sposate una volta sola a considerare la vedovanza superiore alle seconde nozze: queste ultime sono lecite, sono anzi autorizzate dalla Legge anche se sono la testimonianza «di un animo debole, incline ai piaceri della carne... incapace di concepire alcunché di grande e di eccelso» (2.1). D'altra parte, «il matrimonio non si chiama matrimonio per l'unione carnale — in tal caso anche la fornicazione sarebbe un matrimonio — ma perché la donna sposata ama un solo uomo» (2.2). Le seconde nozze poi recano notevoli situazioni di disagio nell'ambito del nuovo nucleo familiare. Gli stessi legislatori hanno ben compreso questo, donde il motivo di «spogliarle di ogni sfarzo»: il secondo matrimonio «C meritevole di indulgenza ma non di elogi, applausi di corone». Nel Cap. III, il Crisostomo indica quali solfo le «giovani vedove), di cui parla Paolo e alle quali Paolo ordina di risposarsi. Paolo si rivolge non alle giovani vedove che trovano il coraggio di perseverare nella vedovanza, ma a quelle i cui «desideri carnali le distaccano da Cristo» (3.1). Si tratta quindi di una semplice concessione: «per condiscendenza... a causa della vostra incontinenza» (3.2). Sono giovani deboli, non comunque di una «debolezza di natura, ma di volontà», per cui è bene ed è necessario evitare lo scandalo dando così «all'avversario occasione di maldicenza» (3.3): ecco perché Paolo. in fondo, ha prescritto il matrimonio. La vera vedova è colei che si consacra totalmente «alle cose spirituali e celesti, attendendo alle cose del Signore»; è colei che «ha riposto in Dio la sua speranza» (ibid.). Sono appunto questi i concetti-chiave su cui il Crisostomo impernierà l'intera sua discussione e trattazione: sono infatti la chiave di volta interpretativa di tutta la problematica matrimoniale affrontata dal Crisostomo.
A tal proposito, per una più approfondita conoscenza del pensiero crisostomeo in questa materia, oltre ai tre trattati di cui nel presente volume, in particolare sono da leggere per la loro specificità sull'argomento: La verginità, Il matrimonio, Il libello del ripudio.
Ritornando al contenuto del testo, non mancano obiezioni alla vedovanza: l'amministrazione dei beni, ad esempio, rischia fortemente di rovesciarsi, senza la presenza di un uomo, del marito. Crisostomo dimostra (Cap. IV) che le donne sanno amministrare altrettanto bene che gli uomini il loro patrimonio. Infatti, compito della donna non e acquistare i beni — questo è proprio del marito — ma di conservarli.