Pedinare, raccogliere indizi, confrontare le prove. E poi spaccarsi la testa su un caso fino all'alba, quando gli occhi bruciano e la schiena fa male. Non sono scene da thriller, ma pagine appassionate dell'autobiografia di Michele Giuttari, racconto fedele e spietato di un trentennio del nostro Paese e del vero lavoro di un poliziotto: una strada difficile, punteggiata di lotte e momenti bui ma anche di gioie e grandi soddisfazioni. Tutto comincia nel 1978 in Sardegna, tra "disamistade" e sequestri, per poi arrivare alla Calabria, dove Giuttari ha affinato le sue capacità investigative tra omertà e minacce, 'ndrangheta e rapimenti. Fino al periodo toscano, macchiato del sangue delle vittime del Mostro di Firenze. Sono storie di terrore collettivo, quelle su Pacciani e i "compagni di merende". Eventi incomprensibili ai quali Giuttari ha provato a dare un senso, a muso duro contro ricostruzioni utilitaristiche e punti di vista talvolta discutibili dello Stato e delle forze dell'ordine; opponendosi alla "pista sarda" e all'ipotesi del serial killer solitario, ripartendo ogni giorno da capo per trovare una logica in un racconto sfilacciato e chiamando in causa personaggi intoccabili, troppo scomodi per un Paese che ha preferito accontentarsi di una mezza verità piuttosto che rompere equilibri di facciata. Ma Giuttari, rigoroso e caparbio, non ha mai smesso di credere negli uomini e nello Stato, e ha scelto di confessare tutto, raccontando la sua storia senza omettere nulla...
Rabbia, vendetta, delirio. Nel buio della sua cella fetida, il serial killer Daniele De Robertis può solo immaginare la propria vita al di là delle sbarre. Ha troppi conti in sospeso con il mondo. L'omicidio del gemello Leonardo. L'odio cieco verso Sir George Holley. La fame sessuale che incendia le sue fantasie notturne. Il sogno diventa realtà quando riesce a evadere e a far perdere ogni traccia di sé. Nello stesso momento, comincia per il commissario Ferrara il peggiore degli incubi, quando un avvocato di grido e la moglie vengono uccisi nell'oasi da cartolina del borgo Bellavista, nelle campagne toscane. È l'inizio della fine: al primo sopralluogo, gli agenti della Mobile trovano nella casa delle vittime nove fotografie agghiaccianti, vere e proprie istantanee di morte di alcune donne immolate sull'altare di un dio sbagliato. Da un giorno all'altro, tutto il Male sepolto solo pochi mesi prima negli inferi di Firenze torna in superficie con una forza inarrestabile. Sulle tracce del fuggitivo, l'indagine costringerà Ferrara a scavare tra i segreti di personaggi illustri e intoccabili, in una spirale di ossessioni e violenza - nel segno di una misteriosa Rosa Nera - che in Italia ha soltanto il suo epicentro.
Gli incubi peggiori nascono dal buio, come flash improvvisi, per spegnersi alle prime luci dell'alba. Alcuni però non svaniscono al risveglio e diventano ossessioni che ci seguono ovunque. Il commissario Ferrara con quel buio profondo è abituato a convivere. All'inizio dell'estate del 2004 Firenze è soffocata dal terrore suscitato dagli agghiaccianti omicidi del serial killer Leonardo Berghoff. Ma la sua morte sembra portare una ventata d'aria fresca in una città che ormai tutti credevano maledetta. Quando vengono trovati i corpi del senatore Enrico Costanza e del suo maggiordomo, barbaramente trucidati, Ferrara capisce che la partita non è chiusa. La mano ora è un'altra, le modalità sembrano diverse, ma il sangue riprende a scorrere sull'Arno mentre, dagli inferi della città, la misteriosa loggia massonica della Rosa Nera continua a tessere la propria terribile ragnatela. Le ricerche si complicano, abbandonando la polizia in un labirinto di ipotesi senza uscita. Non solo perché chi muove i fili da dietro le quinte non ha intenzione di fermarsi. Ma soprattutto perché Ferrara, seguendo le tracce di Angelica, una donna misteriosa che ha troppo da nascondere, si è ritrovato faccia a faccia con una realtà al di là della sua immaginazione.
La morte per overdose di una minorenne, di cui la polizia non riesce a stabilire l'identità, si intreccia con la scomparsa di Massimo Verga, il libraio amico del commissario Ferrara, coinvolto in un caso di omicidio in Versilia. Il capo della mobile di Firenze deve districarsi tra le due indagini, che lo portano a misurarsi con due realtà altrettanto micidiali: il diffondersi della droga a Firenze e l'espandersi subdolo e irrefrenabile delle mafie su tutto il territorio toscano. In un crescendo di tensione e colpi di scena, Ferrara dovrà imporre le sue scelte a dispetto delle incomprensioni e delle manovre di oscuri burattinai che tentano in ogni modo di ostacolare le indagini.
Una Firenze indifferente e crudele che nasconde il segreto di atroci violenze; il capo della Mobile, Michele Ferrara, perseguitato da misteriose lettere minatorie; un giovane sacerdote e un giovane giornalista americano che, oltre alla bellezza, hanno qualcosa in comune; due giovani donne legate da un'amicizia morbosa; una catena di delitti efferati apparentemente opera di un maniaco; cadaveri sulle cui carni il coltello del killer ha disegnato alcune lettere dell'alfabeto che formano un messaggio di morte; un'abbazia sperduta nei boschi del Casentino dove l'enigma troverà la sua tragica soluzione... Un thriller crudo, violento, la prima opera narrativa di Michele Giuttari che dal 1995 al maggio del 2003 è stato capo della Squadra Mobile di Firenze.