Franco La Cecla svela in questo saggio, qui presentato in una nuova edizione, quanto positiva sia stata la funzione del malinteso nella storia dell'umanità, dove esso ha preso di volta in volta un aspetto differente, per manifestarsi come un formidabile strumento di tolleranza e convivenza tra persone e culture troppo diverse per capirsi. La storia dell'uso "felice" del malinteso mette in dubbio il trionfalismo dell'impero della comunicazione globale e il mito falsamente egualitario dell'integrazione a tutti i costi dell'estraneo e del diverso.
Tracciando confini, separando lo spazio 'addomesticato' da quello selvaggio, edificando villaggi e città, gli uomini hanno da sempre orientato se stessi e l'intero universo. Oggi, invece, parlare di insediamenti umani e di 'perdersi' implica dare testimonianza dello sconquasso del mondo dovuto a sempre maggiori situazioni di diaspora e di emigrazione e al costituirsi di forme di cittadinanza nuove. Un libro originale e sorprendente che, come scrive Gianni Vattimo nella prefazione, "muovendo da una riflessione essenzialmente antropologica e 'scientifico-positiva', ritrova la tematica centrale della filosofia contemporanea".