"Dio è presente ovunque sulla terra, e specialmente, con la sua grazia, nei cuori miti e umili. Poiché è l'Altissimo, Egli e anche l'Infinitamente Basso. Poiché è il Trascendente, Egli è anche l'Onnipresente. Gli umili e i docili sanno che Egli fa sì che tutto concorra al loro Bene, che il sassolino nella scarpa, la pozzanghera, lo scoglio e il pantano sono, per così dire, l'anticamera della sua santa Dimora. Perciò si abbandonano alla sua Volontà. E, dove questa Volontà si compie, noi viviamo sulla terra come fossimo in ciclo." (Fabrice Hadjadi)
La nozione di gloria, essenziale alla rivelazione biblica più ancora che alla ragione pagana, è stata spesso trascurata a profitto di un'umiltà che sembra convenire più ai pusillanimi che non ai magnanimi. In queste pagine Fabrice Hadjadj cerca di ripensarla, muovendosi allegramente dalla gloria di Dio a quella del sasso, del pavone o della civetta, passando senza vergogna attraverso la sua personale gloria.
¿Aspira usted a alcanzar el éxito en su vida? Desgraciadamente, puede que lo consiga y, así, más dura será su caída: la hora postrera vendrá a robarle la posición adquirida con tanto esfuerzo. Pero si escudriña usted su corazón, si recuerda sus sueños infantiles, reconocerá que, aunque quieran convencerlo de otra cosa, lo que busca usted no es la comodidad, sino una existencia heroica: ¡ser un noble caballero, morir por la justicia, dar la vida por los demás! Tenga cuidado. Este libro pretende despertar en usted esa vocación primera. Al contrario que esas guías que proponen recetas para el éxito, Hadjadj ofrece un anti-método para acoger el fracaso y el miedo y para abrirnos a lo que nos supera. Porque una sociedad que huye ante la muerte sólo puede generar una cultura de la muerte. Hemos de elegir entre una liquidación técnica y una vida ofrecida a los demás. Darse la muerte o dar la vida por lo que vale la pena.
Hadjadj nos ofrece una breve guía, ágil, profunda y a la vez desenfadada, que demuestra, a través de José, que la paternidad es la aventura más importante. Ya es hora de desempolvar la imagen. Ya es hora de devolverle su figura humana, porque la santidad no nos aleja de la humanidad: nos compromete con ella. José ya no es un padre ideal: es un padre concreto, superado —como todos los padres de este mundo— por la vida que se entrega a través de él. En doce lecciones que combinan la exégesis bíblica y la experiencia familiar, Fabrice Hadjadj nos ofrece una breve guía, ágil, profunda y a la vez desenfadada, para nuestra época de catástrofes. Se propone dar respuesta a cuestiones prácticas del estilo «¿Cómo cortejar a la Santísima Virgen?» o «¿Cómo hacerse obedecer por Dios sin pegar gritos?». Confía en demostrar, a través de José, que tanto hoy como ayer la paternidad es la aventura más importante y decisiva.
«Vivimos tiempos de crisis», «la crisis se prolonga», son frases que oímos a menudo. Parece estar en crisis la estructura misma de la sociedad, aunque quizá haya sido siempre así...
Sin embargo, la nuestra presenta contornos nuevos, que ponen de manifiesto una amenaza real de exterminio para el ser humano, al menos en el ámbito tecnológico, ecológico y teocrático. Solo cuando algo está a punto de desaparecer comprendemos que es insustituible. ¿Vale la pena, entonces, dar la vida a un mortal? Sobre esta pregunta decisiva se mueve la reflexión inconfundible y paradójica de Hadjadj. En estas lecciones explora varias cuestiones sensibles (la alianza entre progreso y tecnologías, la pornografía, la castidad y el suicidio, la caridad y el sentido de misión), proponiendo una educación abierta a la vida.
Fabrice Hadjadj (Nanterre, Francia, 1971) es filósofo y escritor, de ascendencia judía y católico desde 1998. Actualmente dirige el Instituto Europeo de Estudios Antropológicos Philanthropos de Friburgo. Ha obtenido varios premios de literatura en su país.
Con esta nueva obra, Fabrice Hadjadj rehabilita el concepto de gloria, a menudo vista con recelo por los cristianos que parten de una noción errónea de humildad y que han hecho de ella su virtud principal. ¿Qué quiere el creador para su criatura? Que se reconozca y brille. En estas páginas, Fabrice Hadjadj, célebre escritor y filósofo francés, converso de origen judío y autor de más de treinta libros, reflexiona con gran agudeza y sentido del humor yendo de la gloria de Dios a la de su creación: desde la piedra al pavo real, para acabar hablando sin complejos de nuestra propia gloria. Fabrice Hadjadj (Nanterre, 15 de septiembre de 1971) es un escritor y filósofo francés, director del Instituto Philanthropos (Friburgo, Suiza). Hijo de judíos en su adolescencia y primera juventud, era ateo y anarquista hasta que, en 1998, se convirtió al catolicismo. Su libro Tenga éxito en su muerte, ganó el Grand Prix de literatura católica en 2006. En 2014, Hadjadj fue nombrado miembro del Consejo Pontificio para los Laicos. Autor de más de una treintena de libros, sus principales obras están dedicadas al análisis sobre la tecnología y la corporeidad humana.
Sentiamo ripetere: «Siamo in una situazione di crisi» e «La crisi non accenna a finire». Sembra che in crisi sia la struttura stessa della società. Ma forse la crisi esiste fin dall'origine. Già Esiodo rimpiangeva l'età dell'oro, deplorando la stirpe del ferro della sua epoca. Tuttavia, la nostra crisi presenta tratti nuovi ed estremi che la fanno somigliare a uno stadio terminale in cui l'umano è minacciato di sterminio sotto almeno tre aspetti: tecnologico, ecologico e teocratico. È solo quando qualcosa è sul punto di sparire che ci si rivela nei suoi contorni singolari e con la sua presenza insostituibile. E allora, vale ancora la pena di dare la vita a un mortale? Su tali questioni decisive si muove la riflessione felicemente paradossale di Fabrice Hadjadj: la sua risposta è per un'alleanza di tradizione e modernità, di escatologia e cultura, di lucidità davanti alla morte ed educazione aperta alla vita.
«Che cos’è la verità?» è la domanda che Ponzio Pilato fece a Gesù. La stessa che – nell’ambito di una disputatio tenutasi nella cattedrale di Rouen – è stata posta a due filosofi francesi contemporanei, ben noti anche al pubblico italiano: Fabrice Hadjadj e Fabrice Midal. Partendo da punti di vista radicalmente diversi, entrambi propongono ta. al lettore interessanti spunti di riflessione su una questione che ha attraversato la storia della filosofia, della religione, della letteratura e dell’arte, e che ciascuno è costretto ad affrontare nel corso della vita. Per Midal la ricerca della verità si inscrive nell’ambito del buddhismo, verso cui il filosofo, di origine ebraica, ha da tempo rivolto il suo interesse (ritrovandone echi suggestivi anche in Rilke e in Monet). Per Hadjadj – pure di origine ebraica, ma convertito al cristianesimo – la ricerca della verità si realizza soprattutto nell’incontro con l’Altro, colto nella sua irriducibile diversità e concretezza, di cui la persona di Cristo è l’espressione folgorante e assoluta.
«Per quanto mi riguarda non sono progressista ma neanche declinista. Il mondo è ancora fin troppo bello per me. Un lombrico non smette di stupirmi. E so che nessuna tecnologia mi permetterà mai di comprendere mia moglie, né di amarla di più. La mia resistenza al progressismo procede dal mio accogliere il mondo così com'è dato, con tutto il suo dramma. Non ho ancora imparato a costruire una casa, coltivare un orto, pensare come sant'Agostino, poetare come Dante, perché dovrei gettarmi su un casco con realtà aumentata? Non sono ancora abbastanza umano, perché dovrei cercare di diventare cyborg? Sarebbe, con la scusa di essere all'avanguardia, disertare il mio posto. Chi si meraviglia della nascita di un bambino è poco sensibile alla pubblicità dell'ultimo iPhone. Uno che sa ancora gridare per la nostra salvezza non è abbastanza credulone per votarsi all'intelligenza artificiale. A meno che l'intelligenza artificiale non l'aiuti a gridare di più e a stupirsi del lombrico». Novanta testi brillanti e profondi, in cui Fabrice Hadjadj si interroga sul futuro della nostra umanità sottoposta alla crescente influenza della tecnologia e del consumo. Rifiutando ogni discorso moralistico, attraverso il suo linguaggio festoso trasmette un'irresistibile gioia di vivere, mentre allo stesso tempo chiarisce le basi che ci permettono di rifondare la nostra relazione con l'economia e la politica.
"Non basta più dire come una volta: «Dio si è fatto uomo affinché l'uomo diventi Dio» - occorre aggiungere che Dio si è fatto uomo perché l'uomo resti umano, e che essendo divinizzato, sia sempre più umano ancora". "L'ultima lezione del Verbo incarnato è stata di rifare gesti semplici e con ciò insegnare ai discepoli a non vedere più lui, ma a vedere ogni cosa in lui, e riconoscere la sua gloria ovunque affiori nel quotidiano".
Sembra più facile appassionarsi alla lettura dell'Inferno di Dante che a quella del Paradiso, che può apparire come un nulla immacolato. Ma il Paradiso dantesco è più variato e violento dell'Inferno. Lì, Beatrice dichiara al poeta: "S'io ridessi tu ti faresti di cenere". Ecco perché mettiamo il Paradiso alla porta: temiamo la sua gioia esigente. E allora ci fabbrichiamo un piccolo paradiso artificiale, rassicurante: un inferno molto rispettabile. Certo, non si tratta di fuggire verso un altro mondo immaginario né di regredire verso il paradiso terrestre della Genesi, che, lo sappiamo, è definitivamente perduto. Alla nozione di un aldilà opponiamo a buon diritto l'esigenza di vivere hic et nunc. Ma non riusciamo mai a essere veramente qui, adesso. Ed è a questo punto che il vero paradiso rivela il suo paradosso e si difende dalle sue parodie: non è evasione verso un altrove, ma grazia lacerante di essere infine presenti a tutti e a ciascuno, in un'apertura sinfonica, una creatività corale. Questo libro è un invito a percorrere un itinerario attraverso la filosofia, la teologia e le arti - da Nietzsche a san Tommaso, da Baudelaire e Proust a Bernini, da Sade a Mozart - per accostarsi a ciò che il paradiso ha di più terribile e di più bello: la ferita della sua beatitudine. Non si tratta di una consolazione, ma di una convocazione a quella gioia che deve farci perdere ogni contegno - come un clown - e distruggere ogni contentamento - come un fiume...