La tematica dei cinque sensi diventa propedeutica per la comprensione della nostra storia, in quanto la loro rappresentazione può costituire un tramite per comprendere meglio le disposizioni morali che caratterizzano modalità diverse di approccio al paziente e le loro evoluzioni nel corso del tempo. Si è voluto riflettere a più voci sul possibile ruolo dei sensi come fondamento e base della cura e della pratica clinica stessa. Si è cercato di comprendere quali intrecci e quali riflessi generano nell'arte della cura, lo sguardo, la vista, l'ascolto, le diverse forme del toccare e del contatto corporeo, il gusto e l'olfatto. Parlare dei sensi nella cura è parlare della presenza sensibile e dell'indecifrabilità dell'uomo, che si potrebbe anche considerare come un modo di pensare, in uno stile diverso, la stessa «condition humaine». Qui sta la genesi della storia di questo libro, vale a dire, come un ritorno ai sensi può aprire nuove idee (anzi, questo è troppo limitato al senso della vista!) a nuove percezioni per la riflessione e nuovi significati bioetici. Sembra spiacevole, infatti, che la bioetica di oggi sia una bioetica dei principi e una bioetica delle frontiere (sia ai margini della vita umana, ma anche rispetto alle nuove biotecnologie), piuttosto che una bioetica della vita. Parafrasando Serres, si potrebbe dire che la bioetica odierna «non ha il senso dell'olfatto, e niente gusto». Da ciò l'importanza per l'esercizio della pratica clinica, di una riflessione sui cinque sensi.
Igino Righetti (1904-1939) è stato un protagonista della storia del cattolicesimo italiano del Novecento ma è rimasto quasi sconosciuto al grande pubblico. A fianco di Giovanni Battista Montini, contribuì in modo decisivo all'educazione dei giovani della Fuci, fondò il Movimento Laureati di Azione Cattolica, propiziò e animò numerose e rilevanti iniziative culturali. Negli anni del fascismo, la sua passione civile, animata da un'intensa fede, orientò la formazione delle coscienze democratiche di una generazione. I saggi raccolti in questo volume offrono nuovi approfondimenti sul suo breve ma affascinante itinerario biografico e intellettuale e suggeriscono originali piste di riflessione storica sul contesto civile ed ecclesiale nel quale egli operò con sorprendente e feconda lungimiranza. Con un messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
M. Cangiotti, Necessità e limiti della mediazione. Prospettive: M. Ferraris, Realismo positivo. L'invito che ci viene dal mondo D. Marconi, Genealogia del nuovo realismo F. Botturi, Realismo morale P. Pagani, Phainesthai. Note su essere e pensiero V. Fano - S. Matera, Realismo scientifico e vincolo fenomenologico M. Alai, Realismo, idealismo e agnosticismo. Una prospettiva epistemologica P. De Vitiis, Nuovo realismo ed ermeneutica M. Giuliani, Il realismo rabbinico C. Dotolo, Rivelazione e realtà C. Zuccaro, Può la teologia morale non essere realista? Figure e confronti: E. Baccarini, La questione dell'oggetto nella fenomenologia G. D'Anna, Nicolai Hartmann. Realismi e ontologia L. Grion, La critica di Bontadini al new realism anglo-americano S. Bignotti, Realismo e idealismo in Emanuele Severino. Un'identità problematica G. Cotta, La realtà dell'altro. Individualismo, relazionismo e relazionalità Materiali: T.W. Adorno, Kant: due concetti di cosa (a cura di I. Bertoletti) P. Aubenque, Relatività o aporeticità dell'ontologia? Da Quine ad Aristotele (tr. di I. Bertoletti).
Sezione monografica: P. Grassi, Introduzione; B. Forte, Pensare dopo Mancini; A. Aguti, L'ultimo Dio. Note sul confronto di Mancini con Martin Heidegger; D. Scalzo, La penultima parola. Heidegger nel Frammento su Dio di Mancini; M. Bozzetti, Hölderlin nei doppi pensieri; E. Cecchi, Mancini lettore di Rosmini; C. Vigna, Un maestro, vent'anni dopo; A. Di Caro, La logica dei doppi pensieri; M. Cangiotti, Ethos/popolo. La filosofia politica di Mancini fra Aristotele, Agostino e Paolo; E. Moroni, Per un'assiologia giuridica e politica; M. Cascavilla, Italo Mancini e il decisionismo di Carl Schmitt; G. Crinella, Il confronto critico con la teoria giuridica di Hans Kelsen.