I rapporti tra il Vaticano e il fascismo sono da sempre oggetto di controversia. Da una parte quanti sostengono che la Chiesa sia stata una ferma oppositrice del Duce, dall'altra quanti ritengono che invece lo abbia appoggiato in materia determinante. Dopo l'apertura, nel 2006, degli Archivi vaticani, nuovi documenti permettono di approfondire il dipanarsi delle relazioni tra Pio XI e Benito Mussolini. Spie, traditori, carte segrete e scandali taciuti rivelano una storia di opportunismi, di interessi talvolta convergenti - a partire dalla comune lotta contro il comunismo - ma anche di riluttanze, insofferenze e duelli all'arma bianca. Mussolini aveva bisogno del Papa per far dimenticare il proprio passato anticlericale e guadagnare il consenso in un Paese cattolico, il Papa, per parte sua, intendeva restaurare i privilegi perduti del clero e cullava il sogno di uno Stato confessionale. Ma con lo stringersi dell'alleanza tra Mussolini e Hitler, le perplessità di Pio XI si faranno sempre più serie e la sua disponibilità verso il regime vacillerà ogni giorno di più. La visita trionfale del Führer a Roma e le successive esternazioni del Duce sulla superiorità e la purezza della razza italiana lo fecero inorridire. Allora decise di scrivere un discorso, per denunciare l'intollerabile abbraccio del razzismo nazista: avrebbe dovuto tenerlo a tutti i vescovi d'Italia l'11 febbraio 1939, ma il giorno prima morirà e tutte le copie di quel discorso saranno fatte scomparire.
Bologna 1886. Amalia Bagnacavalli è una giovane contadina nata e cresciuta a Vergato, un paesino dell’Appennino che da secoli vive di poca agricoltura e molti sacrifici. Per far fronte alle ristrettezze in cui versa la famiglia, decide di prendere a balia un orfanello dall’Ospedale degli esposti. Ma il viaggio nella città, ancora gravata da un retaggio medievale, segna l’inizio delle sue vicissitudini: dalla bambina che le assegnano — sguardo opaco, petto scavato e corpicino deforme — contrae la sifi lide, della quale faranno le spese anche il marito e la fi glia. Invece di rassegnarsi all’ingiustizia, Amalia si rivolge ad Augusto Barbieri, un giovane e ambizioso avvocato, che accetta di intentare causa al potentissimo corpo amministrativo centrale degli ospedali di Bologna e al suo presidente, il conte Isolani. Un’avventura più pericolosa di quanto una popolana analfabeta possa immaginare, che la porterà a fare i conti con un mondo più grande di lei e con la disonestà degli uomini, mentre la malattia divora il suo corpo e la sua famiglia. Frutto di un paziente lavoro di scavo negli archivi e di una felice vena narrativa, La sfi da di Amalia ricostruisce con rigore e partecipazione le vicende dei protagonisti e il lungo iter processuale, riportando alla luce una storia sorprendentemente attuale. Che vede Amalia, eroina moderna, sovvertire la condanna atavica alla sopportazione e dare voce a quell’oppresso e povero mondo delle campagne che, alleandosi alla nascente borghesia cittadina, si lancia all’attacco dell’antica aristocrazia. Una storia che è anche il ritratto di una società in trasformazione, già proiettata verso la voglia di riscatto che animerà le lotte di classe del Novecento.
La sera del 23 giugno 1858 a Bologna la polizia bussò alla porta della casa di Momolo Mortara, rispettato mercante ebreo. Lo scopo: farsi consegnare il figlio Edgardo di sei anni. Il motivo: all'Inquisitore di Bologna risultava che il bambino fosse stato segretamente battezzato e la legge dello Stato pontificio non tollerava che un bambino cristiano crescesse all'interno di una famiglia ebrea. Tra le proteste della famiglia, Edgardo iniziò un lungo viaggio verso Roma per diventare un buon cattolico. Ma la vicenda (e il suo seguito) non riguardò solo la famiglia Mortara. Mobilitò l'opinione pubblica liberale, indignò le comunità ebrariche, provocò l'entrata in scena del papa Pio IX stesso e finì per influenzare addirittura la storia d'Italia...