Maturo è meglio di immaturo. Sembra un'affermazione ovvia e comunque necessaria se applicata all'umanità di un prete. Nel concreto, tuttavia, parlare di maturità comporta almeno un problema: non si sa bene in che cosa esattamente consista. Nel senso comune, il termine viene associato alla corrispondenza fra età anagrafica ed età psicologica: può ritenersi matura una persona che si comporta secondo i modi propri dell'età che ha, definizione che coinvolge anche aspetti culturali e solleva interrogativi sul peso della "normalità" e delle convenzioni sociali. Il Vangelo non chiede ai cristiani la maturità, ma la santità. E non si tratta della stessa cosa se anche tra gli apostoli e i molti santi di ieri e di oggi non sono mancate figure dalla psicologia "bizzarra" e tuttavia capaci di offrire con la loro vita un bagliore della perfezione evangelica. Gesù, oltretutto, ha espressamente e insistentemente rivolto l'invito a diventare come bambini. Slogan ad effetto oppure richiesta reale, ma non scontata, di allargare gli spazi della propria immaturità così da renderli luoghi dello Spirito? Ma in che modo? Un sacerdote-psicologo suggerisce alcune risposte, indagando luoghi di possibile immaturità che fanno parte della vita di un prete: la preghiera, la tentazione, l'inquietudine, la visione, la perversione, la bellezza, la trasgressione, l'appartenenza, la solitudine, la presidenza.
Descrizione dell'opera
Coloro che operano nel concreto della pratica pastorale, dall’accompagnamento alla direzione spirituale, dalla confessione alla semplice chiacchierata sul piazzale della chiesa, non avendo competenze specifiche di psicologia chiedono con insistenza strumenti per poter svolgere in maniera adeguata il loro impegnativo compito. Il dibattito sul rapporto della teologia con le cosiddette scienze umane sembra viceversa piuttosto concentrato sulla delimitazione dei saperi, al fine di evitare indebite commistioni.
L’autore rileva tuttavia che, di fatto, nella vita psicologia e spiritualità vengono consegnate insieme, nell’esperienza unica, originale, di ogni singolo credente. Egli procede in maniera induttiva, mostrando come sia decisivo ricorrere agli strumenti offerti dalle diverse teorie, segnalando allo stesso tempo le loro insufficienze di fronte alla complessità della realtà. Il suo scritto prende le mosse dall’unità del credente, mettendo a fuoco il rapporto «uno a uno», senza entrare per questo in contraddizione con gli apporti di un approccio allargato.
Sommario
Prefazione (L. Bressan). Introduzione. I. Psicologia e pastorale. 1. Oltre le parole. 2. Spiritualismo e psicologismo. 3. Alcune questioni fondamentali. II. La personalità. 4. Dentro una situazione. 5. I meccanismi della difesa. 6. La psicodinamica. III. La relazione. 7. Limiti e risorse di una prospettiva psicologico-individuale. 8. Le prime fasi dello sviluppo: alcune implicazioni. 9. Indicazioni per la relazione pastorale. IV. L’intervento. 10. Intersoggettività e sviluppo. 11. Intuizione vocazionale e accompagnamento. Riferimenti bibliografici.
Note sull'autore
Stefano Guarinelli, nato a Milano nel 1960, si è laureato in ingegneria presso il Politecnico di Milano. Ordinato sacerdote nel 1993, si è licenziato in psicologia e in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e specializzato in psicoterapia presso la Scuola Adleriana di Torino. Insegna psicologia pastorale presso il seminario di Milano, psicologia dello sviluppo presso l’Istituto Superiore per Formatori, psicopatologia presso la Escuela de Formadores di Salamanca. È responsabile dell’équipe di consulenza psicologica del seminario di Milano. Ha curato, con A. Manenti e H. Zollner, il volume Persona e Formazione. Riflessioni per la pratica educativa e psicoterapeutica (EDB, Bologna 2007); è coordinatore di redazione della rivista Tredimensioni. Psicologia, spiritualità, formazione (Àncora).