Questo corso, tenuto a Marburg nel semestre invernale 1925-26, è una tappa importante sul cammino che porta a Essere e tempo perché per la prima volta l'interlocutore dell'atteggiamento fenomenologico adottato da Heidegger non è più un pensatore antico: verso la metà del corso Aristotele è abbandonato a favore di Kant. La verità che alla logica è chiesto di cercare, il più delle volte, resta nascosta. La verità stessa è affidata a un logos preliminare, mentre le vie traverse della "rappresentazione" sembrano piegare in direzioni diverse. La logica può procedere in modo filosofico ed essere davvero philosophierende Logik solo se cerca di accedere alle "cose stesse". Così, le strutture fondamentali dell'esistenza umana, intese come essere-nel-mondo, sono indagate per cogliere i momenti cruciali in cui la tradizione filosofica finisce per separare il pensiero dalla realtà, senza mai tematizzare quel che ne sta alla base. La scoperta kantiana del nesso di "io penso" e "tempo" diventa la chiave di volta della storia del pensiero. La funzione assegnata al tempo nella determinazione kantiana di una logica trascendentale ha dunque portato l'attenzione sulla ristrettezza del limite tradizionalmente assegnato alla logica e ha spinto a vedere in "ciò che è logico" un comportamento umano che il tempo può mutare.
L'Introduzione alla metafisica ha una posizione centrale nello svolgimento del pensiero di Heidegger, giacché è il primo documento ampio e organico della "svolta" seguita a Essere e tempo e riprende e sviluppa quel compito di una "distruzione della storia dell'ontologia" di cui Essere e tempo aveva parlato. E proprio nello sforzo di recuperare i termini originari del problema dell'essere di là dal suo presentarsi in formule cristallizzate, solo apparentemente "ovvie", Heidegger incontra in tutta la sua portata l'importanza del linguaggio, che costituisce il tema essenziale delle sue opere più recenti. Questo testo ha dunque l'intento di rimettere in questione le categorie base che da secoli costituiscono lo sfondo comune della filosofia occidentale partendo dalla stessa grammatica ed etimologia della parola "essere". La storia di questa parola, lungi dall'essere solo un campo di indagini specialistiche senza effettivi riflessi pratici, coincide per Heidegger con il destino stesso del nostro mondo, quello della "civiltà occidentale" allargatasi ormai a coprire l'intero pianeta. Un'opera decisiva per la comprensione del significato del pensiero heideggeriano e, in generale, degli sviluppi ontologici dell'esistenzialismo.
Questo corso di lezioni, tenuto da Heidegger nel semestre invernale 1925-26 a Marburgo, è legato come gli altri corsi da lui tenuti in quegli anni, all'atmosfera di "Essere e tempo", un'atmosfera husserliana nella quale è già avvenuto qualcosa di non più husserliano. La critica ha ampiamente illustrato, proprio tenendo conto della pubblicazione di tali corsi, in che senso Heidegger si muova ancora all'interno della fenomenologia husserliana pur essendone ormai sostanzialmente fuori. Le tematiche esistenziali maturano sul terreno stesso della fenomenologia. Non c'è, quindi, una contrapposizione netta fra uno Heidegger fenomenologo e uno Heidegger esistenzialista.