Il volume nasce dalla missione della Comunità di Sant'Egidio per il dialogo fra le diverse religioni e confessioni, fra credenti e non credenti, e dalla sua attenzione alla storia delle radici cristiane in Medio Oriente dal tempo apostolico. Una presenza oggi sempre più problematica, di qui l'incidenza dell'emigrazione: lasciare il paese d'origine per trovare un futuro altrove. Un fenomeno che non riguarda soltanto i cristiani, in condizione di pericolo permanente e non, ma tutto il mondo arabo. E se invece il loro futuro fosse lì? Che apporto può offrire in questo senso il cristianesimo? Esso stesso deve meditare sul rischio di chiudersi alle sfide del presente, collaborando a diffondere un senso di rispetto della diversità. Una scommessa che coinvolge ogni ignoranza, per il suo valore nell'equilibrio di una società che condivide la volontà di arginare i fondamentalismi. Il confronto tra autorevoli personalità musulmane e cristiane sulla più urgente attualità mediorientale e sul suo destino ne evidenzia la peculiare identità: per a rara, e storicamente data, densità multietnica e multireligiosa il Medio Oriente potrà diventare un modello di convivenza, nelle diverse fedi, per il mondo intero, se solo ccetta a sfida di ripensare se stesso come bacino di coltura di un pluralismo reale.
Vittorio Ianari studioso dei rapporti tra mondo arabo-islamico e Occidente, ha insegnato all'Università Lateranense e Urbaniana ed è stato responsabile dell'Ufficio per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana. Tra le sue pubblicazioni: Chiesa, cloni e islam (Torino 1995) e lo stivale nel mare. Italia, Mediterraneo e islam: alle origini di una politica (Milano 2006).
Le radici della politica italiana verso i paesi arabi affondano lontano nel tempo. Dalla presenza di colonie italiane nel Mediterraneo, all'attività dei missionari alle ambizioni imperiali, l'atteggiamento dell'Italia nei confronti della realtà islamica nel "suo" mare si è trasformato nel tempo senza mutare però nella sostanza. Questo libro risale alle origini e spiega che cosa è successo all'inizio del Novecento.
La violenza è un male antico, ma cambia nei secoli. La violenza è una storia e ha una storia in cui i violenti ritornano alle religioni per sacralizzare il loro operato. Tuttavia, non si tratta di teologia. Si farebbe un errore se si riducesse il problema della violenza a una questione teologica. Nessuna religione è immune dalla violenza, tutte ne sono interpellate o tentate. In questo libro importanti esponenti delle religioni mondiali vogliono raccogliere la sfida che la violenza pone alle tradizioni religiose, ricercando nel proprio patrimonio le ragioni della pace da opporre alla violenza. Gli autori sono convinti che le religioni possano liberare il mondo dalla violenza, anzitutto liberando se stesse da ogni atteggiamento di violenza o sopraffazione. Il volume raccoglie i contributi del cardinale Walter Kasper, del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, dello scrittore indiano Sudheendra Kulkarni, del giudice della corte suprema del Pakistan Muhammad Khalid Ma'sud, dell'arcivescovo siro-ortodosso dalla Siria Dionisius Jean Kawak, dello studioso francese Olivier Roy, di Andrea Riccardi ed altri autorevoli autori.